Il Vangelo letto in famiglia

CORPUS DOMINI – Anno C – 19 giugno 2022

L’unico bisogno di felicità è Cristo

La solennità del Corpus Domini è di vitale importanza per la Chiesa chiamata ad essere cibo, chiamata ad essere pane fragrante. Riscoprire la centralità dell’Eucaristia, soprattutto in questo tempo di grande fame, ci porterebbe a considerare nuovamente i nostri reali bisogni. Davanti a Gesù Eucaristia in adorazione, nella partecipazione alla Comunione durante la Messa, nell’ascolto e nella meditazione della Parola, si realizza la soddisfazione dell’unico bisogno di felicità, che è bisogno di Cristo.

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 9,11b-17)
In quel tempo, Gesù prese a parlare alle folle del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure.
Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta».
Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». C’erano infatti circa cinquemila uomini.
Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». Fecero così e li fecero sedere tutti quanti.
Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla.
Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.

IL COMMENTO

di don Gianluca Coppola

Questa domenica ci troviamo di fronte a una delle solennità più “popolari” della storia della Chiesa, anche se negli ultimi anni, come tutto ciò che riguarda la vita ecclesiastica, ha subito una certa inflessione. Prima di approfondire la Parola del giorno e ciò che Gesù vuole dirci nel Vangelo, facciamo un umilissimo excursus sulle origini e sul significato di questa solennità. Essa venne istituita nel 1246 in Belgio grazie ad alcune visioni della beata Giuliana di Retine, la quale durante un’apparizione vide un grande cerchio in cui, però, mancava uno spicchio. Questa immagine rappresentava l’anno liturgico, in cui evidentemente non era contemplato un momento dedicato interamente all’Eucaristia. Due anni dopo, il papa Urbano IV estese questa festa a tutta la cristianità, in seguito al miracolo eucaristico di Bolsena, momento in cui dall’ostia uscirono alcune gocce di sangue, a testimoniare la reale presenza di Gesù nella Comunione.

Potremmo chiederci il motivo di una festa dell’Eucarestia, dal momento che già nella settimana santa il giovedì è dedicato a Cristo pane eucaristico. In verità, potremmo affermare che, se nella solennità del Giovedì Santo la Chiesa guarda al mistero dell’istituzione dell’Eucaristia, nel giorno del Corpus Domini l’attenzione si sposta sulla relazione esistente tra Eucaristia e Chiesa, tra il Corpo del Signore e il suo corpo mistico.

La Parola di questa domenica, in modo particolare il racconto evangelico, si sofferma principalmente sul bisogno, o meglio sulla fame. Il passo in questione, infatti, ci invita a riflette sui nostri reali bisogni. «Gesù prese a parlare alle folle del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure». Vediamo dunque come Gesù si trovi davanti a una folla che ha molteplici bisogni: bisogno di cure, di riposo, dal momento che il giorno cominciava a declinare, bisogno di pane, di saziare la propria fame. La prima riflessione che potremmo fare in questa solennità del Corpus Domini è sul nostro reale bisogno. Di cosa hai bisogno? Cosa ti serve per essere felice?

L’uomo, nella sua realtà semplicemente terrena, è una sorta di raccoglitore di bisogni, che purtroppo non si esauriscono mai. Non basta mangiare una sola volta per non avere più fame o bere una sola volta per non avere più sete, non è possibile dormire una sola volta per non sentire più la stanchezza. Possiamo affermare che l’uomo è dipendente dai suoi bisogni, di sicuro non può fare a meno di soddisfarli. E qui comincia, nel Vangelo che proclameremo questa domenica, un gioco di significati che si intrecciano l’uno con l’altro.

