Madre surrogata, “consegna” inavvertitamente suo figlio

utero in affitto

È stata definita la mamma surrogata più prolifica d’Inghilterra. Tredici gravidanze per tredici bambini “consegnati” ai suoi “clienti”. Peccato che fra questi, sia stato dato via “accidentalmente” anche un figlio suo e di suo marito. Errori che possono succedere quando si gioca con la vita.

Inghilterra – Lei si chiama Carole Horlock. Alla veneranda età di 49 anni ha smesso. Di fare cosa? La mamma surrogata. Un’attività a cui si è dedicata a lungo e con tanta premura collezionando una serie di tredici bambini “consegnati” ai più svariati “committenti”. 

Una carriera impeccabile diremmo altrimenti, non fosse per quell’incidente di percorso che, si sa, in cose come questa possono capitare. Tra i tredici bambini c’era un figlio suo e di suo marito, dato via in maniera accidentale

A rivelarlo è stata lei stessa durante il programma televisivo Good Morning Britain. Nel giugno 2004 ha dato alla luce un bambino di 9 libbre e 4 once che credeva fosse stato concepito con il suo ovulo e lo sperma di un suo cliente. Ma colpo di scena: dopo sei settimane, la coppia committente ha fatto un test del DNA e ha scoperto che, sorpresa, il bambino era in realtà il figlio di Horlock e di suo marito Paul.

I due genitori biologici hanno comunque deciso di far adottare il bambino ai clienti sottolineando che si è trattata di una decisione dolorosa. “Questo ragazzino – Ha detto la Horlock – è stato creato accidentalmente con un atto d’amore tra me e il mio partner. Non lo sapevamo quando lo abbiamo consegnato. Ci siamo angosciati su cosa fare, ma alla fine abbiamo deciso di lasciarlo ai clienti”.

La gente ha chiesto: “Come hai potuto dare via questo bambino visto che era tuo?”, ma “molti dei bambini surrogati che ho consegnato erano in parte miei biologicamente. La differenza è che questo era anche di Paul. Non abbiamo mai smesso di pensare a lui. Viviamo nella speranza che sia consapevole di noi e che quando compirà 18 anni voglia vederci”.

Leggi anche: A Parigi una fiera sull’utero in affitto con tanto di formula “soddisfatti o rimborsati” 

A parte la terminologia che parla di bambini “consegnati” come pacchi in spedizione tra “committenti” e “clienti”, e di corpi di donne utilizzati alla stregua della prostituzione, anzi forse una delle forme più subdole e inquietanti di prostituzione. Mi domando cosa ne penserà questo bambino da grande e quali potranno essere le ricadute di una storia come questa sulla sua psiche oltre che sul suo sistema affettivo e valoriale? 

Il fatto che si parli poi di un errore del genere in Tv e con tanto disincanto mi dà la percezione che la maternità surrogata sia già entrata a far parte del costume sociale della nostra epoca. Una prassi accettata anche moralmente se non da tutti, dai più e l’attesa di una legge è solo un protocollo, una specie di pro-forma che tenda a regolarizzare la partica, anzi il mercato perché di questo si tratta. Un mercato che ha fatto degli esseri umani comunissimi prodotti da vendere o scambiare in maniera inavvertita. Mi piacerebbe infatti sapere quanto ha guadagnato la signora Horlock dalla sua intensa attività che, altrove, risulta essere una delle più remunerative.

Secondo la clinica californiana Growing Generations mentre in Russia e Ucraina una madre surrogata può ricevere fino a 15mila euro, in Canada fino a 20mila euro e in Grecia non più di 12mila euro, negli Stati Uniti una madre surrogata guadagna molto di più, circa 70mila dollari, poiché non esiste un limite legale. Una condizione di tutto rispetto che mette gli Stati Uniti ai primi posti della top ten delle mete per il “turismo riproduttivo” nel mondo. Inutile cercare parole per commentare questi dati. Semplicemente non ne sono state umanamente coniate.   




Aiutaci a continuare la nostra missione: contagiare la famiglia della buona notizia

Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).

CONTINUA A LEGGERE



Ida Giangrande

Ida Giangrande, 1979, è nata a Palestrina (RM) e attualmente vive a Napoli. Sposata e madre di due figlie, è laureata in Lettere Moderne presso l’Università degli Studi di Napoli, Federico II. Ha iniziato a scrivere per il giornale locale del paese in cui vive e attualmente collabora con la rivista Punto Famiglia. Appassionata di storia, letteratura e teatro, è specializzata in Studi Italianistici e Glottodidattici. Ha pubblicato il romanzo Sangue indiano (Edizioni Il Filo, 2010) e Ti ho visto nel buio (Editrice Punto famiglia, 2014).

ANNUNCIO

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Per commentare bisogna accettare l'informativa sulla privacy.