Il punto di partenza per una storia diversa. Matera, cuore dell’Italia credente

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Le elezioni sono giunte al loro epilogo. Nello stesso giorno a Matera si è concluso il Congresso eucaristico nazionale con la visita di Papa Francesco. Esperienze che si intrecciano e possono essere lette insieme con uno sguardo di fede. Diamo alla politica lo spazio che merita ma non chiediamole di andare oltre le sue competenze. La storia nuova per noi inizia da Gesù Cristo.

Non sono tra quelli che attribuiscono alla politica il compito di risolvere i problemi, tutti i problemi di un’umanità sempre difettosa. Rispetto chi esercita questa nobile arte e spero che lo faccia con onestà e competenza ma, in tutta sincerità, non ho sufficienti ragioni per suffragare questa speranza. Negli ultimi anni la politica appare come un mercato di voci che si confondono e si scontrano, immagine di una società perennemente in lotta in cui tutti squalificano tutti, tutti accusano tutti, alimentando così una spirale aggressiva e una cultura in cui l’esasperata conflittualità, sempre più marcata soprattutto a livello mediatico, sostituisce quella cordiale collaborazione che dovrebbe invece essere la via maestra per fare della società una casa comune

Un altro è il punto di partenza, se vogliamo davvero realizzare un vero e duraturo rinnovamento della vita sociale: quello che la Chiesa non si stanca di annunciare da duemila anni. Giovanni Paolo II lo ha ricordato con cristallina chiarezza in quello splendido vademecum spirituale che ha donato agli inizi del terzo millennio: “Non ci seduce certo la prospettiva ingenua che, di fronte alle grandi sfide del nostro tempo, possa esserci una formula magica. No, non una formula ci salverà, ma una Persona, e la certezza che essa ci infonde: Io sono con voi!” (Novo millennio ineunte, 29). Dinanzi ai grandi e gravi problemi che spesso ci sovrastano non ci sono facili ricette – e chi lo dice con sicumera, mente sapendo di mentire – abbiamo una sola certezza: questa storia, così fragile e meschina, resta saldamente nelle mani di Dio. Colui che tutto ha creato ed ha fatto l’uomo a sua immagine, non si allontana e non ci abbandona. 

Con saggio realismo Paolo VI ricordava che alla base di tutto il male che accompagna costantemente il cammino dell’umanità c’è il peccato. Una verità antica che tanto spesso trascuriamo di ricordare, come se fosse una pagina di un catechismo ormai vecchio. Per questo, continua Papa Montini, la Chiesa “insegna con tutti i più sinceri e spietati diagnostici dell’animo umano e della storia terrena che i mali dell’uomo sono profondi, sono rinascenti, sono, di per se stessi, inguaribili” (30 marzo 1966). Detto in altre parole: l’uomo non può salvare se stesso! Figurarsi se può pretendere di salvare il pianeta. Diamo alla politica lo spazio che merita ma non chiediamole di andare oltre le sue competenze. La storia nuova inizia da Gesù Cristo. Se questa verità non irriga il nostro modo di pensare e di agire – nella vita domestica come in quella sociale, ivi compreso l’ambito della politica – la fede non è più il sale della vita ma una bandiera da sventolare solo in talune circostanze. La fede diventa così irrilevante. 

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Nei giorni scorsi a Matera è andata in scena un’altra Italia, quella di una Chiesa credente che riconosce in Gesù il suo Signore e Maestro. E fa dell’Eucaristia il centro e il cuore della vita, personale e sociale. “L’Eucaristia ci ricorda il primato di Dio”, ha detto Papa Francesco. E commentando la parabola evangelica, ha fatto notare che l’indifferenza dell’uomo ricco era il frutto velenoso di una mancata relazione con Dio. Se Dio non è più il cuore della vita, l’uomo finisce per adorare se stesso, “pensa solo al proprio benessere, a soddisfare i suoi bisogni, a godersi la vita”. Se Dio scompare, l’uomo non è più capace di riconoscere l’altro come un compagno di viaggio e non sa più costruire una storia in cui verità e giustizia si abbracciano. E difatti, è sempre il Papa a dirlo, malgrado le solenni affermazioni di principio, siamo costretti a registrare una storia fatta di ingiustizie e disparità sociali, in cui troppo spesso i soprusi dei potenti calpestano i deboli, in cui l’indifferenza genera una crescente emarginazione. 

Ripartire da Dio. Anche nella politica. Nella seduta conclusiva dell’Assemblea Costituente (22 dicembre 1947) l’on. Giorgio La Pira (1904-1977), oggi Venerabile, propose di far precedere il testo costituzionale dalla formula: “In nome di Dio il popolo italiano si dà la presente costituzione”. Dopo una lunga e appassionata discussione, la proposta fu bocciata. Peccato! Una politica che ha paura di parlare di Dio discrimina una buona parte di quella società che a parole s’impegna a difendere. Pensa di stare al di sopra delle parti, in realtà finisce per amplificare un individualismo sempre più vorace. Chi crede in Dio, edifica la casa del noi. Se abbiamo questa certezza, mettiamoci all’opera. 




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Silvio Longobardi

Silvio Longobardi, presbitero della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, è l’ispiratore del movimento ecclesiale Fraternità di Emmaus. Esperto di pastorale familiare, da più di trent’anni accompagna coppie di sposi a vivere in pienezza la loro vocazione. Autore di numerose pubblicazioni di spiritualità coniugale, cura per il magazine Punto Famiglia la rubrica “Corrispondenza familiare”.

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1 risposta su “Il punto di partenza per una storia diversa. Matera, cuore dell’Italia credente”

GRAZIE, GRAZIE,restiamo UNITI , con GESU’,
MARIA E’ con NOI !
PREGHIAMO , sempre ,per SALVARE la VITA dei BAMBINI,
UCCISI dalla legge 194, UNITI ci riusciremo.

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