11 Maggio 2022

Per una donna i figli sono al di sopra di tutto

Nei giorni scorsi Elisabetta Franchi, nota stilista italiana, è finita al centro di una polemica per le frasi dette nel corso di una intervista con Il Foglio della Moda. Le frasi incriminate sono state: «Io oggi le donne le ho messe perché sono “anta”: comunque ancora ragazze ma cresciute. Se dovevano sposarsi si son già sposate, se dovevano far figli li hanno già fatti, se dovevano separarsi hanno fatto anche quello. Io le prendo che hanno fatto tutti e 4 i giri di boa. Quindi sono lì belle tranquille con me al mio fianco e lavorano h24. Questo è importante. Cosa che gli uomini non hanno».

A parte che alla Franchi manca un pezzo di realtà nelle sue affermazioni perché oggi le donne a quarant’anni o si aprano al primo figlio o hanno figli ancora piccoli in età prescolare e dunque non mi sembrano poi così libere dai “4 giri di boa”, come li chiama lei. Il problema reale di queste affermazioni risiede nel valore che la Franchi – e insieme a lei molti – attribuiscono alla maternità come esperienza limitante. Come se il divenire madre fosse una tragedia, una catastrofe, un giro di boa appunto. Eppure lei è cresciuta con una madre che da sola ha tirato su cinque figli, lei stessa è madre di due ragazzi.

A scatenare polemiche, poi, anche un’altra frase: «Quando metti una donna in una carica importante, se è molto importante, poi non ti puoi permettere di non vederla arrivare per due anni, perché quella posizione è scoperta. E un imprenditore investe energie, tempo e danaro. E se ti vene a mancare è un problema. E quindi anche io da imprenditore responsabile della mia azienda spesso ho puntato su uomini».

Forse con onestà dovremmo considerare che il suo ragionamento in ordine all’idea di profitto non fa una piega. È per questo che dovremmo chiederci qual è il piano della riflessione che vogliamo portare avanti. A me sinceramente scoccia fare una riflessione sugli incentivi alla maternità. Come se il problema principale fosse aprire gli asili nido in azienda o garantire qualche soldo in più in busta paga per permettere alle donne di pagarsi una baby-sitter.

Purtroppo non ce ne rendiamo conto ma abbiamo trasformato il miracolo della maternità in un tempo da condizionare secondo i nostri gusti e le nostre esigenze. Una mamma è, non solo nella sua famiglia ma dovunque opera e agisce: apertura, istinto, calore, nutrimento, liquido caldo e profumato che prima avvolge e poi nutre di sostanza e d’affetto; è disponibilità, spazio, contenimento, elasticità e flessibilità, rifugio sicuro, trampolino verso la vita a cui fare ritorno in caso di difficoltà; una base sicura dalla quale sperimentare, già nel grembo e ancora prima di nascere, l’affettività e la relazione con l’altro.

Ma oggi vogliamo globalizzare tutto anche le madri. Così l’Italia è il primo Paese in Europa per il numero di cesarei, è stato introdotto massivamente il latte artificiale come emancipazione della donna che così poteva liberarsi dagli “impegni” dell’allattamento, senza considerarne il valore relazionale e poi ci stupiamo dell’aumento delle patologie affettive negli adolescenti: bullismo, anoressia, dipendenze da farmaci e alcool.

Quanta attenzione invece si dà alla maternità? Quanto si chiede alle mamme in termini di “essere subito come prima del parto”? Quante donne vengono ascoltate e non inondate di consigli non richiesti, dopo che hanno partorito? Quanti si offrono di dar loro una mano in casa per lasciarle accudire i figli? Pretendiamo dalle mamme che hanno partorito da poco di essere delle supereroine. Devono uscire già in forma smagliante dagli ospedali. Io ho sempre detto alle mie amiche dopo il parto di dormire quando il bambino dorme, di farsi aiutare da qualcuno nelle faccende domestiche e di non pretendere troppo da se stesse. Di prendersi il tempo necessario per imparare ad essere mamme senza tutta questa ansia da prestazione che la società impone.

E poi la maternità si comprende anche perché c’è una paternità. È grazie al sostegno dei mariti, dei papà e alle loro forti braccia che avvolgono nei momenti di bisogno che una madre può vivere con serenità. È grazie ai padri se le donne trovano la forza che spesso manca dopo le fatiche del parto e dell’accudimento di un bimbo piccolo. Il ruolo paterno è spesso sottovalutato. Invece è essenziale e molto importante nella prospettiva della reciprocità.

Ridiamo dunque alla maternità il giusto spazio, il giusto tempo, il suo significato profondo. Alle donne che pensano o dicono ai figli: “Ho sacrificato la mia carriera per crescere voi” direi che non c’è modo peggiore per definire il più grande dono che il buon Dio ci ha fatto. Nulla è paragonabile all’esperienza della maternità. Io non la cambierei per nessuna carica professionale di prestigio né per uno stipendio a cinque zeri. Credo che le donne possano dare molto come professioniste e come madri contemporaneamente secondo i tempi e le esigenze che lei dovrebbe poter decidere con serenità. E se proprio non si può decidere… per me i figli vengono sempre prima. In ogni caso.


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Giovanna Abbagnara

Giovanna Abbagnara, è sposata con Gerardo dal 1999 e ha un figlio, Luca. Giornalista e scrittrice, dal 2008 è direttore responsabile di Punto Famiglia, rivista di tematiche familiari. Con Editrice Punto Famiglia ha pubblicato: Il mio Giubileo della Misericordia. (2016), Benvenuti a Casa Martin (2017), Abbiamo visto la Mamma del Cielo (2016), Il mio presepe in famiglia (2017), #Trova la perla preziosa (2018), Vivere la Prima Eucaristia in famiglia (2018), La Prima Comunione di nostro figlio (2018), Voi siete l'adesso di Dio (2019), Ai piedi del suo Amore (2020), Le avventure di Emanuele e del suo amico Gesù (2020), In vacanza con Dio (2022).

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