X Incontro Mondiale delle Famiglie

X Incontro Mondiale delle Famiglie”, una storia scritta da santi che porterà frutto

Da oggi fino al 26 giugno si terrà il “X Incontro Mondiale delle Famiglie”. Sotto la protezione dei beati Beltrame Quattrocchi, si parlerà di amore coniugale, di paternità, di maternità, in una sola parola si parlerà di famiglia, esattamente quello che il mondo sembra non voler sentire.  

Inizia oggi il X Incontro Mondiale delle Famiglie e durerà fino al 26 giugno. Abbiamo dovuto attendere un anno a causa della pandemia da Covid 19, ma finalmente ci siamo. Come annunciato con un video messaggio da Papa Francesco, si terrà in forma “multicentrica e diffusa” e avrà delle caratteristiche diverse rispetto agli incontri degli anni precedenti. (Scarica qui il programma)

A Roma si terrà l’appuntamento principale, a cui interverranno i delegati delle Conferenze episcopali di tutto il mondo nonché i rappresentanti dei movimenti internazionali impegnati nella pastorale familiare. Ciascuna diocesi è chiamata a partecipare organizzando eventi nelle proprie comunità. Obiettivo? Accendere i riflettori sulla famiglia. Alimentare la riflessione sociale, etica e spirituale intorno a quella che si può definire, a buon diritto, la cellula fondamentale della società.

Patroni dell’Incontro una coppia di beati, Luigi e Maria Beltrame Quattrocchi. Lo aveva annunciato lo scorso 31 maggio, il Cardinale vicario Angelo De Donatis con una lettera alle famiglie, diffusa durante la conferenza stampa nella Sala Stampa vaticana. 

Sono la “prima coppia di sposi a essere beatificata dalla Chiesa cattolica, il 21 ottobre del 2011 da san Giovanni Paolo II”, li presentano così Gigi De Palo e Annachiara Gambini, rappresentanti della Pastorale familiare della diocesi di Roma. “Il loro impegno non si esaurì semplicemente nell’accogliere e nell’educare i figli. Furono dediti al servizio e al Bene Comune fin dall’inizio del loro matrimonio. Di fatto iniziarono la pastorale familiare a Roma, proponendo incontri e accompagnamento per fidanzati e sposi. Il loro esempio è una chiamata a quella santità normale, alla classe media della santità, come direbbe Papa Francesco. Quella delle famiglie”.

Tante le testimonianze raccolte per l’evento. Quella che più mi colpisce è l’esperienza di Viviana. Madre nella carne e nello spirito. La sua storia è stata magistralmente raccontata attraverso il cortometraggio realizzato dal regista Antonio Antonelli. Quando Zhanna, mamma fuggita da Leopoli a causa della guerra, bussa alla porta della sua casa con in braccio il piccolo David, di 5 anni, Viviana e Marco, suo marito, non esitano un solo istante. La accolgono, le offrono riparo, protezione e sicurezza. “Ci sono tanti modi per diventare madre – osserva Viviana –. La cosa che ho capito è che se il Signore ci ha fatti diversi, uomini e donne, è perché questa specificità della maternità noi siamo chiamati a viverla fino in fondo. E le vere donne che ho conosciuto, in qualche modo questa maternità l’hanno vissuta fino in fondo. Con uno, due, cinque o nessun figlio”. (Clicca qui per vedere il cortometraggio)

Una testimonianza toccante sul senso di essere donna e di essere madre in un’epoca che pare quasi voler cancellare questa essenza. Una testimonianza che si inscrive nel solco della catechesi “Padri e Madri”, tra i materiali preparatori dell’Incontro Mondiale.

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“Ogni volta che un padre e una madre accolgono una vita e la custodiscono, ogni volta che si perdonano e riprendono il loro cammino, essi portano il Cielo sulla terra. In quel momento, infatti, è lo Spirito Santo che agisce in loro”. Questo si legge nella catechesi e questo è il piccolo miracolo che ha compiuto mamma Viviana, ma quante sono le madri nel mondo che realizzano questo miracolo ogni giorno! Lo fanno nel nascondimento e la cronaca non perde tempo a raccontare le loro storie di eroico, ordinario amore. Fa più audience l’esperienza di madri assassine. E allora se è vero che ogni albero buono si riconosce dai suoi frutti, ecco il primo frutto buono di questo evento: la possibilità di raccontare e di scoprire tutto il bene che c’è, da un lato all’altro del globo, sotto il segno della famiglia. L’occasione di fare dell’amore, della donazione gratuita e incondizionata, del papà e della mamma la notizia di cronaca più interessante e ambita.  

Con la certezza nel cuore che questo Incontro sia la risposta ad una chiamata da Dio, mi domando: cosa mi aspetto da questo evento? Cosa cambierà dopo? Dalla mia prospettiva di donna, sposa e madre vorrei davvero che questo grande Incontro mondiale risvegli la fiducia nella famiglia. Non posso desiderare ciò di cui non mi fido: le nascite in calo, i livelli di separazione e divorzi sono solo una conseguenza quasi naturale della sfiducia nel concetto di famiglia. Forse i cambiamenti che questo evento porterà non saranno immediatamente tangibili, ma appartengono ad una trama che parte da Amoris Laetitia e conclude un anno di riflessione intorno a questo tema. Appartengono a quella formidabile riscoperta del valore della famiglia intensamente voluta da San Giovanni Paolo II. Siamo dunque figli di una storia scritta da Santi e tutto questo non può non portare frutto.




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Ida Giangrande

Ida Giangrande, 1979, è nata a Palestrina (RM) e attualmente vive a Napoli. Sposata e madre di due figlie, è laureata in Lettere Moderne presso l’Università degli Studi di Napoli, Federico II. Ha iniziato a scrivere per il giornale locale del paese in cui vive e attualmente collabora con la rivista Punto Famiglia. Appassionata di storia, letteratura e teatro, è specializzata in Studi Italianistici e Glottodidattici. Ha pubblicato il romanzo Sangue indiano (Edizioni Il Filo, 2010) e Ti ho visto nel buio (Editrice Punto famiglia, 2014).


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