CORRISPONDENZA FAMILIARE

Anche la famiglia deve rinascere dall’alto

4 Aprile 2022

Come fare della famiglia uno spazio di Vangelo? Dobbiamo partire da Dio se vogliamo essere di Dio. So bene che la giornata è piena di impegni e di obblighi che assorbono ogni energia ma proprio per questo, per non rimanere schiacciati sotto il peso delle cose, abbiamo bisogno di avere spazi di Cielo.

Cara Giulia,

accolgo le tue parole come un dono di Dio, nei tuoi desideri intravedo un raggio di quella luce che Dio consegna ai suoi figli quando li vede sinceramente disposti a compiere la sua volontà. “Chiedete e vi sarà dato”, dice Gesù. E noi pensiamo sempre e solo alle nostre necessità. In realtà, il Vangelo ci insegna a cercare prima di tutto il Regno di Dio. La prima cosa che dobbiamo chiedere – mi riferisco a tutti, sposi, preti e consacrati – è quella di diventare fedeli e coraggiosi collaboratori di Dio. Nelle tue parole emerge il desiderio di vivere il matrimonio in una cornice ecclesiale, mi chiedi come fare della tua famiglia uno spazio di Dio, “uno spazio in cui il Vangelo è trasmesso e da cui il Vangelo si irradia”, come scriveva Paolo VI a metà degli anni ’70 (Evangelii nuntiandi, 71). Non puoi immaginare la gioia che provo nel sapere che volete mettervi al servizio del Regno di Dio “con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutta la mente” (Matteo 22,37). Chiedo al Signore che questo desiderio sia sempre più radicato nei vostri cuori e vi consegno alcune riflessioni che possono nutrire la vostra fede e accompagnare la preparazione alla Pasqua ormai vicina. 

Una famiglia nasce dall’amore che unisce i cuori ma deve rinascere dall’alto, deve cioè imparare ad accogliere l’amore come un dono e a vivere l’amore nella luce di Dio, lasciandosi continuamente plasmare dallo Spirito Santo. Solo in questo modo riceve una nuova identità e può a buon diritto diventare ed essere chiamata chiesa domestica. La famiglia realizza pienamente se stessa nella misura in cui accetta di vivere la relazione affettiva – sia quella coniugale che quella genitoriale – a partire e nella luce della fede. Si tratta di una vera rivoluzione affettiva, la prima e forse la più difficile da realizzare. 

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I legami affettivi che uniscono i membri di una stessa famiglia nascono dalla carne e dal sangue e dunque appartengono alla terra. Non solo nascono dalla terra ma rischiano di tenerci legati alla terra. Un pericolo che non dobbiamo sottovalutare perché anestetizza i desideri di bene e ci costringe a camminare faccia in giù. Il Vangelo annuncia che Gesù “discende dal Cielo” ed apre strade che la ragione non conosce. Vivere la fede significa costruire legami che hanno il profumo di Dio e parlano di Cielo. I legami di sangue sono significativi e rappresentano la struttura fondamentale della vita sociale. Ma proprio per questo sono il primo banco di prova della fede e il punto di partenza per un’autentica rivoluzione evangelica della vita sociale

Alla luce di queste considerazioni, tu comprendi ancora meglio quanto sia importante, anzi assolutamente necessario dedicare tempo ed energie per accompagnare i giovani durante gli anni di preparazione al matrimonio. E quanto sia altrettanto e ancora più necessario accompagnare gli sposi durante gli anni faticosi dell’avventura nuziale in cui è assai facile smarrire i grandi ideali di partenza e perdersi nelle molteplici e faticose responsabilità che impone la vita familiare. 

Per non perdere l’aggancio con le realtà del Cielo, per fare della vita un santo pellegrinaggio, gli sposi hanno bisogno di confrontarsi con la Parola di Dio e di ritrovarsi più spesso – in quanto coppia – ai piedi dell’altare per ricevere il Pane della che vita, il Pane che riempie di vita la fatica dei giorni e dona il coraggio di compiere quelle scelte impegnative che danno alla famiglia la veste adatta ai figli di Dio. 

Sì, cara Giulia, dobbiamo partire da Dio se vogliamo essere di Dio. So bene che la giornata è piena di impegni e di obblighi che assorbono ogni energia ma proprio per questo, per non rimanere schiacciati sotto il peso delle cose, abbiamo bisogno di avere spazi di Cielo. Voi conoscete assai bene l’esperienza dei santi Luigi e Zelia, vi siete preparati alle nozze recandovi in pellegrinaggio ad Alençon e Lisieux. Voi sapete che questi santi coniugi ogni giorno uscivano di buon mattino per recarsi nella casa di Dio, s’immergevano nel mistero di Dio per dare alla vita il profumo di Dio. 

La fede in Gesù Cristo non può essere un’aggiunta o addirittura un’appendice ma deve assumere un ruolo di guida, il movente che plasma il legame e orienta tutte le altre scelte. Per fare della famiglia una chiesa domestica non basta semplicemente aggiungere alla vita ordinaria qualche momento di preghiera. Occorre imparare a vivere ogni cosa nella luce di Dio, compresi i legami affettivi, anzi proprio a partire da questi. Ciò vuol dire: a) imparare a cercare in ogni cosa la volontà di Dio, facendo della Parola la stella che rischiara il cammino della vita domestica; b) verificare ogni scelta a partire dalla meta ultima della vita che non coincide con il benessere terreno ma con l’eterna beatitudine. 

Questo cammino non s’improvvisa, richiede tanta fatica ma il buon Dio non fa mancare la sua grazia. Non temete, continuate con gioia a coltivare santi desideri e fate tutti i passi che Dio vi chiede. I giorni santi che ci apprestiamo a vivere vi daranno ancora più luce. Vi abbraccio. 

Don Silvio 




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Silvio Longobardi

Silvio Longobardi, presbitero della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, è l’ispiratore del movimento ecclesiale Fraternità di Emmaus. Esperto di pastorale familiare, da più di trent’anni accompagna coppie di sposi a vivere in pienezza la loro vocazione. Autore di numerose pubblicazioni di spiritualità coniugale, cura per il magazine Punto Famiglia la rubrica “Corrispondenza familiare”.

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