La folla, infatti, ha bisogno di guarigione, di cibo, di comprensione. Innanzitutto, comprendiamo dall’atteggiamento di Gesù che c’è una gioia maggiore nell’accorgersi del bisogno dell’altro piuttosto che nel soddisfare le proprie necessità, cosa che gli apostoli credevano di fare congedando la folla. Ma dietro tutto questo c’è un messaggio più grande e ben preciso. Qual è il bisogno della folla, qual è il suo bisogno reale? Mettiamo da parte, per un attimo, i bisogni primari, che senza dubbio vanno ascoltati, come il cibo, l’idratazione e il riposo, bisogni che riguardano la cura del corpo che è cosa gradita a Dio e che dona serenità all’uomo. Dal Vangelo viene fuori che il reale bisogno di quella folla era di essere toccata, di essere guarita da Gesù, di riconoscersi dipendente da Lui, che è il vero pane. Infatti, tutti gli altri bisogni, di qualsiasi natura, non trovano soddisfazione o sovrabbondanza se non nel bisogno di Cristo. Egli, pertanto, non guarda l’uomo come un’appendice lungo il suo cammino, ma come il figlio amato di cui prendersi cura, un figlio che ha dei bisogni che non vanno semplicemente soddisfatti, ma soddisfatti con abbondanza. Il Vangelo, infatti, sostiene: «Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste».

L’abbondanza di cui si parla in questo passo non si esaurisce, proprio come l’amore di Gesù verso coloro che lo seguono e verso l’umanità povera e affamata. Gli apostoli, intrisi della nostra stessa umanità, cercano di risolvere il problema eliminandolo dalla loro vista, atteggiamento che spesso assumiamo anche noi. Ma il risultato è una grande tristezza, una grande ansia che deriva dalla costatazione di avere non soltanto una stanchezza fisica e mentale, ma anche di possedere mezzi insufficienti per soddisfare i bisogni propri e dell’altro. Ma come ben sappiamo, l’ansia e la stanchezza non sono mai buone consigliere. Per questo motivo, Gesù ci insegna che c’è più gioia nel dare che nel ricevere. «Voi stessi date loro da mangiare», dice ai suoi discepoli, ma anche alla Chiesa, sottolineando che l’Eucarestia insegna di essere innanzitutto cibo, di essere pane spezzato per chi ha fame. Nella frase rivolta ai discepoli, c’è un duplice significato. Gesù infatti invita ciascuno di noi a dare da mangiare a chi non ne ha, anche se pensiamo di non avere mezzi sufficienti; ma invita anche a dare da mangiare nel senso di donare tutta la nostra stessa vita a chi ne ha bisogno. Di qui capiamo che la solennità del Corpus Domini è di vitale importanza per la Chiesa chiamata ad essere cibo, chiamata ad essere pane fragrante. Riscoprire la centralità dell’Eucaristia, soprattutto in questo tempo di grande fame, ci porterebbe a considerare nuovamente i nostri reali bisogni. Allora, davanti a Gesù Eucaristia in adorazione, nella partecipazione alla Comunione durante la Messa, nell’ascolto e nella meditazione della Parola, si realizza la soddisfazione dell’unico bisogno di felicità, che è bisogno di Cristo.

Che questa solennità, dopo gli anni difficili che abbiamo vissuto e stiamo ancora vivendo, possa riportare nel nostro cuore il giusto ordine delle cose: al centro il Cristo, che è vivo e reale nella Chiesa anche attraverso l’Eucaristia, e ai suoi piedi ciascuno di noi, spesso resi dalle nostre ansie e paure, a volte incapaci di prendere giuste decisioni, sicuramente spaventati da ciò che viviamo, ma con Cristo finalmente pronti a ricevere la sua grazia con abbondanza. Che questa solennità significhi, anche per ciascuno di noi, riscoprire la necessità di dare, nelle nostre giornate, il giusto tempo all’adorazione eucaristica e alla Messa.




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Gianluca Coppola

Gianluca Coppola (1982) è presbitero della Diocesi di Napoli. Ha la passione per i giovani e l’evangelizzazione. È stato ordinato sacerdote il 29 aprile 2012 dopo aver conseguito il baccellierato in Sacra Teologia nel giugno del 2011. Dopo il primo incarico da vicario parrocchiale nella Chiesa di Maria Santissima della Salute in Portici (NA), è attualmente parroco dell’Immacolata Concezione in Portici. Con Editrice Punto Famiglia ha pubblicato Dalla sopravvivenza alla vita. Lettere di un prete ai giovani sulle domande essenziali (2019) e Sono venuto a portare il fuoco sulla terra (2020).

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