CORRISPONDENZA FAMILIARE

Quella violenza che non indigna nessuno

17 Gennaio 2022

Se davvero ci sta a cuore la condizione femminile e se davvero vogliamo combattere contro gli abusi sessuali “senza se e senza ma” perché il capitolo drammatico della prostituzione viene costantemente nascosto? 

Milano, notte di Capodanno, tanta gente in piazza e tanti giovani. Alcuni vogliono divertirsi a modo loro, molestando le ragazze. Non m’importa il colore della pelle. La violenza non ha colore e va condannata sempre e comunque. Non si tratta solo di aggressioni a sfondo sessuale ma anche di furti. Un mix che rende più complessa la valutazione. Tutto questo avviene in una pubblica piazza sorvegliata dalla polizia. È una violenza che presenta un volto brutale e sempre più arrogante. Abbiamo diversi e giustificati motivi per essere inquieti. 

In primo luogo occorre prendere coscienza che nelle grandi città ci sono periferie in cui la crescita del disagio genera collera e violenza organizzata. Non tutti vogliono guardare questo fenomeno, alcuni tendono a minimizzare, altri a giustificare. Altri, per motivi opposti, cercano di esasperare la situazione. Il conflitto ideologico impedisce di guardare la realtà con l’onestà intellettuale di chi cerca sempre e solo il bene. Chi ha fatto della politica di immigrazione la bandiera della civiltà, non ha alcun interesse a sottolineare questi eventi, tende a derubricarli come espressione di una minoranza. Chi invece si oppone all’accoglienza indiscriminata di stranieri denuncia il pericolo di una escalation sempre più violenta e incontrollabile. Il muro contro muro non favorisce nessuno né impegna ad affrontare con realismo i problemi che rischiano così di esplodere. L’esperienza delle banlieue parigine dovrebbe insegnare qualcosa. Ed è bene mettere in atto una diversa strategia prima che sia troppo tardi. 

Leggi anche: La violenza sulle donne non è un concetto, vanno tutelate tutte

Non mi pare che la questione sociale sia stata adeguatamente discussa. Il dibattito sugli eventi di Capodanno ha dato quasi tutto lo spazio al tema delle aggressioni sessuali. La lobby femminista ha fatto sentire la sua voce, rivendicando una sorta di monopolio e accusando altri di intervenire solo quando a commettere gli abusi sono immigrati o figli di immigrati. Non dubito che ci sia una lettura strumentale. Purtroppo. È la parte oscura della politica che vede solo ciò che vuol vedere. Chi fa politica si trova in buona compagnia. È la modalità ordinaria della cultura mediatica che amplifica o minimizza i fatti a seconda che siano conformi o meno alla propria visione. L’onestà intellettuale è una cosa sempre più rara in un mondo dove la polarizzazione delle idee è divenuta obbligatoria, come il vaccino. 

L’indignazione di un certo femminismo è tanto scontata quanto patetica. È divenuto troppo facile manifestare riprovazione con le parole più dure per stigmatizzare fatti come questi. I microfoni dei media compiacenti sono a disposizione, la solidarietà assicurata, nessuna domanda scomoda. Ad esempio nessuno che chiede conto al femminismo da salotto perché non tocca mai l’argomento prostituzione. Eppure si tratta di un’altra e più dura forma di violenza contro le donne, quasi tutte costrette a vendere il proprio corpo in condizione di una vera e propria schiavitù. Molte di loro sono immigrate, donne giovani e anche minorenni adescate con facili illusioni e poi condannate ad una vita infame, in balia di criminali senza scrupoli e di uomini affamati di sesso a buon mercato.

Se davvero ci sta a cuore la condizione femminile e se davvero vogliamo combattere contro gli abusi sessuali senza se e senza ma, come oggi si usa dire, senza far sconti a nessuno, perché questo capitolo drammatico delle nostre società viene costantemente tenuto nascosto? Perché il gesto stupido ricevuto da Greta Beccaglia ha mobilitato magistrati e giornalisti e la violenza sessuale quotidiana subita dalle prostitute non indigna nessuno? C’è qualcosa che non va! 

La prostituzione è certamente una realtà complessa ma ben visibile che coinvolge migliaia di donne e centinaia di migliaia di utenti. Parlarne serve a capire quali sono le radici e le ragioni che alimentano questo fenomeno perverso. Vedere le femministe andare sulle strade per incontrare le donne non risolve d’incanto i problemi ma sarebbe pur sempre un segnale per l’opinione pubblica e potrebbe anche smuovere le forze dell’ordine. Il silenzio invece condanna le donne a diventare merce. La loro dignità è così stracciata due volte, dagli schiavisti e dal femminismo da salotto. Andare controcorrente oggi è una necessità, dire cose che nessuno vuole sentire è un dovere civile. Chi ha fede non ha paura perché sa che la verità non è merce di scambio ma la premessa per una vita buona e bella. 




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Silvio Longobardi

Silvio Longobardi, presbitero della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, è l’ispiratore del movimento ecclesiale Fraternità di Emmaus. Esperto di pastorale familiare, da più di trent’anni accompagna coppie di sposi a vivere in pienezza la loro vocazione. Autore di numerose pubblicazioni di spiritualità coniugale, cura per il magazine Punto Famiglia la rubrica “Corrispondenza familiare”.

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