Adoro leggere la nascita del profeta Samuele, i suoi genitori, Elkana e Anna, si amavano molto. Elkana soffriva per lei, avrebbe voluto colmare con il suo amore il grembo sterile di Anna: “Non sono io meglio di dieci figli?”. Il Signore ascolta le loro suppliche e dona un figlio maschio, Samuele appunto.
Ognuno di noi è frutto di un amore, a volte molto intenso altre travagliato ma dobbiamo pacificare il nostro cuore rispetto alla storia personale da cui proveniamo e ringraziare il Signore perché siamo al mondo. Anche questo è un segno di maturità.
Se lo sguardo al passato ancora ci ferisce, dobbiamo utilizzare quel dolore per essere persone migliori. È vero le radici formano. Avere avuto una storia grande d’amore dalla quale siamo stati generati e accuditi ci ha resi più forti ma se così non è stato per qualcuno, alziamo lo sguardo dalle nostre ferite e siamo genitori che innanzitutto si amano. Dio ascolta e accompagna il nostro desiderio di bene.
La fede ci fa fare questi passaggi decisivi. Non ci imprigiona nei nostri fallimenti, non ci rinchiude nelle nostre incapacità, non ci rende schiavi del passato. Con ognuno di noi Dio scrive una storia nuova, che profuma di bene, che illumina chi ci circonda.
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Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).
Giovanna Abbagnara
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