Non sono un’estimatrice di Fabio Fazio e del suo programma. Non lo nascondo. Ma immagino che Fazio non legga nemmeno ciò che pubblichiamo sulla nostra rivista. Dunque, la prima cosa che dovremmo imparare è che è urgente avere una grande onestà intellettuale e quella libertà del cuore per accogliere le istanze dell’altro.

Credo anche che l’occasione di intervistare il Papa costituisca proprio in virtù delle battaglie culturali che Fazio porta avanti un grandissimo goal da parte del conduttore di Che tempo che fa… Ma, ed è questa la mia impressione, ho visto il giornalista dalle battute spesso sottili e ironiche, che calca la scena della prima serata domenicale, in evidente stato di difficoltà, molto concentrato sull’epocale evento – quando gli ricapita più? -; eccessivamente accondiscendente in tutte le cose – faceva sempre sì con la testa quasi automaticamente -; abbastanza retorico nelle domande. La benevolenza e l’umanità del Papa e l’immediatezza delle sue risposte a braccio contrastavano spiccatamente con il giornalista che guardava continuamente il foglio che aveva davanti. Inoltre l’intervista era stata registrata e su questo niente da eccepire. Peccato che non è stato detto ed è stata fatta passare come un’intervista in diretta. C’è una differenza sostanziale e non secondaria che va considerata.

Ora ciò che ha detto o non detto il nostro Santo Padre non credo spetti a noi giudicarlo. Magari qualcuno avrebbe preferito risposte più evangeliche, altri hanno pensato che tra politica e cronaca il Papa sembrava troppo spostato sul sociale, ancora i riferimenti alla musica che ascolta o alla decisione di vivere a Santa Marta sono sembrati troppo da uomo comune…Insomma ne ho sentite e lette di opinioni. A partire dalla scelta di accettare di andare in TV, come se fosse la prima volta che il Papa fa qualcosa fuori dal protocollo.

A me ciò che interessa è: chi lo ha ascoltato ha sentito chiamare il male per nome e il Bene come criterio di vita? Ha sentito parlare di perdono, di preghiera, di dolore, di famiglia? Ha sentito che lo sguardo è il primo costruttore della pace? Sì. È vero le battaglie di cui Fabio Fazio si occupa ormai da anni sono state completamente ignorate. Magari qualcuno come me si è chiesto perché il conduttore non è stato coerente con il suo pensiero e quello della sua squadra ma mi rendo conto che sarebbe stato l’ennesimo tiro mancino al nostro Papa, il quale non sempre risponde proprio con il Magistero alla mano e qualche volta ci lascia un po’ perplessi.

Dunque almeno noi cattolici evitiamo di cadere nella trappola della divisione e della tentazione dello schieramento. L’umiltà ci fa cogliere lo stile di Francesco che desidera che ogni uomo si senta accolto e amato e perché no si faccia qualche domanda. Desidera che non restiamo indifferenti davanti al male che dilaga, alle ingiustizie, alle guerre, al dolore innocente.

E anche quando c’è qualche legittima perplessità affidiamo tutto con amore nelle mani di Chi tutto dispone per il nostro Bene. Certi che l’umiltà e l’obbedienza restano l’unica via sicura di salvezza. 

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