16 Febbraio 2022

“La morte va accolta non somministrata”

La Corte costituzionale ha detto no. Non è ammissibile il referendum sulla depenalizzazione dell’omicidio del consenziente, proposta dall’Associazione Luca Coscioni. Perché? La Corte ha ritenuto che non sarebbe preservata la tutela minima costituzionalmente necessaria della vita umana, in generale, e con particolare riferimento alle persone deboli e vulnerabili. Il quesito proposto era davvero molto pericoloso, perché abrogare il reato di omicidio del consenziente vuol dire che la vita umana non vale nulla, che chiunque può richiedere di essere soppresso e la mano che commette il triste atto è nella piena legalità.

Molti hanno salutato la decisione della Corte con grande delusione. Dopo la mobilitazione generale sulle spiagge in estate e i numeri gonfiati sulla raccolta delle firme per il referendum a favore dell’eutanasia, i fautori attendevano l’esito della sentenza con grande trepidazione. Questa volta però i giudici hanno rigettato la richiesta e possiamo tirare un sospiro di sollievo. 

Ma al di là degli aspetti etici e legali, resta la grande domanda sul senso del dolore e della morte da affrontare con coraggio e grande compassione. Non possiamo ignorare la sofferenza e la solitudine in cui versano tanti malati e le loro famiglie. La questione va analizzata su diversi livelli ma senza mai perdere di vista il valore della persona, della sua vita come anche della sua morte.

Nell’Udienza generale di mercoledì scorso, Papa Francesco ritorna su questo tema con una frase bellissima: “La vita è un diritto, non la morte, la quale va accolta, non somministrata”. Cosa significa accogliere la morte? In un mondo dove si fa spazio l’autodeterminazione, la coscienza che “decido io cosa fare della mia vita”, “sono libero di scegliere se morire o vivere”, che senso ha porsi questa domanda? E chi è chiamato ad educare sul significato del vivere e del morire?

Eludiamo di rispondere o confondiamo la compassione con il diritto di concedere, a chi lo richiede, di morire quando e come desidera. In nome di questo principio potremmo eliminare tantissime vite umane perché visibilmente in contrasto con una vita produttiva ed efficiente. Ma invece di rincorrere le nostre paure perché non facciamo parlare anche coloro che costretti a letto, anziani malati, disabili gravi desiderano vivere ogni istante che la vita riserva? Perché i microfoni, gli articoli, i talkshow televisivi danno solo spazio alle esperienze di coloro che invocano la fine della loro vita spesso raggiunti anzitempo da esponenti politici o di associazione favorevoli all’eutanasia?

Certamente il dolore dell’uomo è un enigma, un mistero, uno scandalo. Perché un uomo come Mario con una famiglia, dei figli, nel pieno vigore dei suoi anni dovrebbe accettarsi ormai tetraplegico in un letto? Io comprendo il dramma di Mario ma quest’uomo deve essere aiutato a trovare il senso della sua vita, la medicina deve fare di tutto per eliminare attraverso le cure palliative il dolore fisico ma è poi l’amore che ha l’ultima parola. L’amore che non ti fa sentire come un peso per tutti, l’amore che ti accompagna quotidianamente e che un giorno ti stringe la mano sulla soglia e ti saluta lasciandoti andare in pace.


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Giovanna Abbagnara

Giovanna Abbagnara, è sposata con Gerardo dal 1999 e ha un figlio, Luca. Giornalista e scrittrice, dal 2008 è direttore responsabile di Punto Famiglia, rivista di tematiche familiari. Con Editrice Punto Famiglia ha pubblicato: Il mio Giubileo della Misericordia. (2016), Benvenuti a Casa Martin (2017), Abbiamo visto la Mamma del Cielo (2016), Il mio presepe in famiglia (2017), #Trova la perla preziosa (2018), Vivere la Prima Eucaristia in famiglia (2018), La Prima Comunione di nostro figlio (2018), Voi siete l'adesso di Dio (2019), Ai piedi del suo Amore (2020), Le avventure di Emanuele e del suo amico Gesù (2020), In vacanza con Dio (2022).

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