“Abbiamo fatto sesso dopo una settimana, ma ho capito che è stato un errore”, la storia di Sofia (parte seconda)

Quanto è importante attendere in una relazione per unirsi sessualmente? Il corteggiamento ha i suoi tempi, il sesso può aspettare. Il rischio? Perdersi invece di incontrarsi. Sofia: “Quel pomeriggio, dopo aver parlato a lungo con Luca, ho capito una cosa che, fino a quel giorno, non avevo mai compreso del tutto: l’importanza di aspettare e di usare la testa”.

Lo scorso venerdì vi ho riportato la prima parte di una testimonianza. A parlare era Sofia, nome di fantasia, una ragazza di venticinque anni che, dopo una settimana di frequentazione, è finita per avere rapporti intimi con il trentenne Luca, conosciuto in piscina. Sapeva di aver bruciato le tappe (avrebbe voluto aspettare qualche mese per il sesso) ma, ammette, non ha avuto grossi rimorsi, quella sera. Se non fosse che il giorno dopo le cose tra loro sono cambiate di colpo… “Seguo la tua rubrica e ho compreso che ciò che scrivi sulla castità è vero”, mi ha scritto. Ora, però, vi lascio alla seconda parte della storia:

«Il giorno seguente, Luca ha smesso di cercarmi. Nessun “buongiorno” sul cellulare come aveva fatto nei giorni precedenti e se gli scrivevo io, lui tergiversava, mi liquidava, mi diceva che era impegnato. Non capivo cosa fosse successo. A parole, cercavamo entrambi una cosa seria. Possibile che invece volesse solo portarmi a letto? Davvero non mi sembrava il tipo. E se lo era… che scema ero stata!

Dopo una settimana fatta di messaggi a singhiozzo – e in cui non è neppure venuto in piscina per non incontrarmi – finalmente li lunedì successivo ha accettato di vedermi per un chiarimento. Al che, è arrivata la sua confessione: “Voglio una cosa seria come te, ma mi sento confuso. Non volevo usarti, scusami. Mi sono defilato perché avevo bisogno di pensare… E ora devo dirti, onestamente, che ho un po’ di paura…”.

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“Forse abbiamo bruciato le tappe, io voglio solo conoscerti…– gli ho detto – Cosa ti fa paura?”. “Non voglio fare la vittima, ma ho avuto davvero un’esperienza bruttissima con Carola. Non è colpa tua, è una cosa mia, che devo risolvere io… è che stare insieme a una ragazza è molto impegnativo per me, adesso…”. “Non ci stiamo sposando…”. “Anche se non ci stiamo sposando, domenica sera io ho sentito la responsabilità di quello che abbiamo fatto… tanti ragazzi vivono il sesso senza dargli troppo peso, io no…”. “Se non avessimo fatto sesso, sarebbe stato diverso, quindi?”, gli ho domandato. “Che intendi?”. “Intendo dire che, magari, avresti ancora avuto il desiderio di conoscermi. Non ti saresti spaventato e allontanato… vero?”.  Di fronte a questa mia affermazione lui non ha risposto nulla. “È così?”, l’ho incalzato. “Forse sì, forse il sesso ha accelerato troppo le cose… – ha ammesso – Ho sbagliato a invitarti a casa mia, è che mi piacevi, cioè mi piaci, e mi sono lasciato prendere…”. Quel pomeriggio, dopo aver parlato a lungo con Luca, ho capito una cosa che, fino a quel giorno, non avevo mai compreso del tutto: l’importanza di aspettare e di usare la testa. Perché quando ci uniamo sessualmente a qualcuno stiamo vivendo il gesto più intimo del mondo».

Le cose tra Sofia e Luca, in questo momento, sono in fase di evoluzione, ma lei, sostiene, ha ricevuto un’importante lezione. Se diceva a Luca: “Non ci stiamo sposando”, di fatto avevano compiuto un gesto da marito e moglie. Se col corpo aveva detto: “Ti appartengo” (e glielo aveva detto dopo una settimana), di fatto nella vita questo non era vero. Sofia ha capito che il corteggiamento ha bisogno del suo tempo: se sveli tutto subito, rischi di non dare al rapporto il tempo di maturare. Ha capito che il sesso può aspettare: è molto più urgente parlare, per vedere se si vogliono le stesse cose, se si guarda la vita dalla stessa angolazione. Si può stare davanti a un film fino alla fine, perché per interromperlo, semmai, ci sarà tutta la vita. E aspettare non annulla il desiderio, anzi: ci fa aprire all’altro piano piano, permettendoci di fidarci ogni giorno di più. Indipendentemente da come evolverà il loro rapporto, Sofia ha capito che c’è un tempo per la semina e un tempo per raccogliere. Di certo, però, è importante seminare bene per raccogliere cose buone.




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Cecilia Galatolo

Cecilia Galatolo, nata ad Ancona il 17 aprile 1992, è sposata e madre di due bambini. Collabora con l'editore Mimep Docete. È autrice di vari libri, tra cui "Sei nato originale non vivere da fotocopia" (dedicato al Beato Carlo Acutis). In particolare, si occupa di raccontare attraverso dei romanzi le storie dei santi. L'ultimo è "Amando scoprirai la tua strada", in cui emerge la storia della futura beata Sandra Sabattini. Ricercatrice per il gruppo di ricerca internazionale Family and Media, collabora anche con il settimanale della Diocesi di Jesi, col portale Korazym e Radio Giovani Arcobaleno. Attualmente cura per Punto Famiglia una rubrica sulla sessualità innestata nella vocazione cristiana del matrimonio.

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