22 Marzo 2022

Famiglie sotterrate nella metropolitana di Kharkiv

I volontari hanno portato tulipani per l’8 marzo, la festa della donna, e sono ancora lì. Messi in vasi di fortuna, l’unico segno di una vita che continua a splendere in superficie. Stipate nella metropolitana di  Kharkiv, in Ucraina, al confine con la Russia, decine di famiglie vivono qui dal 24 febbraio. Sono solo alcune dei 10 milioni di persone che nel giro di poche settimane hanno lasciato la loro casa, il loro paese e cercano rifugio dalla pioggia quotidiana di razzi e bombe a grappolo.

Kharkiv conta 1,4 milioni di residenti. La maggior parte è fuggita, altri restano e si rifugiano nella metro che è stata aperta nel 1975, durante il culmine della Guerra Fredda, come rifugio nucleare. Le spesse porte di metallo che la proteggono ogni sera vengono sbarrate alle 18 quando c’è il coprifuoco in città e le famiglie trovano posto nei vagoni dei treni per trascorrere la notte e pregare e sognare che l’alba porti il silenzio della pace. Attualmente gli ospiti della metropolitana sono 250 più 50 bambini che scorrazzano su e giù per le scale mobili.

Il sistema degli altoparlanti invece di annunciare i ritardi dei treni, dicono alle famiglie che i volontari sono arrivati con il cibo. Anime buone che approfittando della tregua corrono a portare ristoro ai prigionieri. “Siamo qui da molto tempo; siamo tutti come una grande famiglia”, dice Vladlena Igorivna, una giovane mamma con i suoi due figli piccoli e sua madre anziana. Sono lì da più di tre settimane. 

I racconti si susseguono. I più anziani ricordano la Guerra Fredda e la raccontano. C’è un orrore che riaffiora dalle viscere della terra. Eppure in città si parla russo. “Nessuno ti direbbe una parolaccia sulla lingua russa, la adoriamo”, ha detto Kryvokolysko, un nonno rassegnato. “Ma ci odiano”.

Qualcuno tira fuori un’immagine di Gesù e di Maria. Si mettono a pregare in piccoli gruppi. Gli occhi rivolti ad un cielo che da settimane non vedono, è sempre buio, è sempre notte quando il male regna. Ma il male spesso dimentica che sotto la cenere arde un fuoco inestinguibile: è quello dell’amore verso i figli, verso i mariti in guerra, è la fede di un popolo che continua a sperare, la carità dei volontari che continuano ogni giorno a portare il cibo a queste famiglie sotterrate vive. È la speranza che impedisce di arrendersi.


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Giovanna Abbagnara

Giovanna Abbagnara, è sposata con Gerardo dal 1999 e ha un figlio, Luca. Giornalista e scrittrice, dal 2008 è direttore responsabile di Punto Famiglia, rivista di tematiche familiari. Con Editrice Punto Famiglia ha pubblicato: Il mio Giubileo della Misericordia. (2016), Benvenuti a Casa Martin (2017), Abbiamo visto la Mamma del Cielo (2016), Il mio presepe in famiglia (2017), #Trova la perla preziosa (2018), Vivere la Prima Eucaristia in famiglia (2018), La Prima Comunione di nostro figlio (2018), Voi siete l'adesso di Dio (2019), Ai piedi del suo Amore (2020), Le avventure di Emanuele e del suo amico Gesù (2020), In vacanza con Dio (2022).

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