Il Vangelo letto in famiglia

V DOMENICA DI PASQUA – Anno C – 15 maggio 2022

Ci sentiamo dei perduti o dei salvati?

Gesù continua a parlare della sua gloria, gloria che consiste nel manifestare quanto ci ama. E chiede a te e noi di fare lo stesso. E se oggi scegliessimo di manifestare lo stesso amore e di ricevere la stessa gloria? Vogliamo imparare a dare gloria Dio? Facciamo dell’amore il nostro scopo.

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 13,31-33a.34-35)
Quando Giuda fu uscito [dal cenacolo], Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito.
Figlioli, ancora per poco sono con voi. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri.
Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri».

IL COMMENTO

di don Gianluca Coppola

Siamo giunti alla quinta domenica di Pasqua. Nel percorso lungo le vie della salvezza che trova nella Pasqua il suo picco massimo, la sua vetta più alta ci avviamo velocemente verso il compimento di quest’ultima. Quel momento in cui tutto si realizza per volontà di Gesù nella vita della sua sposa amata. Anche quest’anno il tempo, è scorso inesorabilmente veloce e ci stiamo apprestando a vivere il momento compiuto dello Spirito in cui la Chiesa prende coscienza dell’essere ciò che è chiamata ad essere: il modo e lo strumento privilegiato di Dio che desidera parlare e amare il mondo. Eppure il Vangelo di questa domenica ci mette di fronte alla dura e nello stesso tempo pacificante realtà della necessità di vivere secondo lo Spirito soprattutto per quelli che, lungo i secoli Gesù chiama alla vita nella Chiesa e molto di più all’evangelizzazione in quanto la vita senza lo Spirito, che si rende visibile ed efficace nella comunità riunita in preghiera, non solo è irrealizzabile ma rende i figli di Dio incapaci di compiere il bene.

Il Vangelo di questa domenica, infatti, si apre con il momento in cui Giuda lascia il cenacolo per apprestarsi a compiere il più noto tradimento della storia. “Quando Giuda fu uscito dal cenacolo”, l’incipit del vangelo di questa domenica descrive in maniera plastica il dramma di molti uomini e donne anche di chiesa che cadono nel più deleterio tranello spirituale quello di chi si convince di poter sopravvivere senza stare in un “cenacolo” pregante che si lascia toccare dalla potenza dello Spirito. Non sappiamo davvero cosa ci sia stato nel cuore di Giuda in quelle ore ma è verosimile pensare che abbia maturato l’idea che il suo modo di vedere la vita e il mondo fosse migliore di tutti quelli che erano dentro e anche di Gesù stesso.

Quante volte succede questo nelle nostre vite. Eppure mentre noi, come Giuda, corriamo incontro alla notte tenebrosa nel tentativo di realizzare i nostri progetti senza Dio e senza fratelli, Gesù realizza la sua gloria. Per ben cinque volte Gesù “gioca” con la glorificazione e di come lui sta per essere glorificato dal Padre. Forse Gesù pensa che, nonostante tutto, in maniera sconosciuta agli uomini ma non a Dio, avrà successo.

Queste parole le dice durante una cena, l’ultima, poco prima che i peccatori per cui sta per dare la vita lo arresteranno. Le dice quando Giuda, dopo aver mangiato il boccone intinto da Gesù, esce per andare a venderselo. Nemmeno adesso Gesù fa un passo indietro, anzi incara la dose, parla al presente: “ora sono stato glorificato”. Nel momento più doloroso, quello del tradimento, la croce è stato un dolore immenso ma il tradimento suppongo che sia un incommensurabile dolore interiore, quando una persona che ti ha promesso amore e che ti ha ascoltato ti tradisce, Gesù afferma che potrà manifestare pienamente la sua gloria proprio in questo momento. È un ingenuo?

No, Gesù sceglie di andare al di là del presente, non si chiude in se stesso, non si lascia prendere dallo sconforto o dalla rabbia, per il tradimento. Poiché Giuda lo sta tradendo potrà dimostrargli che gli vuole bene sul serio e che lui è fedele. Proprio perché sta per essere ucciso, potrà manifestare a tutti gli uomini quanto li ama. Nel tradimento di Giuda si può leggere la vera dimensione dell’amore di Gesù. Gesù non è forse venuto per i Giuda, per coloro che si sono perduti, per coloro che hanno lasciato il cenacolo nel cuore della notte? La perdizione è il luogo dove Gesù decide di venirci a salvare. Io e te ci sentiamo perduti o salvati?

Gli apostoli non capiscono che è importante sentirsi perduti per essere cercati, come non hanno capito il gesto della lavanda dei piedi. Anche Pietro, poco dopo, dirà che egli è disposto a dare la vita per Gesù. Eppure poco dopo al canto di un gallo capirà che è perduto e che solo restando in quell’amore e in quel cenacolo potrà rischiare di essere fedele. Gesù continua a parlare della sua gloria, gloria che consiste nel manifestare quanto ci ama. E chiede a te e noi di fare lo stesso. E se oggi scegliessimo di manifestare lo stesso amore e di ricevere la stessa gloria? Vogliamo imparare a dare gloria Dio? Facciamo dell’amore il nostro scopo.




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Gianluca Coppola

Gianluca Coppola (1982) è presbitero della Diocesi di Napoli. Ha la passione per i giovani e l’evangelizzazione. È stato ordinato sacerdote il 29 aprile 2012 dopo aver conseguito il baccellierato in Sacra Teologia nel giugno del 2011. Dopo il primo incarico da vicario parrocchiale nella Chiesa di Maria Santissima della Salute in Portici (NA), è attualmente parroco dell’Immacolata Concezione in Portici. Con Editrice Punto Famiglia ha pubblicato Dalla sopravvivenza alla vita. Lettere di un prete ai giovani sulle domande essenziali (2019) e Sono venuto a portare il fuoco sulla terra (2020).

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