Un turno in Rianimazione è come trascorrere una giornata sul Calvario…

di F.C.

Sono un medico. Lavoro in Rianimazione. Sì, in quel reparto dove tutto è sospeso tra la vita e la morte. Ed è proprio lì che ho compreso il senso del dolore e soprattutto il valore della croce di Gesù Cristo.

Passeggiando sul Calvario della Rianimazione in cui lavoro si incontrano diversi Gesù Cristo. Non è difficile riconoscerlo nel loro volto sofferente e sfigurato e in un corpo danneggiato ai livelli estremi. Sono uomini e donne, di tutte le età, che per una serie concatenata di eventi, che noi diremo sfortunati, si trovano in bilico tra la vita e la morte, in un filo sottilissimo rappresentato da macchinari a cui viene affidato l’arduo compito di mantenere e custodire le funzioni vitali, in un equilibrio instabile che volge verso il miglioramento o il peggioramento in modo assolutamente imprevedibile.

I medici rianimatori sono gli orchestrai di questi fili, studiano tutto il giorno per capire qual è il livello migliore per mantenere l’equilibrio. Tuttavia sappiamo bene che il Direttore d’orchestra è un Altro, per cui situazioni irreversibili talvolta migliorano e altre peggiorano senza che ce ne accorgiamo.
Alcuni pazienti sono incoscienti, altri invece sono svegli, comprendono tutto ma non sono in grado di respirare da soli.

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Come il signor Enzo, un paziente ricoverato da quasi un mese. Ha una tracheostomia ed è collegato al ventilatore, ma è sveglio e cerca perciò in tutti i modi di comunicare con noi. Muove le labbra per farsi capire, compie gesti con le mani. “Non ce la faccio più” mi ha detto ieri e quando sono andata a salutarlo “Voglio piangere”. Ho tirato fuori l’immagine di Santa Teresa, l’ha baciata e mi ha guardato con gli occhi carichi di sofferenza.

In lui ho visto una sofferenza indicibile, ogni parola di consolazione poteva apparire come una vera bestemmia. Il suo è un dolore quasi senza senso, è in “trappola” in un corpo che non gli permette di respirare senza macchine. Ma il senso di tutto questo è proprio nell’immagine del Crocifisso sofferente, immagine rigorosamente assente negli ambienti della Rianimazione, ma che raccoglie tutti i dolori del mondo e li rende preziosi. Sì, anche un dolore insopportabile è prezioso, perché è lo stesso che ha provato Gesù per l’umanità.




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