Natale

Oggi più che mai… è già Natale

Presepe

Cosa sarebbe il mondo senza la luce di Betlemme? Cosa sarebbe il mondo senza il Bambino, senza i bambini? C’è stato chi ha provato e prova a toglierci questa ricchezza, ma nonostante tutto, Gesù è nato ancora. Auguri a tutti!

In questi ultimi giorni ho avuto l’occasione di ascoltare il Vescovo della mia diocesi per uno speciale incontro con la stampa locale. Le sue parole mi sono rimaste sulla pelle forse anche più degli anni trascorsi, quando, prima della pandemia, momenti come questo erano scontati, normali, di quella ruotine a cui quasi non fai più caso.

“Ciascuno di noi deve trovare il suo posto nel presepe” ha detto mons. Giuseppe Giudice, vescovo della diocesi di Nocera Inferiore-Sarno. Non ho fatto in tempo a domandarmi quale fosse il mio e a quale distanza dalla mangiatoia, che il Vescovo ha aggiunto: “Dio si è incarnato in un Bambino… sarà proprio una Bambino a guidare la storia”. Un Bambino, niente di più, forse perché non esiste niente di più potente al mondo: ti danno tutto e allo stesso tempo ti chiedono tutto perché incarnano il tutto del mondo, della storia e dell’umanità. Prima di andare via dal palazzo vescovile mi sono soffermata a guardare le opere d’arte. Le riproduzioni fedeli di alcune tele di Caravaggio, quei contrasti di luci e ombre in cui si gioca l’esistenza della nostra umanità e poi… il mio sguardo si è fermato sulla culla dove troneggiava il Bambino per eccellenza. Quello che ricorda al mondo come dovrebbe essere un uomo, che lo riproduce in tutta la sua autentica, originaria perfezione: innocenza, pudore, tenerezza… bontà.

Cosa sarebbe il mondo senza la luce di Betlemme? Cosa sarebbe il mondo senza il Bambino, senza i bambini? Una ventata di tristezza ha adombrato all’improvviso la luminosità del Natale e per un attimo mi sono ritrovata nelle tele di Caravaggio in quelle riproduzioni fedeli dei vicoli di Napoli, la mia carissima patria, tanto amata anche dal Merisi. Quelle stradine strette e buie in cui l’uomo lotta, soffre e spera in una mistura tragica e poetica di sacro e profano che mi sono apparse come la rappresentazione dell’anima. E lì mi è parso di sentire l’urlo silenzioso dei bambini abortiti, il cuore piagato delle madri sole, il grido disperato dell’umanità che ha nostalgia di Dio e chiede solo di potersi ricongiungere a Lui.

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La riproduzione delle Sette opere della misericordia e poi la Crocifissione di Pietro, quadri così spirituali nella loro intensa e drammatica narrazione della creatura che cerca il Creatore in maniera disperata e audace. Eppure non c’è bisogno di guardare lontano, in fondo è Dio che viene a visitarci, lo fa ogni giorno, attraverso i bambini come quella notte a Betlemme. I bambini, anche quelli che spesso, sempre più spesso, noi rifiutiamo giustificando quest’abominio con la stessa sottile, maliziosa e strategica intelligenza con cui rifiutiamo sempre più apertamente il Natale. Quest’anno c’è stato chi ha provato a sottrarre a questa festa la sua identità cristiana come c’è chi, ogni giorno, prova a sottrare all’uomo la sua identità creaturale, la sua somiglianza con Dio. Un tentativo, tuttavia, clamorosamente fallito, ma solo per il momento! Non c’è da cantare vittoria. Ci riproveranno, e noi ci alzeremo e continueremo ad opporre una sola arma: il sorriso luminoso del Bambino. Non esiste Natale senza di Lui. Non ci sarebbe ragione di festeggiare senza la magia del presepe e il racconto mitico di quella notte incantata in cui il freddo pungente faceva da contraltare ad un cielo limpido, trapuntato di stelle. Tutta la creazione ha percepito la venuta del Creatore, dalle viscere della terra fino agli estremi confini della luce, tutto ha sussultato ed esultato per la nascita del Cristo. Quella notte è stata una delle più potenti manifestazioni della potenza di Dio, una potenza a cui ogni creatura sarà prima o poi costretta ad inginocchiarsi. Sono i pastori i primi a vederlo, avvolto in fasce in una mangiatoia. Un bambino come tanti altre che apriva le porte della vita a Dio in carne e ossa. E finalmente ecco il mio posto sul presepe, lo vedo con chiarezza nello sguardo del pastore che osserva il neonato con lo stupore di chi non ha mai visto cosa più bella al mondo.

Cosa posso chiedere per questo Natale? La capacità di restare fedele a questa missione, unita al cuore del mio Signore, in ginocchio davanti alla mangiatoia e sempre pronta ad annunciare la sua bellezza eterna, in un canto di lode e di gloria che si unisce a quello della Chiesa in terra e in cielo.

Buon Natale a tutti dalla redazione di Punto Famiglia.




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Ida Giangrande

Ida Giangrande, 1979, è nata a Palestrina (RM) e attualmente vive a Napoli. Sposata e madre di due figlie, è laureata in Lettere Moderne presso l’Università degli Studi di Napoli, Federico II. Ha iniziato a scrivere per il giornale locale del paese in cui vive e attualmente collabora con la rivista Punto Famiglia. Appassionata di storia, letteratura e teatro, è specializzata in Studi Italianistici e Glottodidattici. Ha pubblicato il romanzo Sangue indiano (Edizioni Il Filo, 2010) e Ti ho visto nel buio (Editrice Punto famiglia, 2014).

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