Sacramento del matrimonio

“Prima di sposarci non sapevamo che il sacramento del matrimonio fosse così potente”

matrimonio

Spesso chi si sposa in Chiesa non è consapevole della reale portata del sacramento del matrimonio. Michele e di Serena sono una coppia di sposi che ha sperimentato la potenza del sacramento e da coniugi offrono delle provocazioni molto interessanti. 

“Lo Spirito Santo vi guiderà alla Verità tutta intera”, dice Gesù (Gv 16,12-15) e non posso fare a meno di credere che questo sia il tempo in cui comincia ad emergere, in tutta la sua meravigliosa complessità, la verità sulla relazione tra l’uomo e la donna, la verità sul matrimonio, la verità sulla famiglia. E, per noi cristiani, la verità sul sacramento del matrimonio.

So bene quanto la famiglia sia attaccata, so bene quanta confusione ci sia sul valore del corpo e sulla dignità del sesso… ma proprio per questo dobbiamo avere la certezza che sia anche il momento più propizio per annunciare la bellezza, la gioia, della spiritualità coniugale…   

Capita che anche chi si sposa in Chiesa non sia consapevole della reale portata del sacramento del matrimonio. Ecco perché ho deciso di dedicare lo spazio di questo articolo al racconto di due coniugi che ne hanno sperimentato la potenza. 

Siamo Serena e Michele, viviamo nel centro Italia, siamo sposati da sei anni e abbiamo due bimbi. Dopo aver vissuto tre anni di fidanzamento in castità, ci siamo sposati consapevoli di ricevere il sigillo e la benedizione del Signore. Ammettiamo, però, di esserci uniti in matrimonio senza conoscere la reale portata del sacramento. O meglio, la conoscevamo nella teoria (io, Serena, ho studiato teologia e ho seguito vari corsi sull’amore tra uomo e donna), ma ci siamo resi conto di quanto il sacramento rendesse presente Cristo tra noi solo quando ci siamo trovati a ricorrere con fede a questo sacramento.

Un conto è sapere nella teoria che Gesù c’è, un conto è vederlo agire, vederlo rinnovare il tuo matrimonio ogni volta che l’amore muore, vederlo lavorare per te. Cristo sostiene concretamente il nostro amore, soprattutto quando noi molleremmo tutto. E percepiamo una differenza abissale rispetto al fidanzamento… 

Vorrei fare solo alcuni esempi…

  1. Prima di sposarci eravamo molto meno capaci di perdono. Gli amici ci dicono: “Col tempo è sempre più difficile perdonarsi”. Se ci pensiamo bene, è logico. I torti si accumulano, la pazienza si esaurisce, ci si stanca di vedere sempre gli stessi difetti… Per noi, però, è stato il contrario. Ci amiamo più ora di quando eravamo fidanzati e ci perdoniamo con più facilità. Abbiamo imparato a mettere Gesù al centro dei nostri litigi e dissapori. A volte, con una semplice invocazione spontanea: “Gesù, tu che ci hai uniti in matrimonio, aiutaci a tornare uniti anche in questo momento. Fai tornare la comunione tra noi, anzi, accrescila”. E la pace – spesso dopo esserci messi in discussione entrambi – torna. È Gesù che ci aiuta a tornare sereni, a capirci. Abbiamo capito che nulla può davvero strappare dalle mani di Cristo il nostro matrimonio, se noi glielo consegniamo ogni giorno. 

Non è una formula magica, ma un atto di fede. Significa chiamare in causa Colui che ci ha unito e non pretendere di risolvere le cose da soli. 

  1. Il sacramento ci ha aiutati a non soccombere in un momento di lutto. Certamente la vita sa essere dura. Non sempre si ha lucidità per pregare… per ricorrere a Dio. Ma Lui non ci abbandona nemmeno in quei periodi. Quando ho perso mia madre dovevo elaborare la sua mancanza mentre ero, contemporaneamente, alle prese con due figli piccoli. Mio marito non era perfettamente in grado di capire come mi sentissi, mi sembrava indelicato in ogni cosa che facesse o dicesse. L’intimità fisica tra noi non c’era più… e stavamo crollando. È stato un momento (durato mesi) difficile. Io non provavo più nulla per lui, stremata com’ero dalla vita, dalla fatica. Ricordo di avergli detto: “Se non avevamo ricevuto il sacramento del matrimonio probabilmente la nostra relazione non avrebbe retto”. 

Pur nel buio più totale, però, entrambi conservavamo la fede in quel sigillo, in quella presenza concreta di Cristo. E la nostra relazione non solo ha retto, ma è rifiorita. Siamo usciti da quel periodo di prova più forti, più uniti… è così quando scegli di sposarti con un Dio che si fa mettere in croce, ma poi esce dal sepolcro vittorioso.

  1. Il sacramento del matrimonio ci aiuta nella sfera della sessualità. Abbiamo scoperto che l’atto coniugale è il momento in cui la coppia di sposi celebra il sacramento e lo rinnova. È il momento della donazione totale all’altro e gli sposi non solo godono dello stare insieme, ma vedono effondersi la grazia dello Spirito Santo. Se Giovanni Paolo II lo annunciava con forza, noi lo vediamo concretamente nella nostra vita. L’intimità coniugale è essenziale: ci aiuta a restare in comunione, in mezzo alle incombenze della vita. Proviamo profonda tristezza quando sentiamo di coppie di amici sposate che non riescono ad avere rapporti. Sappiamo bene che essendo un’esplosione di grazie, il demonio tenta di impedire proprio la vita sessuale degli sposi. Al contrario se per molto tempo non si vive l’intimità, l’alleanza si incrina, o peggio si rompe. Si diventa sempre più insofferenti l’uno verso l’altra (abbiamo notato che dove non c’è intimità l’uomo tende ad evadere dalla relazione con la moglie, la donna tende a umiliare il marito). 

Ci possono essere mille motivi per cui non ci si sente in grado di avere rapporti sessuali, ma dobbiamo ricordare anche in questo caso che non siamo soli. Colui che ci ha unito in una sola carne, sostiene l’intimità. Quando io e mio marito sperimentiamo maggiore fatica in questo ambito chiediamo a Gesù stesso la grazia: “In virtù del sacramento del matrimonio, Signore, aiutaci a unirci”

Non abbiate paura, non abbiate vergogna. Il letto sponsale è come un altare, dove vi donate l’un l’altra. E l’atto sessuale, vissuto nella grazia, è una vera liturgia… Provare (e pregare) per credere!




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Cecilia Galatolo

Cecilia Galatolo, nata ad Ancona il 17 aprile 1992, è sposata e madre di due bambini. Collabora con l'editore Mimep Docete. È autrice di vari libri, tra cui "Sei nato originale non vivere da fotocopia" (dedicato al Beato Carlo Acutis). In particolare, si occupa di raccontare attraverso dei romanzi le storie dei santi. L'ultimo è "Amando scoprirai la tua strada", in cui emerge la storia della futura beata Sandra Sabattini. Ricercatrice per il gruppo di ricerca internazionale Family and Media, collabora anche con il settimanale della Diocesi di Jesi, col portale Korazym e Radio Giovani Arcobaleno. Attualmente cura per Punto Famiglia una rubrica sulla sessualità innestata nella vocazione cristiana del matrimonio.

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