BRICIOLE DI VANGELO

17 Gennaio 2022

Dare tutto e sempre

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 2,18-22)
In quel tempo, i discepoli di Giovanni e i farisei stavano facendo un digiuno. Vennero da Gesù e gli dissero: «Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano, mentre i tuoi discepoli non digiunano?».
Gesù disse loro: «Possono forse digiunare gli invitati a nozze, quando lo sposo è con loro? Finché hanno lo sposo con loro, non possono digiunare. Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora, in quel giorno, digiuneranno.
Nessuno cuce un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio; altrimenti il rattoppo nuovo porta via qualcosa alla stoffa vecchia e lo strappo diventa peggiore. E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherà gli otri, e si perdono vino e otri. Ma vino nuovo in otri nuovi!».

Il commento

Possono forse digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro?” (2,19). In queste parole possiamo individuare l’annuncio che accompagna – e deve sempre accompagnare – l’esperienza di fede. Gesù si presenta come lo sposo di Israele e dichiara che la nuova e definitiva alleanza ha il timbro della nuzialità e dev’essere perciò vissuta nella luce di un amore totalizzante. Quest’immagine ha due volti complementari. Il primo è rassicurante perché annuncia che Dio desidera rivelare e comunicare a tutti il suo amore. Nel Vangelo di Marco non troviamo altri brani in cui risplende l’annuncio nuziale, sappiamo però che tutta la vita di Gesù è sospinta da un amore che troverà il suo sigillo e la sua manifestazione piena nella passione quando consegna se stesso. Chiara Lubich scrive che Dio ci ama al punto da dimenticare di essere Dio: è il grido di Gesù abbandonato (Mc 15,34). A ben vedere si tratta di un annuncio consolante: sappiamo di poter sempre contare sull’amore di Dio. La sua promessa non ha una data di scadenza né prevede rotture. Qualunque cosa accada, Lui resta fedele. 

L’alleanza nuziale suppone sempre due soggetti e chiama in causa anche noi. Vivere la fede come un legame nuziale significa camminare nella via di un amore che si fa dono totale di sé. Amare è la cosa più impegnativa che esista. Con saggezza e realismo Teresa di Lisieux scrive: “Non crediamo di poter amare senza soffrire, senza soffrire molto” (LT 89, 26 aprile 1889). Certo, non possiamo amare con la stessa misura di Dio ma dobbiamo verificare onestamente se ci accontentiamo di osservare alcune regole o desideriamo fare della vita un dono senza riserve. Chi sceglie la prima via si sente a posto, chi s’incammina per la seconda si sente sempre lontano dalla meta. L’amore non ha confini e, quando abbiamo dato tutto, percepiamo di poter dare ancora di più. Accettare di vivere l’alleanza nuziale significa disporsi interiormente a donare tutto e sempre. Vivere così è scomodo ma fa della vita una luminosa avventura.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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Silvio Longobardi

Silvio Longobardi, presbitero della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, è l’ispiratore del movimento ecclesiale Fraternità di Emmaus. Esperto di pastorale familiare, da più di trent’anni accompagna coppie di sposi a vivere in pienezza la loro vocazione. Autore di numerose pubblicazioni di spiritualità coniugale, cura per il magazine Punto Famiglia la rubrica “Corrispondenza familiare”.

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