Gli amori estivi? Non “sbottonatevi” troppo

coppia

In estate si sa, complice il mare, il sole e quello squisito clima di leggerezza nascono tantissimi amori. Ma cosa ne è al ritorno dalle vacanze? Quando l’amore deve fare i conti con la quotidianità diventa concretezza. Dunque attenzione a non “sbottonarvi” troppo nel vero senso della parola. 

Oggi vi racconto la storia di Sara (nome di fantasia). Una ragazza stupenda, gli occhi come due gemme verde smeraldo, luminosi come i capelli biondissimi. Un sorriso solare e tanta, tanta voglia di vivere. Dopo un anno trascorso a studiare e studiare, ancora e ancora, la nostra Sara voleva godersi le sue meritate vacanze, e come darle torto. I suoi genitori avevano presso in affitto un monolocale sulla Riviera Ligure. Qui la movida è dinamica e grondante di baldi giovani desiderosi di lasciarsi andare, di strafare. Perché la prima cosa che si perde in estate sono proprio i freni inibitori. Come se in vacanza ci si possa permettere di tutto, come se in estate fosse tutto permesso. Non è così. 

Quel “pensavo fosse amore e invece era… un calesse” si addice alla storia di Sara. Aveva vent’anni in quell’estate e lui 24. Si conobbero in discoteca. Dopo un paio d’ore il primo bacio sulla riva del mare, quando la spiaggia è deserta e in lontananza si avvertono solo l’eco della musica e il tintinnio dei bicchieri dei bar.

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Per lui non c’era ragione di fermarsi al bacio. Era già pronto per andare oltre, molto oltre, ma per Sara non era così. Nonostante avesse un paio di storie naufragate alle spalle, la ragazza era ancora vergine. Non aveva mai voluto lasciarsi andare completamente. Nel raccontami la sua storia mi dice solo che semplicemente non si era mai sentita pronta per farlo. Per lei il sesso non era una stretta di mano o un banale gioco di società. Era qualcosa di più, ma non sapeva dirlo a parole. Tuttavia lui non era d’accordo, e più la teneva tra le braccia più ne approfittava per convincerla a cedere anche l’errore era una leva di propulsione su cui lui faceva leva, continuava a ripetere che anche sbagliare era normale alla loro età. Come se ci fosse un’età in cui sbagliare è concesso! L’errore rimane sempre un errore. Può scivolare via senza conseguenze o lasciare segni indelebili.

Sara si lasciò andare. Era convinta che la storia non sarebbe finita là, che sarebbe andata avanti anche quando le vacanze sarebbero finite. Ma si sbagliava. Tornati a casa non ottenne che un paio di telefonate da quel ragazzo a cui aveva donato la sua verginità, poi niente più e anzi, cominciò anche a non rispondere al telefono quando era lei a chiamarlo. Testarda Sara decise di andare a trovarlo nella sua città e lo fece sul serio. Salì sul primo treno, lo raggiunse con l’ansia di riabbracciarlo ma quando lo vide lui era palesemente cambiato. Niente più romanticismo o coccole, solo freddezza e austerità. “Non te la prendere. Queste storie sono belle perché sono estive. Succede!” disse facendo spallucce, “ci siamo divertiti”. In quel momento Sara conobbe un uomo completamente diverso e tornò a casa senza proferire parola. 

Restò chiusa, per giorni e giorni, in un silenzio granitico. All’esterno era sempre la stessa Sara ma interiormente qualcosa era cambiato.  Aveva tagliato il nastro bianco della sua femminilità, aperto la porta al ladro ed era proprio così che si sentiva, derubata di una ricchezza insondabile. Non era un fatto morale, non bastava semplicemente dimenticarsene, era proprio una questione fisica. Durante un rapporto sessuale una donna concede un contatto tanto intimo da non condividerlo nemmeno con il genitore nella vita. Il sesso non è una cosa superficiale, appartiene al linguaggio dell’amore e senza questo è semplicemente un’appropriazione indebita. Un torto che si fa a sé stessi, ci si concede per divertimento di qualcuno nell’illusione dell’amore e il piacere che ne puoi ricavare tu è questione di minuti, una parentesi che si apre e si chiude troppo in fretta per lasciare traccia. Sara aveva 21 anni quando mi ha raccontato questa storia eppure nel suo cuore mi disse di essere cresciuta all’improvviso dopo quell’esperienza e senza il tempo necessario per una reale evoluzione. 

Solo nel solco di un progetto di vita insieme, di una storia d’amore concreta il sesso trova il suo significato più autentico, diventa qualcosa di più di un orgasmo, si trasforma in un alimento che nutre la relazione e la fa diventare sempre più intima e profonda. È questo il messaggio che Sara vuole lanciare alle ragazze della sua età e magari anche più piccole: l’estate è tempo di leggerezza e di avventure, ma attenzione alcune avventure rischiano di segnarti per sempre, quindi “non sbottonatevi troppo”. 




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Ida Giangrande

Ida Giangrande, 1979, è nata a Palestrina (RM) e attualmente vive a Napoli. Sposata e madre di due figlie, è laureata in Lettere Moderne presso l’Università degli Studi di Napoli, Federico II. Ha iniziato a scrivere per il giornale locale del paese in cui vive e attualmente collabora con la rivista Punto Famiglia. Appassionata di storia, letteratura e teatro, è specializzata in Studi Italianistici e Glottodidattici. Ha pubblicato il romanzo Sangue indiano (Edizioni Il Filo, 2010) e Ti ho visto nel buio (Editrice Punto famiglia, 2014).

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