Non restiamo imprigionate nel passato

Dicono che scrivere sia terapeutico. Aiuti a tirare fuori la parte migliore o peggiore di te e a prenderne coscienza. È forse per questo che comincio a scrivere questo diario. Ho bisogno di parlare, di raccontarmi, di capire quel groviglio di emozioni e pensieri che sulla soglia della menopausa occupa il mio cuore e il mio tempo che – diciamolo pure senza giri di parole – non ho o non voglio avere. 

Per scaricare la tensione della giornata, ho deciso di rimettere a posto l’armadio del ripostiglio. Sì, lo so, ho un armadio anche in quel metro e mezzo di stanza, ma cosa ci posso fare se i vestiti sono una delle mie debolezze? Il problema è – come dice mia madre – che ogni tanto dovrei fare un po’ di scarto. Togliere quelli che non metto più. Ma, detto tra noi, faccio una fatica immensa. Quelli che non metto più sono quelli che non mi entrano più! Come quel jeans bellissimo comprato su una bancarella al mercato o quella gonna di filet che andava così di moda quando ero una diciottenne. Li conservo come un monito così ad ogni nuovo anno ho un motivo in più per rinnovare l’impegno a dimagrire e a fare un po’ di sport. Perché a tornare giovani credo che nessuno ci sia mai riuscito. O no? 

Ed è proprio la questione che oggi vorrei affrontare con voi: la fuga dal presente. Viviamo spesso come prigioniere del passato. Incastrate nei sogni e negli ideali di un’età che evidentemente non ritorna. Rincorrendo un’immagine di noi – con una pelle levigata e senza rughe – che, nonostante tutti i tentativi di mantenere viva con creme ultra-idratanti e trattamenti a base di botulino, non credo riemergerà. Così come rincorriamo un corpo che non abbiamo più, allo stesso modo restiamo attaccati come le tartarughe ninja all’idea delle relazioni. Di come cioè doveva o dovrebbe andare il mio matrimonio, o l’amicizia con quell’amica del cuore o con i figli. Spesso le più grandi sofferenze derivano proprio da quel senso di frustrazione che ci portiamo dentro. Senza saperlo lo nutriamo giorno per giorno o ignorandolo e dunque sacrificandoci come crocerossine in guerra o amplificandolo, rinchiudendoci nel nostro “giusto” soffrire. 

Come uscire da questo dilemma? In un libro molto bello che consiglio a tutte – La scelta di Enea di Luigi Maria Epicoco – che ho letto quest’estate il giovane sacerdote intreccia la vicenda di Enea contenuta nel celebre poema di Virgilio con le domande esistenziali del nostro tempo. Tra tutte la necessità di riconsiderare la vera domanda di senso che tutti dovremmo porci: da dove vengo? Qual è il mio punto di partenza? Aggiungo: qual è la mia vocazione? A partire da questa domanda devo riconsiderare tutto il mio passato e le esperienze vissute non solo per analizzare tout court – per questo basta la psicologia – ma per trasformarle in memoria grata. Per questo è necessaria la fede. Quello sguardo cioè che ricostruisce il filo della nostra vita un “filo di Provvidenza e di bene” che ci aiuta a canalizzare tutte le nostre energie sul presente. E che cos’è quella forza, quella capacità che ci muove per vivere il presente senza restare attaccati al passato e alle sue illusioni? Sembra banale dirlo ma è l’amore. È l’amore che ci libera dalla prigione del passato che ci fa sentire vittime e ci introduce in un presente dove siamo chiamate a vivere da protagoniste della nostra storia e della nostra vocazione. 

Il marito, dunque, non è così attento come lo avremmo desiderato? Il figlio non è un campione nell’ordine nonostante da piccolo facevamo in modo che dopo il gioco mettesse a posto la sua cameretta? Bene, non abbiamo fallito in nulla. Il viaggio del nostro matrimonio non è compromesso. Ogni giorno ricomincerò con più pazienza e meno attese. Nella certezza che in quest’oggi devo amare e donarmi. 

Lo diceva meravigliosamente la mia piccola santa Teresa in una sua poesia: “Tu lo sai, mio Dio, che per amarti sulla terra non ho altro che l’oggi!”. Facciamo nostre le sue parole, viviamo la nostra vocazione in questa cornice e insieme a lei ogni giorno possiamo pregare il buon Dio: “Io non ho che quest’oggi mio fuggitivo per darti in frutto d’amore questo grappolo di cui ogni chicco è un’anima: dammi tu il fuoco di un Apostolo, Gesù, e sia oggi!”.

Scrivimi a: giovanna.abbagnara@gmail.com




Aiutaci a continuare la nostra missione: contagiare la famiglia della buona notizia

Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).

CONTINUA A LEGGERE



Giovanna Abbagnara

Giovanna Abbagnara, è sposata con Gerardo dal 1999 e ha un figlio, Luca. Giornalista e scrittrice, dal 2008 è direttore responsabile di Punto Famiglia, rivista di tematiche familiari. Con Editrice Punto Famiglia ha pubblicato: Il mio Giubileo della Misericordia. (2016), Benvenuti a Casa Martin (2017), Abbiamo visto la Mamma del Cielo (2016), Il mio presepe in famiglia (2017), #Trova la perla preziosa (2018), Vivere la Prima Eucaristia in famiglia (2018), La Prima Comunione di nostro figlio (2018), Voi siete l'adesso di Dio (2019), Ai piedi del suo Amore (2020), Le avventure di Emanuele e del suo amico Gesù (2020), In vacanza con Dio (2022).

ANNUNCIO

ANNUNCIO

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Per commentare bisogna accettare l'informativa sulla privacy.