Si sposano nonostante la guerra, quando l’amore supera l’odio

anelli

Loro si chiamano Anton e Nastya, sembra passata una vita da quando erano semplicemente un uomo e una donna in procinto di sposarsi. Poi l’offensiva russa, le bombe, la morte eppure hanno deciso di sposarsi lo stesso. Il segno di un popolo che crede al domani nonostante tutto. 

La rivoluzione più grande è quella che attuano quanti non si lasciano dilaniare dalla guerra ma continuano a credere nel futuro nonostante la morte e la disperazione. La storia che sto per raccontarvi commuove e insegna la difficile e preziosa arte della vita. 

Lui si chiama Anton Sokolov, lei Nastya Gracheva. Prima dell’invasione russa, erano una coppia normale, come tante altre lui era un medico e lei infermiera in una clinica oncologica nella città ucraina di Kharkiv. Oggi quella vita sembra lontana, segregata in un passato che forse non tornerà, non identico a prima, e loro Anton e Nastya, sono entrambi nelle forze sanitarie volontarie: curano a domicilio le persone malate o ferite, raccolgono medicine e le distribuiscono a chi ha bisogno. Tuttavia, con quella speranza che solo l’amore può dare non hanno voluto rinunciare a sposarsi rispettando tutte le tradizioni più belle.

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Nelle foto che ci sono giunte lei indossa un abito bianco, il velo di tulle e la coroncina di fiori bianchi. È talmente radiosa che il giubbotto di pelle sopra e gli anfibi ai piedi sembrano sparire. Lui è più casual, indossa una camicia bianca. La location non si può dire che sia tra le migliori, alle spalle hanno una città fantasma con palazzi diroccati, carcasse di auto e latrati di cani disorientati. Lo scambio degli anelli avviene in una stazione della metropolitana usata come rifugio antibombe. Il bacio in un cortile attorniato da edifici devastati dalle bombe. 

Un bacio che il sapore dell’eternità, il sigillo della speranza. La coppia non è l’unica ad aver suggellato la propria unione con le nozze proprio nei giorni più duri dell’offensiva russo. Segno che questo popolo non vuole rassegnarsi all’orrore della guerra e alla parola fine. È un popolo che guarda al domani e lo fa nel segno della famiglia.




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Ida Giangrande

Ida Giangrande, 1979, è nata a Palestrina (RM) e attualmente vive a Napoli. Sposata e madre di due figlie, è laureata in Lettere Moderne presso l’Università degli Studi di Napoli, Federico II. Ha iniziato a scrivere per il giornale locale del paese in cui vive e attualmente collabora con la rivista Punto Famiglia. Appassionata di storia, letteratura e teatro, è specializzata in Studi Italianistici e Glottodidattici. Ha pubblicato il romanzo Sangue indiano (Edizioni Il Filo, 2010) e Ti ho visto nel buio (Editrice Punto famiglia, 2014).

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