29 Luglio 2022

Protagonismo malato

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 10,38-42)
In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò.
Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi.
Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».

Il commento

Entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò” (10,38). In questo racconto Marta non fa una bella figura. È vero che fin dall’inizio appare come la perfetta padrona di casa, occupa un ruolo di primo piano, non solo accoglie Gesù e i discepoli, ma si preoccupa di rendere più gradevole il loro soggiorno e s’impegna con premura e responsabilità per dare al profeta di Dio la più amabile accoglienza. E tuttavia, malgrado le buone intenzioni, il legittimo e doveroso desiderio di servire finisce per alimentare un protagonismo malato. Marta si sente importante, troppo importante. Sospinta da questa consapevolezza ad un certo punto si accosta a Gesù. L’evangelista dice, “si fece avanti” (10,40), in greco troviamo un verbo [epistimi], che letteralmente significa “stare sopra”. Marta, non va da Gesù con l’umiltà di chi fa notare qualcosa e/o chiede qualcosa, nelle sue parole s’intravede l’arroganza, la pretesa di dire al Maestro ciò che va fatto. Insomma, si mette al posto del Maestro. È l’errore più grande, quello che non raramente tutti commettiamo.

Fino a quel momento, Gesù ha visto Marta indaffarata e affannata. Ha lasciato fare, un buon Maestro non deve intervenire su ogni cosa. Ma quando viene chiamato in causa, non può tacere né limitarsi a rispondere con un sorriso per compiacere colei che lo accoglie. Potrebbe cercare un compromesso, cioè una parola che non mortifica Marta. Non è questa la strada che sceglie perché c’è in gioco una verità essenziale per la fede: l’identità del discepolo e il suo rapporto con il Maestro. Marta rischia di dare ai suoi pensieri un valore eccessivo trascurando l’autorità che spetta al Rabbì. Gesù corregge questa presunzione. È un rischio che corriamo anche noi tutte le volte che siamo talmente certi di aver ragione da giudicare tutto e tutti. L’ultima parola di questa pagina evangelica è quella di Gesù che presenta Maria come icona fedele del discepolo (10,42). Una vera mortificazione per Marta che ascolta e obbedisce. In fondo, è questa la premessa per una vita santa.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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Silvio Longobardi

Silvio Longobardi, presbitero della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, è l’ispiratore del movimento ecclesiale Fraternità di Emmaus. Esperto di pastorale familiare, da più di trent’anni accompagna coppie di sposi a vivere in pienezza la loro vocazione. Autore di numerose pubblicazioni di spiritualità coniugale, cura per il magazine Punto Famiglia la rubrica “Corrispondenza familiare”.

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