Briciole di Vangelo - Tempo di Pasqua

20 Maggio 2022

Nei solchi della gratuità

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 15,12-17)
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici.
Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi.
Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».

Il commento

Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi” (15,12). Gesù presenta l’amore come un comandamento, anzi dice che questo è il suo comandamento, al singolare, lasciando intendere che non ve ne sono altri, o meglio che tutti gli altri sono racchiusi in questo. È possibile comandare di amare? L’uomo è fatto per amare e senza amore perde se stesso, smarrisce la sua identità. E tuttavia, l’esperienza insegna quanto sia facile abbandonare il cammino dell’amore. Comandare significa dunque ricordare, nella forma più autoritativa, quello che l’uomo già conosce e porta nel cuore. La formulazione evangelica non parla genericamente di un comandamento, ma del “mio comandamento”. L’antico precetto dell’amore assume una veste radicalmente nuova e perciò deve essere letto nella luce di Cristo: il suo insegnamento e la singolare testimonianza della sua vita, che giunge fino al dono totale di sé (15,13), diventano la misura dell’amore.  

L’amore che Gesù consegna ai discepoli è segnato dalla gratuità. La parola che oggi meditiamo deve essere letta in stretta continuità con quella che precede: “Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi […] Amatevi gli uni gli altri” (15.9.12). L’amore che il Padre comunica al Figlio si riversa sull’umanità; e l’amore che il Figlio dona ai discepoli si manifesta nell’amore fraterno. Dio non chiede di essere riamato ma gioisce nel vedere che il suo amore entra nel solchi della storia e plasma in modo nuovo le relazioni tra gli uomini. È questo l’amore di Gesù: “Nella croce, si è abbassato fin nell’estrema povertà dell’umana condizione, e tu, o Padre, hai rivelato un amore sconosciuto ai nostri occhi, un amore disposto a donarsi senza chiedere nulla in cambio” (Benedizione nuziale, IV). Alla scuola di Gesù impariamo che l’autentico amore non si consuma in un rapporto esclusivo tra l’io e il tu ma diventa sorgente di vita. Oggi chiediamo la grazia di fare del nostro fragile amore un timido raggio della gratuità di Dio.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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Silvio Longobardi

Silvio Longobardi, presbitero della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, è l’ispiratore del movimento ecclesiale Fraternità di Emmaus. Esperto di pastorale familiare, da più di trent’anni accompagna coppie di sposi a vivere in pienezza la loro vocazione. Autore di numerose pubblicazioni di spiritualità coniugale, cura per il magazine Punto Famiglia la rubrica “Corrispondenza familiare”.

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