25 Gennaio 2022

Sulle spalle delle famiglie italiane

Le scuole sono aperte ma i bambini ci sono? Ad un primo sguardo dalla finestra del mio ufficio, collocata vicino a una scuola primaria e un istituto tecnico superiore, negli orari di arrivo e di uscita, quando il traffico, il vociare dei bambini e il clacson delle auto ti costringevano ad una pausa forzata, direi che a scuola non vanno neanche un terzo degli alunni.

Mio nipote è in Dad, due amici della sua classe sono positivi e lui è in quarantena cautelativa. Viene isolato dal resto della famiglia. Il fratello frequenta un istituto superiore, non è obbligato alla quarantena, tra l’altro è anche vaccinato e va a scuola. Dopo due giorni anche la classe del mio nipote “grande” va in Dad. Intanto mio fratello, vaccinato con il booster deve andare a lavorare. La casa viene divisa in modo da isolare i quarantenati. Per grazia di Dio, direi, e non in tutte le famiglie è così, mia cognata non lavora e può occuparsi degli isolati. Ma il piccolo di nove anni soffre. A lui piace andare a scuola e poi in palestra, a giocare fuori con i cuginetti e i suoi cani. Non possono e non devono lamentarsi, sono già fortunati così.

Ma come fanno le famiglie con più figli e dove entrambi i genitori lavorano? I nonni non si possono coinvolgere perché sarebbe un rischio. Baby-sitter nemmeno, nessuno viene a lavorare in una casa con possibili positivi. Bisogna che l’azienda in cui lavorano i genitori preveda lo smart working altrimenti si è costretti a prendere e consumare le ferie da contratto con il rischio che nel mese di agosto non si possono portare i bambini al mare o comunque dedicarsi a un po’ di vacanza familiare… Insomma il peso maggiore di questa pandemia, dopo due anni, è ancora tutto sulle spalle delle famiglie. E non si vede per ora via d’uscita. 

Si insegue il plateau dell’epidemia. Non si parla più di picco ma i virologi hanno coniato quest’altro termine “plateau” che significa altopiano. Dovremmo attraversarlo entro la fine di febbraio. In mezzo a questo bailamme di definizioni però io vorrei sapere come se la cavano le famiglie più povere, quelle non coperte da alcun contratto lavorativo? Quelle che non si possono permettere di pagare il tampone privato perché le ASL, piene fino all’orlo, non riescono a ottemperare a tutte le richieste? Noi durante le feste di Natale con nostro figlio positivo abbiamo spesso tra tamponi in entrata e in uscita 420 euro. Sono una spesa non irrisoria sul bilancio familiare. Come fanno le famiglie numerose? E perché non si trovano soluzioni idonee per garantire ai bambini di continuare a frequentare la scuola in presenza senza il mostro del Covid sempre in agguato? Non ho risposte e non mi trovo in posti decisionali. So che si fa il possibile per superare l’emergenza ma i media ci riportano sempre e soltanto la stessa soluzione: la vaccinazione. Vorrei ascoltare e leggere più piani di gestione dell’ordinario, per i nostri bambini, per le famiglie più povere, per quell’oggi che è già futuro.


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Giovanna Abbagnara

Giovanna Abbagnara, è sposata con Gerardo dal 1999 e ha un figlio, Luca. Giornalista e scrittrice, dal 2008 è direttore responsabile di Punto Famiglia, rivista di tematiche familiari. Con Editrice Punto Famiglia ha pubblicato: Il mio Giubileo della Misericordia. (2016), Benvenuti a Casa Martin (2017), Abbiamo visto la Mamma del Cielo (2016), Il mio presepe in famiglia (2017), #Trova la perla preziosa (2018), Vivere la Prima Eucaristia in famiglia (2018), La Prima Comunione di nostro figlio (2018), Voi siete l'adesso di Dio (2019), Ai piedi del suo Amore (2020), Le avventure di Emanuele e del suo amico Gesù (2020), In vacanza con Dio (2022).

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