Dal mondo Il Medioevo di Putin e il nuovo feudalesimo post moderno Autore articolo Di Ida Giangrande Data dell'articolo 16 Marzo 2022 Nessun commento su Il Medioevo di Putin e il nuovo feudalesimo post moderno di Ida Giangrande Oggi siamo al 21esimo giorno di scontri ed io continuo a domandarmi se questa guerra era davvero imprevedibile. Nessuno sapeva che la Russia era sul piede di guerra? Nessuno poteva immaginare che dati gli equilibri precari e i vecchi rancori, l’Europa non era al sicuro? Eppure il vecchio continente è terra di scontri da tanto tempo, come accadeva nell’antichità medievale. Guardo quello che sta accadendo in Europa e mi sembra di essere tornata indietro di secoli e secoli. La guerra in Ucraina, in genere viene associata alla Seconda Guerra Mondiale, ma a pensarci bene a me torna alla mente quel meccanismo antico e brutale chiamato feudalesimo. In pieno Medioevo le terre che un tempo erano state parte dell’Impero romano, lentamente furono parcellizzate e affidate nelle mani di un signore. Si trattava in genere di un nobile, un conte o un marchese, che provvedeva a costruire un grande castello, a palizzare e delimitare i possedimenti sotto il suo controllo e a dotare il suo regno di un esercito. I grandi feudatari combattevano l’uno contro l’altro per inglobare i villaggi e i feudi più piccoli. In cambio della loro sottomissione promettevano protezione dalle invasioni e una certa assistenza. Di quei tempi non era possibile appartenere a un villaggio anonimo che non si inchinava davanti ad alcun signore. Il pericolo di incursioni era troppo alto. Non è forse così che stanno le cose ancora oggi? Gli antichi feudatari sono stati sostituiti da istituzioni e organismi sovranazionali e grandi potenze che inglobano stati e regioni e in cambio promettono protezione e assistenza, esattamente come allora. Grandi alleanze nate quasi tutte alla fine del Secondo conflitto mondiale o per effetto di questo, quando una umanità confusa e disorientata da quello che aveva vissuto in quegli anni, cercava di mettere le basi perché una guerra non fosse più possibile. E così è nata l’Onu nel 1945 e poi la Nato nel 1949, e infine l’Unione europea nel 1993, patti, alleanze, trattati, accordi nati con le migliori intenzioni e diventati poi la premessa concreta di una ennesima guerra mondiale. Chi non fa parte di una di queste alleanze rischia di finire come l’Ucraina: invasa e martirizzata. Alla base c’è sempre la stessa logica medievale: una lotta di potere che lascia vittime a terra finché non sarà il più forte a vincere come succede in natura. Come succede tra animali, tanto per intenderci. Leggi anche: Il coraggio di un popolo che sa lottare per la libertà Medievale è anche la strategia di accerchiamento e logoramento delle truppe russe. A quel tempo infatti i castelli venivano circondati dal nemico e le persone che si erano rifugiate nelle mura erano lasciate a morire lentamente senza cibo, né acqua. Eppure ci eravamo illusi che una guerra vecchio stile non fosse più possibile e, invece, l’uomo torna al Medioevo e lo fa in un battito di ciglia, come se tutte le conquiste sociali non fossero mai state fatte, come se il valore sacro e inviolabile della vita umana non fosse mai stato rimesso al centro dell’attenzione di politici e governanti. Oggi siamo al 21esimo giorno di scontri ed io continuo a domandarmi se questa guerra era davvero imprevedibile. Nessuno sapeva che la Russia era sul piede di guerra? Nessuno poteva immaginare che dati gli equilibri precari e i vecchi rancori, l’Europa non era al sicuro? Intanto si continua a parlare di negoziati, ma quale tipo di negoziazioni vogliamo fare dopo la perdita di tante vite umane e soprattutto di bambini? In questi giorni ho ascoltato una storia al telegiornale, una delle tante cronache di guerra che parlano di un dolore inumano. Lui, il padre, seguiva sua moglie e i suoi figli che scappavano per mettersi in slavo con il localizzatore del cellulare. Poi un colpo di mortaio e improvvisamente tutto quello che era non c’è più. Alisa, 9 anni, Mykyta, 18 anni, la mamma Tetiana, 43 anni: tutti uccisi dall’odio e dal desiderio di potere. I loro corpi a terra sul selciato tempestato di schegge e quel puntino rosso ormai immobile sul monitor di papà Serhiy. Lui e Tetiana si erano conosciuti al liceo e poi ritrovati dopo anni in una discoteca. Sposati nel 2001, lei contabile, lui programmatore, vivevano poco fuori Kiev con i figli e due cagnolini. Amavano il giardino, la campagna, amavano sciare. Una famiglia come tante altre, con lo sguardo rivolto al futuro. Fino a quel 24 febbraio, quando la storia si è fermata e ha deciso di riavvolgere il nastro. Di questa splendida famiglia non resta che il ricordo e il dolore di un uomo che ha perso tutto, un dolore troppo grande per poter essere superato. Se un negoziato era possibile doveva essere raggiunto prima di arrivare a tutto questo, prima della morte di bambini, donne e uomini innocenti, prima di dare voce alle armi e anche a quelle ormai proibite. Oggi non ha più senso. Oggi sarebbe come scendere a compromessi con il maligno.Diceva bene Salvatore Quasimodo, in un componimento poetico del 1946 dedicato all’eterno ritorno della guerra. Le parole, significative e quanto mai attuali, recitano: “Sei ancora quello della pietra e della fionda, uomo del mio tempo”. Aiutaci a continuare la nostra missione: contagiare la famiglia della buona notizia Cari lettori di Punto Famiglia, stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11). CONTINUA A LEGGERE Tag Guerra in Ucraina, Medioevo, Putin, Ucraina Ida Giangrande Ida Giangrande, 1979, è nata a Palestrina (RM) e attualmente vive a Napoli. Sposata e madre di due figlie, è laureata in Lettere Moderne presso l’Università degli Studi di Napoli, Federico II. Ha iniziato a scrivere per il giornale locale del paese in cui vive e attualmente collabora con la rivista Punto Famiglia. Appassionata di storia, letteratura e teatro, è specializzata in Studi Italianistici e Glottodidattici. Ha pubblicato il romanzo Sangue indiano (Edizioni Il Filo, 2010) e Ti ho visto nel buio (Editrice Punto famiglia, 2014). Visualizza archivio → ANNUNCIO Lascia un commento Annulla rispostaIl tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *Commento Nome * Email * Sito web Per commentare bisogna accettare l'informativa sulla privacy. Ho letto e accettato la Privacy Policy * Ti potrebbe interessare: Non farti leggere la mano, lascia che la mano te la prenda Dio. Riflettendo con il Papa I giovani e la rivoluzione sessuale: l’amore è cambiato? Tregua a Gaza. Parroco del luogo la descrive in tre parole: silenzio, frutta e verdura “Sia benedetta ogni maternità”: storie vere che danno speranza Pellegrini sin dal grembo materno. Il Giubileo come tempo per favorire la vita Il Giubileo con “i santi per la vita”. Proposta di un itinerario concreto Come posso sapere se sto facendo la mia volontà o la volontà di Dio? Acutis e Frassati: due raggi dello stesso sole. 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