CORRISPONDENZA FAMILIARE

“La guerra è un errore e un orrore”. Il Papa parla ai potenti

3 Ottobre 2022

(Foto Papa Francesco: giulio napolitano / Shutterstock.com)

“Mi affliggono i fiumi di sangue e di lacrime versati in questi mesi. Mi addolorano le migliaia di vittime, in particolare tra i bambini, e le tante distruzioni, che hanno lasciato senza casa molte persone e famiglie e minacciano con il freddo e la fame vasti territori. Certe azioni non possono mai essere giustificate, mai!”: è Papa Francesco a pronunciare queste parole nell’Angelus del 2 ottobre 2022 da piazza san Pietro. Un appello accorato e preciso per la fine della guerra tra Russia e Ucraina. 

“La guerra in sé stessa è un errore e un orrore!”: le parole che ieri ha pronunciato Papa Francesco, a conclusione di un Angelus che non è sbagliato definire drammatico, suonano come la campanella dell’ultimo giro, quello che annuncia l’ormai prossima fine della gara. Solo che in questo caso non ci saranno vincitori da premiare. Il potere sale in cattedra e mostra il suo volto più disumano, quello che pensavamo fosse solo una triste eredità del passato. Un potere che non si misura con il bene comune ma con l’interesse soggettivo. Un potere che usa in modo sempre più spregiudicato la menzogna, anche attraverso media compiacenti. Un potere sempre più prigioniero di se stesso, assolutamente incapace di riconoscere gli errori commessi. Un potere che somiglia sempre più a colui che la Bibbia chiama “padre della menzogna”. 

Il Papa parla ai potenti, supplica Putin di porre fine al massacro e chiede al suo omologo ucraino di valutare con sincera disponibilità “serie proposte di pace”. Parla a nome di un’umanità ferita e oltraggiata nella sua dignità. A nome delle vittime, sempre più numerose, di una guerra che nasce unicamente dalla sete di potere. Non lo dice ma parla a nome anche del popolo russo, stanco di essere carne da macello, al servizio di un progetto che genera nuove povertà, alimenta l’odio e rende ancora più acuto il divario tra i notabili della politica e le categorie più deboli della società, quelle che non hanno alcun potere decisionale, neppure quello di eleggere democraticamente i loro rappresentanti. 

Il Papa parla come un mendicante. Molti penseranno che le sue parole sono inutili, non hanno la forza di cambiare il cuore dei potenti e il corso degli eventi. È vero, il Papa ha coscienza di essere solo un “servo inutile” ma sa anche che le sue parole sono necessarie, come un faro che illumina la rotta dell’umanità nella notte oscura. 

“Che cosa deve ancora succedere? Quanto sangue deve ancora scorrere perché capiamo che la guerra non è mai una soluzione, ma solo distruzione? In nome di Dio e in nome del senso di umanità che alberga in ogni cuore, rinnovo il mio appello affinché si giunga subito al cessate-il-fuoco”. 

Le parole del Papa potrebbero aprire una crepa se… trovassero una sponda nella Chiesa ortodossa del patriarca Kirill. E invece, anche quest’ultimo ha deciso di indossare la divisa della guerra e invita i fedeli a morire per la patria. Peccato. Un’altra occasione persa per mostrare che il modo migliore di servire Dio è quello di promuovere una reale fraternità tra i popoli. 

Leggi anche: Il Papa, la guerra, i bambini

Ieri sera, in Burkina Faso, un accordo in extremis ha impedito uno scontro armato tra due fazioni militari, quella fedele al colonnello Damiba e quella che si riconosce nel capitano Traoré. Il primo si era insediato con un golpe all’inizio di quest’anno. Il secondo ha raccolto l’insoddisfazione crescente tanto delle forze militari quanto della società civile chiedendo a Damiba di fasi da parte. Dietro i contendenti, come possiamo immaginare, ci sono interessi economici e poteri politici di non piccolo calibro. Si poteva andare allo scontro frontale, gettando il Paese nella guerra civile e dando ancora più spazio ai terroristi già presenti e operanti in Burkina. Questo scenario è stato sventato, grazie a Dio. E grazie all’intervento comune di tutti i leader religiosi che hanno concordemente chiesto a Damiba di farsi da parte. Hanno parlato in nome di Dio e in nome del popolo. Hanno mostrato che Dio non divide ma unisce quando si tratta di difendere il popolo.

L’intervento dei leader religiosi si è rivelato decisivo. Quando la società civile non si divide sulle cose essenziali costringe anche i potenti a compiere scelte sagge. Su questo e su tanti altri temi, in cui c’è in gioco la dignità della persona, abbiamo bisogno di una società che non va a rimorchio dei potenti ma sceglie di servire l’uomo. Come ha fatto il Papa.




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Silvio Longobardi

Silvio Longobardi, presbitero della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, è l’ispiratore del movimento ecclesiale Fraternità di Emmaus. Esperto di pastorale familiare, da più di trent’anni accompagna coppie di sposi a vivere in pienezza la loro vocazione. Autore di numerose pubblicazioni di spiritualità coniugale, cura per il magazine Punto Famiglia la rubrica “Corrispondenza familiare”.

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