Sento spesso espressioni del tipo: “Vorrei trascorrere un tempo di solitudine e di pace”, “vorrei andare a rinchiudermi in un convento su quell’altura per un paio di giorni”. La stanchezza quella mentale prima che fisica, manda segnali e chiede spazio ma attenti a non confondere la solitudine con l’ozio o la cessata attività. La pace interiore è una conquista che non si ottiene silenziando i rumori esterni o rifugiandosi in una cella. È un’illusione, anzi proprio in quei momenti riaffiorano ricordi, ferite, parole accantonate e si rischia se non opportunamente accompagnati, di trascorrere il tempo a silenziare le voci interiori e si ritorna più stanchi di prima.
Ho compreso a mie spese che dovunque andiamo ci portiamo dietro i fardelli del nostro cuore solo che scegliamo per un certo tempo di prenderli e deporli ai piedi di un Altro, in silenzio, solo per una sosta, senza chiedere di poterli lasciare lì come una valigia dimenticata alla stazione, chiediamo solo di riprendere il cammino con lo stesso fardello ma con il cuore leggero.
È Lui che ci ha detto: “Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me…”. Ecco il tempo del riposo è questo: imparare da Lui, fare come Lui o meglio far fare a Lui.
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stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).
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