Il Papa: “Giuseppe pregava, lavorava e amava, tre cose belle per i genitori”

San Giuseppe

Pregare, lavorare e amare: ecco l’eredità di San Giuseppe per tutti noi genitori di oggi. A sottolinearlo, in maniera commovente, è stato Papa Francesco, durante l’Udienza generale di ieri. Come non sentirsi interpellati dalle sue parole?

Il Papa ritorna sulla figura di San Giuseppe. È successo durante l’Udienza generale di ieri mercoledì 26 gennaio. “Giuseppe dimostra di saper coltivare il silenzio necessario e, soprattutto, prendere le giuste decisioni davanti alla Parola che il Signore gli rivolge interiormente” ha sottolineato Francesco. 

Stupenda la rassegna dei quattro sogni nei quali il Signore si rivela a Giuseppe e gli indica la via giusta da seguire. Sembra di entrare in una galleria d’arte dove il Santo Padre, con la maestria che solo un Papa può avere, ci guida alla lettura evangelica dei vari quadri. Il primo sogno: l’angelo aiuta Giuseppe a risolvere il dubbio sulla gravidanza della sua sposa, Maria. “Molte volte la vita ci mette davanti a situazioni che non comprendiamo e sembrano senza soluzione. Pregare, in quei momenti, significa lasciare che il Signore ci indichi la cosa giusta da fare”.

Il secondo sogno: la vita del bambino Gesù è in pericolo. Il messaggio è chiaro: “Alzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo” (Mt 2,13). Giuseppe, senza esitazione, obbedisce. Il Papa sottolinea: “Nella vita tutti noi facciamo esperienza di pericoli che minacciano la nostra esistenza o quella di chi amiamo. In queste situazioni, pregare vuol dire ascoltare la voce che può far nascere in noi lo stesso coraggio di Giuseppe, per affrontare le difficoltà senza soccombere”.

Il terzo sogno: in Egitto è sempre l’angelo a riferire che il pericolo è passato e che Giuseppe può tornare in Patria. E proprio durante il viaggio di ritorno, “quando venne a sapere che nella Giudea regnava Archelao al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi” (v. 22). Ecco allora la quarta rivelazione: “Avvertito in sogno, si ritirò nella regione della Galilea e andò ad abitare in una città chiamata Nazaret” (vv. 22-23). Il Santo Padre: “Anche la paura fa parte della vita e anch’essa ha bisogno della nostra preghiera. Dio non ci promette che non avremo mai paura, ma che, con il suo aiuto, essa non sarà il criterio delle nostre decisioni”.

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E poi il pensiero del Papa va ai genitori, a tutti i genitori nelle più svariate condizioni: quelli che accompagnano un figlio ammalato, che si trovano di fronte ad orientamenti sessuali diversi, che vivono il dramma del carcere, della morte. L’amore inossidabile del genitore che accompagna sempre, disposto a scendere anche all’inferno insieme al proprio figlio: “A Buenos Aires, quando andavo nel bus e passavo davanti al carcere: c’era la coda delle persone che dovevano entrare per visitare i carcerati. – racconta il Papa – E c’erano le mamme, lì che mi facevano tanta tenerezza: davanti al problema di un figlio che ha sbagliato, è carcerato, non lo lasciavano solo, ci mettevano la faccia e lo accompagnavano. Questo coraggio; coraggio di papà e di mamma che accompagnano i figli sempre, sempre”. A tutti noi genitori, il Santo Padre propone l’esempio di San Giuseppe, della sua fede, del coraggio che sa trarre dalla preghiera, da un affidamento continuo tra le braccia di Dio, Genitore tra i genitori, Padre tra i padri. 

Come si fa a non sentirsi interpellati da parole tanto care e preziose? Grazie Santo Padre, per la tenerezza con cui sai chinarti sul popolo di Dio in cammino verso il cielo ma in una terra di dolore e devastazione. Grazie per l’attenzione che ci dedichi, per la premura con cui sai cogliere e farci cogliere il senso della vita, del dolore e della gioia.   
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Ida Giangrande

Ida Giangrande, 1979, è nata a Palestrina (RM) e attualmente vive a Napoli. Sposata e madre di due figlie, è laureata in Lettere Moderne presso l’Università degli Studi di Napoli, Federico II. Ha iniziato a scrivere per il giornale locale del paese in cui vive e attualmente collabora con la rivista Punto Famiglia. Appassionata di storia, letteratura e teatro, è specializzata in Studi Italianistici e Glottodidattici. Ha pubblicato il romanzo Sangue indiano (Edizioni Il Filo, 2010) e Ti ho visto nel buio (Editrice Punto famiglia, 2014).

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