L’ambiente in Costituzione: la promozione (inconsapevole) della Dottrina Sociale della Chiesa

Papa Francesco

(Foto: © giulio napolitano / Shutterstock.com)

Una rinnovata sensibilità ambientale “non significa equiparare tutti gli esseri viventi e togliere all’essere umano quel valore peculiare che implica allo stesso tempo una tremenda responsabilità”. Così Papa Francesco nella “Laudato si’”. Un invito a fare attenzione: la cultura del creato non è mai compatibile con la cultura dello scarto. 

Nella seduta dell’8 febbraio 2022 la Camera dei deputati ha approvato in via definitiva, in seconda deliberazione, con la maggioranza dei due terzi dei suoi componenti, la proposta di legge costituzionale recante “Modifiche agli articoli 9 e 41 della Costituzione in materia di tutela dell’ambiente”. La proposta di legge costituzionale era stata approvata, in seconda deliberazione, dal Senato della Repubblica con la maggioranza dei due terzi dei suoi componenti il 3 novembre 2021, e già approvata, in prima deliberazione, dal Senato, in un testo unificato, il 9 giugno 2021 e dalla Camera il 12 ottobre 2021. Vista la maggioranza qualificata dei due terzi non bisognerà attendere il referendum confermativo ma le modifiche entrano in vigore direttamente con la promulgazione.

La riforma inserisce nella Carta costituzionale un espresso riferimento alla tutela dell’ambiente recando modifiche agli articoli 9 e 41 della Costituzione. Una risposta alle nuove sensibilità che vanno sempre più emergendo nella società e che anche in ambito ecclesiale hanno visto il Magistero pontificio raccogliere quelle visioni profetiche che da Paolo VI in poi, passando per Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, sono poi confluite nella Laudato si’ di Papa Francesco. Entrando nel dettato costituzionale queste modifiche non sono solo di facciata ma raccontano un modo nuovo di intendere la stessa convivenza sociale (art.9) e il modo sano di promuovere lo sviluppo economico (art.41).  Prevedere tra i principi fondamentali della Repubblica la tutela dell’ambiente significa fare di questa un parametro valido in ogni ambito del vivere civile. La Repubblica non è chiamata soltanto a promuovere “lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica” o a tutelare “il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”, ma pure “l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni”. 

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Proprio il richiamo all’interesse delle future generazioni si lega profondamente alla visione biblica dell’uomo “custode del creato”. Quello che Papa Francesco sottolinea nella Laudato si’, evidenziando che “L’armonia tra il Creatore, l’umanità e tutto il creato è stata distrutta per avere noi preteso di prendere il posto di Dio, rifiutando di riconoscerci come creature limitate. Questo fatto ha distorto anche la natura del mandato di soggiogare la terra (cfr Gen 1,28) e di coltivarla e custodirla (cfr Gen 2,15). Come risultato, la relazione originariamente armonica tra essere umano e natura si è trasformato in un conflitto (cfr Gen 3,17-19)” (LS 66). E ancora, “Noi non siamo Dio. La terra ci precede e ci è stata data” (LS 67), e noi siamo chiamati a custodirla e conservarla per le generazioni future. La modifica dell’articolo 9 introduce anche l’invito a disciplinare con legge dello Stato “i modi e le forme di tutela degli animali”. Beninteso, è auspicabile che il tutto vada fatto sempre nel rispetto del disegno creaturale. Ci soccorre ancora una volta il testo magisteriale: una rinnovata sensibilità ambientale “non significa equiparare tutti gli esseri viventi e togliere all’essere umano quel valore peculiare che implica allo stesso tempo una tremenda responsabilità. E nemmeno comporta una divinizzazione della terra, che ci priverebbe della chiamata a collaborare con essa e a proteggere la sua fragilità. Queste concezioni finirebbero per creare nuovi squilibri nel tentativo di fuggire dalla realtà che ci interpella. Si avverte a volte l’ossessione di negare alla persona umana qualsiasi preminenza, e si porta avanti una lotta per le altre specie che non mettiamo in atto per difendere la pari dignità tra gli esseri umani. Certamente ci deve preoccupare che gli altri esseri viventi non siano trattati in modo irresponsabile, ma ci dovrebbero indignare soprattutto le enormi disuguaglianze che esistono tra di noi, perché continuiamo a tollerare che alcuni si considerino più degni di altri” (LS 90). 

