Il primo mattone per costruire un matrimonio solido? La castità

sposi

Davvero possiamo arrenderci, noi adulti, noi educatori, noi amministratori di pagine volte a creare comunità, al fatto che oggi le persone faticano a mettere basi solide alla propria famiglia? Dobbiamo fare di più per costruire un’autentica civiltà dell’amore, la castità è il punto da cui partire.

Qualche giorno fa, in una community social per mamme, ho letto un post della fondatrice ed amministratrice che mi ha lasciato un po’ perplessa. In sostanza, la donna raccontava di aver sentito parlare alla radio, quella mattina, del dolore causato dal divorzio, del senso di vuoto e di fallimento che una separazione può lasciare, della fatica che si può provare a gestire la famiglia dopo. Il suo commento è stato più o meno questo: “Basta a definire fallimento un divorzio: lasciarsi quando le cose non vanno più bene è sinonimo di maturità, ho visto persone tornare a finalmente felici dopo aver fatto questo passo. I figli sopravvivono, i genitori anche, diamoci il permesso di essere libere di far finire una storia quando vogliamo, siamo nel 21° secolo. Penso sia arrivato il momento di considerare il divorzio una semplice tappa della vita”.

Avrei voluto scrivere qualcosa, ma lo avevano già fatto in troppe e soprattutto avevano già commentato persone molto più interessate di me da quel post. Ovvero donne divorziate. Una di loro le ha risposto: “Mi dispiace, ma non sono d’accordo: bisogna passarci per capire. Un po’ di rispetto per le sofferenze degli altri”. Questo commento ha avuto quasi 40 “mi piace”, indice del fatto che la fine di un matrimonio non può essere considerata una tappa della vita, come quando finisci le superiori o l’università e che chi ci è passato lo sa bene (per inciso, l’amministratrice del post è sposata e ha dei figli, ma nessun divorzio alle spalle).

Sposarsi porta con sé grandi aspettative: si sogna un amore per sempre, altrimenti quel passo non lo si farebbe. E vedere delusa un’aspirazione di tale portata, veder fallire un progetto nel quale si era creduto, accorgersi che no: non si sarà amati davvero per sempre… non può essere paragonato alla fine di un percorso qualsiasi. A volte non si hanno gli strumenti per realizzare tale impresa, ma il dolore è ugualmente grande. Un’attrice e showgirl famosa, che recentemente si è separata dopo dieci anni di unione, ha affermato in un’intervista che sta “vivendo un lutto”.  Il primo commento che mi è venuto leggendo il post nella community è stato proprio questo: occorre accortezza quando si affrontano questi temi, ci vuole rispetto per chi ci sta passando.  Ma il punto su cui vorrei focalizzarmi oggi qui con voi è un altro: davvero possiamo arrenderci, noi adulti, noi educatori, noi amministratori di pagine volte a creare comunità, al fatto che oggi le persone faticano a mettere basi solide alla propria famiglia?

Leggi anche: Il matrimonio è davvero un pezzo di carta?

L’intento della donna era sicuramente buono: certi matrimoni diventano veramente un inferno, talmente tanto che il divorzio al confronto appare come baluardo di pace e tranquillità. Come darle torto? Il punto, però, è che dobbiamo fare di più per costruire un’autentica civiltà dell’amore: non possiamo limitarci a prendere atto che i giovani non sanno come far funzionare un matrimonio. E quindi, tanto meglio declassare il divorzio da “grande dolore” a “tappa della vita”. Sarebbe come dire: “Visto che non sappiamo più usare il cemento e non sappiamo più costruire case… tanto vale iniziare a vivere per strada in delle capanne”. Non dovrebbe venirci il dubbio, piuttosto, che sarebbe ora di migliorare la formazione dei muratori o delle università di ingegneria?  Il matrimonio è qualcosa di troppo prezioso per lasciare che la sua esistenza muoia sotto le macerie del provvisorio e dell’individualismo.  

E sapete qual è il primo mattone per costruire un matrimonio solido? La castità. Sì, non sto scherzando. Questa parola ormai in disuso, questo concetto sbeffeggiato e poco conosciuto è fondamentale. Castità significa valutazione del terreno, pazienza nel costruire, scelta accurata dei materiali.  Castità significa sapere che l’altro non è un mio possesso, ma una persona da scoprire. Significa sapere che la gratificazione non è tutto, che l’intimità non è solo questione di sesso. Anzi. Significa sapere che io sono un dono prezioso e chiedersi: “A chi voglio donare il dono prezioso che io sono?”. Castità significa invertire il percorso proposto dal mondo e mettere la passione dopo un sacco di altre cose. Solo così capiremo se è vero amore o un fuoco di paglia. Castità significa che il sesso non è un fine e nemmeno un mezzo, ma un linguaggio, per dirci un amore prima maturato nel cuore. Castità non significa nemmeno “evitare il sesso”, è molto di più. Castità è contemplare la bellezza dell’altro, castità è tenerezza, è apprezzare l’unicità della persona che mi sta vicino. Castità è dire: “O un amore così, o nulla”, niente mezze misure. Niente doni a metà. Castità non significa neppure fermarsi al momento giusto, non andare oltre questo o quello. Significa dialogare, fare tante cose insieme, trovare passioni condivise, fare volontariato, aiutare insieme persone che hanno bisogno, essere amici e non solo amanti. Significa chiedersi quale bene vogliamo portare al mondo e se davvero possiamo farlo mano nella mano. Significa prepararsi al matrimonio, certi che la vita insieme è un continuo lavorio e non solo questione di fortuna. Vogliamo almeno provarci ad aiutare i giovani a costruire… così?




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Cecilia Galatolo

Cecilia Galatolo, nata ad Ancona il 17 aprile 1992, è sposata e madre di due bambini. Collabora con l'editore Mimep Docete. È autrice di vari libri, tra cui "Sei nato originale non vivere da fotocopia" (dedicato al Beato Carlo Acutis). In particolare, si occupa di raccontare attraverso dei romanzi le storie dei santi. L'ultimo è "Amando scoprirai la tua strada", in cui emerge la storia della futura beata Sandra Sabattini. Ricercatrice per il gruppo di ricerca internazionale Family and Media, collabora anche con il settimanale della Diocesi di Jesi, col portale Korazym e Radio Giovani Arcobaleno. Attualmente cura per Punto Famiglia una rubrica sulla sessualità innestata nella vocazione cristiana del matrimonio.

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