Sono orgogliosa di essere donna. Non offendo nessuno e se Adele è una tref, lo sono anch’io

Adele

Marc E., CC BY 2.0, via Wikimedia Commons

“Amo essere donna e un’artista femmina”, tanto è bastato perché scattasse il linciaggio mediatico contro la popstar Adele. Dopo decenni di lotta femminista, oggi non possiamo più dichiararci fiere di essere donne?  

Ebbene sì, nella nostra epoca è vietato dire che “sono una donna e mi piace così!”. Al centro della bufera, stavolta, la famosa cantante di origine britannica, Adele. La colpa? Aver pronunciato questa frase ai Brit Awards: “I love being a woman and a female artist“, (“amo essere donna e un’artista femmina”). Detto fatto! La bomba è innescata: Adele ha una visione tref, che vuol dire femminista radicale trans-escludente. Tutto chiaro?

Alla kermesse musicale infatti le categorie di genere non erano previste. Contentissime le comunità Lgbt, ma come se la passano donne e uomini che nella progressiva evaporazione delle differenze sono stati cancellati? A sostenere la nota cantante anche la scrittrice femminista Milli Hill: “Spero che chiunque non si fosse accorto che siamo tra le grinfie di un’ideologia dannosa abbia aperto gli occhi e possa vedere quanto è controverso oggi dire Amo essere donna”. 

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E insomma dopo decenni di lotta femminista, oggi dichiararsi fieri di “essere donna” basta a far sì che sui social gli attivisti transgender ed Lgbtq lancino la tanto letale arma della “transfobia”, un po’ come era già successo alla scrittrice JK Rowling e la docente Kathleen Stock. 

Probabilmente la popstar, proprio come Rowling e Stock, crede semplicemente che il sesso biologico non sia un dettaglio, una specie di complemento d’arredo tanto per intenderci. Buon senso, no? Pare proprio di no per certi gruppi Lgbt, tanto che hanno dichiarato guerra alle donne che credono che il sesso biologico sia predominante sul genere. 

Adele ha messo in luce e criticato una tendenza in atto negli ultimi anni, dove l’ideologia transgender sembra aver sposato il politicamente corretto e sarà forse in questo solco che molti attivisti chiedono anche di cancellare categorie come “miglior attrice” agli Oscar e “miglior voce femminile” ai Grammy Awards. L’ultima follia liberal, dunque, è quella di eliminare ogni possibile riferimento al sesso biologico e anche i Brit Awards hanno puntato tutto sulla “neutralità”. In un editoriale pubblicato su Spectator, l’insegnante Debbie Hayton ha affermato che Adele rischia di unirsi al gruppo di “donne di talento” come l’autrice di Harry Potter JK Rowling che “vengono perseguitate senza pietà, semplicemente per aver difeso il loro sesso”. 

Menomale che a dirlo stavolta non è la Chiesa attraverso un consacrato o una consacrata ma semplicemente una cantante peraltro anche molto apprezzata.  




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Ida Giangrande

Ida Giangrande, 1979, è nata a Palestrina (RM) e attualmente vive a Napoli. Sposata e madre di due figlie, è laureata in Lettere Moderne presso l’Università degli Studi di Napoli, Federico II. Ha iniziato a scrivere per il giornale locale del paese in cui vive e attualmente collabora con la rivista Punto Famiglia. Appassionata di storia, letteratura e teatro, è specializzata in Studi Italianistici e Glottodidattici. Ha pubblicato il romanzo Sangue indiano (Edizioni Il Filo, 2010) e Ti ho visto nel buio (Editrice Punto famiglia, 2014).

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