Il Regno Unito ieri ha dato l’ultimo addio alla regina, la madre di tutti che è rimasta sul trono per 70 anni. Lo ha fatto con una cerimonia sfarzosa e in grande stile nonostante l’inflazione e la crisi economica del Paese. Nell’abbazia di Westminster, fin dal mattino, i capi di Stato e di governo e i reali sono arrivati dai quattro angoli del pianeta. Tutto ha funzionato come un orologio, in perfetto orario. E anche la folla ha risposto alle attese. Centinaia di migliaia di persone si sono riversate per le strade di Londra e 40 chilometri di folla ai lati della strada hanno accompagnato la sovrana a Windsor per essere seppellita accanto al marito, ai genitori e alla sorella nella Cappella di San Giorgio.
Qui nella cripta si è conclusa la “seconda era elisabettiana” quando il Lord Ciambellano ha rotto il ‘bastone del comando’ e lo ha messo sulla bara della defunta regina. Poco prima, il gioielliere della casa reale aveva rimosso dalla bara lo scettro, il globo crucigero e la preziosa corona imperiale. Davanti alla morte cade il potere temporale, si congedano i privilegi, resta la donna, la madre, la nonna. E il caro Totò fa capolino nella mia mente con la sua celebre ‘A livella: “Sti ppagliacciate ‘e ffanno sulo ‘e vive: nuje simmo serie…appartenimmo à morte!” (“Queste differenze tra ricchi e poveri li fanno solo i vivi: siamo seri …noi apparteniamo alla morte”). Ed è proprio davanti alla morte che ci accorgiamo che non ci sono più differenze. Che il re è solo Uno, colui che ci giudicherà con amore sulla nostra vita.
So che è difficile separare Elisabetta dal suo ruolo. Il mondo intero ha avuto sempre nei confronti della monarchia britannica una curiosità a tratti stucchevole. Tradimenti, sguardi, velette, cappellini… Tutto quello che riguardava e riguarda la casa reale è attenzionato fino all’ossessione. Ma ciò che mi resterà di questo solenne funerale trasmesso in mondovisione è la tristezza di Carlo, suo figlio, le lacrime trattenute a stento, lo sguardo basso. Nonostante il cerimoniale impeccabile, il suo cuore di figlio era ben evidente così come il dolore degli altri figli e lo smarrimento del piccolo George – figlio di William, secondo nella successione al trono – che ha già sulle spalle il peso di dover prima o poi diventare re.
È difficile non restare incastrati in particolari di poco conto. Una certa cultura ci sta insegnando a non porci le domande importanti, a trascurare il dolore, la morte per concentrarci su altro. Tolti i fiori, la corona, il bastone, resta una donna anziana, i figli, i nipoti e il giudizio di Dio che ci riguarda, tutti.
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