22 Giugno 2022

Evitare le falsificazioni

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 7,15-20)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci! Dai loro frutti li riconoscerete.
Si raccoglie forse uva dagli spini, o fichi dai rovi? Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni.
Ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. Dai loro frutti dunque li riconoscerete».

Il commento

Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci” (7,15). L’insegnamento di Gesù giunge a noi come un ammonimento. È bene dirlo subito: non è per niente facile individuare i falsari. Il Vangelo offre un criterio piuttosto generico: “Dai loro frutti li riconoscerete” (7,16). Per esperienza possiamo dire che anche un falso profeta – e spesso proprio lui – può portare frutti apparenti di bene e così ingannare il giudizio degli uomini.  L’ammonimento evangelico è lo specchio di una difficoltà presente anche nella Chiesa primitiva dove tanti erano i predicatori ma non tutti desiderosi di annunciare il Vangelo, fra i numerosi e santi apostoli s’intrufolavano anche i furbi, quelli che, invece di servire il Vangelo, si servivano del Vangelo. Nella Didaché, un documento che risale ai primi decenni del cristianesimo, c’è un intero capitolo dedicato ai profeti e ai falsi profeti, segno evidente di una preoccupazione molto sentita. Leggiamo tra l’altro: “Non tutti quelli che parlano per ispirazione sono profeti, ma solo coloro che praticano i costumi del Signore. Dai costumi, dunque, si distingueranno il falso profeta e il profeta” (XI, 8). Mi sembra un criterio di più immediata applicazione. È falso profeta chi parla di Dio ma non vive di Dio, chi usa l’autorità di Dio per attirare consenso, chi si serve di Dio per raggiungere un proprio interesse o un proprio vantaggio, chi adatta la verità del Vangelo alla mentalità del mondo, chi non si preoccupa di far concordare la sua vita con la parola che annuncia. Sì, un profeta si riconosce dai frutti ma il primo e più significativo frutto è quello di una vita umile e povera in cui l’io scompare per fare posto a Dio.

Il Vangelo chiede di essere vigilanti per riconoscere le falsificazioni. Dobbiamo stare attenti: anche noi possiamo diventare falsi profeti e ingannare gli uomini. Preoccupiamoci perciò di stare dinanzi a Dio ed essere ben radicati in Lui. Quanto più abbiamo una responsabilità tanto più dobbiamo chiedere la grazia di donare agli altri l’acqua viva che sgorga dal santuario di Dio.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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Silvio Longobardi

Silvio Longobardi, presbitero della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, è l’ispiratore del movimento ecclesiale Fraternità di Emmaus. Esperto di pastorale familiare, da più di trent’anni accompagna coppie di sposi a vivere in pienezza la loro vocazione. Autore di numerose pubblicazioni di spiritualità coniugale, cura per il magazine Punto Famiglia la rubrica “Corrispondenza familiare”.

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