O ancora “non può essere autentico un sentimento di intima unione con gli altri esseri della natura, se nello stesso tempo nel cuore non c’è tenerezza, compassione e preoccupazione per gli esseri umani. È evidente l’incoerenza di chi lotta contro il traffico di animali a rischio di estinzione, ma rimane del tutto indifferente davanti alla tratta di persone, si disinteressa dei poveri, o è determinato a distruggere un altro essere umano che non gli è gradito” (LS 912). Ma se le modifiche all’articolo 9 sono disposizioni di principio, quelle dell’art.41 assumono carattere ancor più vincolante. Prevedendo che l’iniziativa economica non possa svolgersi “in modo da recare danno alla salute e all’ambiente” e che la legge “determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini ambientali” la Costituzione intende far propria una scelta di campo normativamente vincolante. 
La Repubblica si impegna a non mediare più tra i divergenti interessi dello sviluppo economico e della tutela della salute e dell’ambiente; pensiamo su tutti al caso dell’ILVA di Taranto dove scelte inadeguate di sviluppo industriale hanno portato le famiglie a dover scegliere se morire di fame o di tumore… Ecco che allora, ancora una volta, le parole di Papa Francesco ci aiutano a cogliere il senso nuovo dello sguardo che la politica è chiamata ad assumere “La cultura ecologica non si può ridurre a una serie di risposte urgenti e parziali ai problemi che si presentano riguardo al degrado ambientale, all’esaurimento delle riserve naturali e all’inquinamento. Dovrebbe essere uno sguardo diverso, un pensiero, una politica, un programma educativo, uno stile di vita e una spiritualità che diano forma ad una resistenza di fronte all’avanzare del paradigma tecnocratico. Diversamente, anche le migliori iniziative ecologiste possono finire rinchiuse nella stessa logica globalizzata. Cercare solamente un rimedio tecnico per ogni problema ambientale che si presenta, significa isolare cose che nella realtà sono connesse, e nascondere i veri e più profondi problemi del sistema mondiale” (LS 111). “Tutto è connesso!” (LS 117). Assumiamo la complessità come parametro di discernimento. Solo così potremmo cogliere il senso pieno di questa ambiziosa, rinnovata, consapevolezza. La cultura del creato, sempre, non è compatibile con la cultura dello scarto. Mai!  Una lettura proprio del n.117 della Laudato si’ potrebbe aiutare…




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Vito Rizzo

Vito Rizzo è nato e vive ad Agropoli (SA). Avvocato e giornalista, autore e conduttore di programmi televisivi di informazione religiosa. È catechista, educatore di Azione Cattolica e direttore del Festival della Teologia “Incontri”. Oltre alla Laurea in Giurisprudenza all’Università “Federico II” di Napoli, ha conseguito la Laurea in Scienze Religiose presso l’ISSR “San Matteo” di Salerno e sta proseguendo gli studi teologici presso la Sezione “San Luigi” della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale di Napoli. Tra le sue pubblicazioni “La Fabbrica del Talento”, Effedi editore (2012), con Milly Chiarelli “Caro Angioletto. Le preghiere con le parole dei bambini”, L’Argolibro editore (2014), con Rosa Cianciulli “Francesco. Animus Loci”, L’Argolibro editore (2018). Ha attivato un suo blog (vitorizzo.eu) su cui pubblica riflessioni e commenti e collabora alla rivista on line di tematiche familiari Punto Famiglia. Sempre con Editrice Punto Famiglia ha pubblicato “Carlo Acutis – l’apostolo dei Millennials”.

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