28 Settembre 2022

I gesti della fede che parlano di una relazione viva

Non sento Dio vicino, avverto che la mia fede vacilla davanti al dolore, non so a chi credere, non so vivere bene la Messa”: sono solo alcune delle affermazioni che spesso sento dire alle persone. La fede è vero che è un dono ma spesso è vissuta come distanza. Da una parte Dio, dall’altra la mia vita.

E invece dovremmo vivere ed educare a vivere la fede come una relazione. E come tutte le relazioni di questo mondo c’è un io e un tu. Un io che vuole prevalere, un io che vuole essere felice e un Tu che vuole renderci felice, che vuole anzi donarci la felicità che non muore, un Tu che vuole prenderti per mano e condurti alla gioia piena. La domanda è: noi vogliamo seguirlo veramente? Desideriamo iniziare una relazione con Dio? Cominciare una relazione significa impegnarsi, avere dei tempi in cui si dialoga, avere dei tempi in cui si litiga, avere dei tempi in cui si fa pace. Una relazione è il contrario dell’indifferenza, della freddezza, dell’opportunismo. Una relazione ti chiede di rinunciare a qualcosa per fare spazio all’altro, in questo caso ad un Altro.

Noi invece spesso pretendiamo di amare Dio senza cambiare di una virgola la nostra vita, senza cercare di capire veramente quello che ha da dirci. La fede così non ha la capacità di penetrare, di indurci a fare scelte significative, di dare una direzione precisa. Resta in superficie, come una bella esperienza ma niente di più. Leggere la vita dei santi invece ci fa rendere conto che la fede è anche un’esperienza che coinvolge il corpo, una relazione in cui tutti i sensi sono implicati. La straordinaria storia terrena di Madre Teresa di Calcutta in fondo è nata da uno sguardo, da un tragitto che lei compiva ogni mattina per andare ad insegnare passando in uno dei quartieri più poveri di Calcutta. È quello sguardo che ha permesso l’apertura del cuore al progetto di Dio.

Nell’esperienza di fede i sensi devono essere attivati: la vista ci chiede nell’Adorazione di contemplare in quell’Ostia Santa il volto di Dio, l’olfatto ci permette di riconoscere nei fratelli, dall’odore delle pecore il Pastore, l’udito ci permette di ascoltare la Sua voce, il gusto ci permette di nutrici del Corpo di Gesù e di sentirne giù in fondo all’anima tutta la dolcezza e infine il tatto attraverso un abbraccio, una stretta di mano, ci fa sentire fratelli di un’unica Chiesa.

La relazione è poi fatta di gestualità. I gesti di tenerezza caratterizzano le persone che si vogliono bene. I nostri riti sono pieni di gestualità. Entriamo in chiesa e ci inginocchiamo, quando il sacerdote ci dona l’assoluzione abbassiamo il capo, alziamo le mani al cielo per chiamare Dio Padre. Sono tutti gesti di relazione. Guai a farli in modo automatico. È come se due sposi si scambiassero un bacio sulla bocca per abitudine, senza sentire tutta la dolcezza di quel gesto, cui partecipa il corpo e l’anima. Ritorniamo al gusto del Pane è lo slogan che ha caratterizzato il recente Congresso Eucaristico nazionale. Torniamo cioè ad una fede capace di comprendere l’Essenziale e di tradurlo nella vita in parole e opere che dicono di questo reciproco amore.


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Giovanna Abbagnara

Giovanna Abbagnara, è sposata con Gerardo dal 1999 e ha un figlio, Luca. Giornalista e scrittrice, dal 2008 è direttore responsabile di Punto Famiglia, rivista di tematiche familiari. Con Editrice Punto Famiglia ha pubblicato: Il mio Giubileo della Misericordia. (2016), Benvenuti a Casa Martin (2017), Abbiamo visto la Mamma del Cielo (2016), Il mio presepe in famiglia (2017), #Trova la perla preziosa (2018), Vivere la Prima Eucaristia in famiglia (2018), La Prima Comunione di nostro figlio (2018), Voi siete l'adesso di Dio (2019), Ai piedi del suo Amore (2020), Le avventure di Emanuele e del suo amico Gesù (2020), In vacanza con Dio (2022).

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