Vita nel grembo

Lutto perinatale: un dolore poco riconosciuto nella nostra società

tristezza, aborto

(foto: di ker_vii - Shutterstock.com)

Il mancato riconoscimento sociale e culturale del lutto perinatale, che spesso è totalmente negato o minimizzato, lascia la coppia e le famiglie nella solitudine e nel silenzio. Ecco perché diventa necessario sensibilizzare tutti gli operatori sanitari, affinché genitori e i familiari in lutto possano ricevere un adeguato supporto psicologico.

La perdita di un figlio durante la gravidanza, alla nascita o subito dopo il parto, è un’esperienza drammatica. La possibilità di andare incontro ad un aborto spontaneo nei primi tre mesi di gestazione riguarda circa 2 gravidanze su 10. Capita anche che il bambino sia incompatibile con la vita o che per delle complicazioni nasca già morto o muoia subito dopo il parto. Molte donne, o meglio molte famiglie, si trovano ad affrontare una situazione di sofferenza, che, però, è troppo spesso sottovalutata. 

Come spiega la Dott.ssa Valentina Scarselli, che ha una formazione specifica in ambito sessuologico e un dottorato di ricerca in medicina della riproduzione, si tratta di “una situazione traumatica che interrompe in modo brusco il processo di genitorialità e il legame di attaccamento in costruzione, comportando uno shock emotivo intenso e un profondo vissuto di lutto. Il mancato riconoscimento sociale e culturale del lutto perinatale, che spesso è totalmente negato o minimizzato, lascia la coppia e le famiglie nella solitudine e nel silenzio. Ecco perché diventa necessario sensibilizzare tutti gli operatori sanitari, affinché genitori e i familiari in lutto possano ricevere un adeguato supporto psicologico”.

“Ne hai altri, consolati”. “Era solo un embrione”. “Potevi aspettare a dirlo!” “Sei giovane ne farai altri”. “Alla fine farlo andare via sarà come avere una mestruazione abbondante”. ” Pensa a chi ha perso un figlio davvero vivo”. “La natura ha fatto il suo corso”. Quante volte abbiamo dovuto ascoltare in silenzio, quasi vergognandoci per la nostra sofferenza, frasi di circostanza che ci hanno giudicato?

È la domanda che si pone Francesca Barra, autrice del libro GLI INDIMENTICABILI: Storie di lutto perinatale. Independently published, 2020.

Leggi anche: “Qui non c’è attività cardiaca”. Mio figlio era morto (puntofamiglia.net)

Chiaramente non ci sono reazioni, modi e tempi uguali per tutti per vivere ed attraversare il lutto, però molte persone che sono passate in questo tipo di esperienza concordano nel dire che darsi la possibilità di raccontare ciò che è avvenuto, di condividere le proprie emozioni e i propri pensieri, senza giudizi e pregiudizi, sia un aiuto nel superamento della perdita del figlio. Continua la dottoressa Scarselli: “Ogni gravidanza, indipendentemente dalla sua durata e dal suo esito, è parte integrante nella storia di vita della madre e della coppia genitoriale e ogni bambino, a qualunque settimana di vita, ha una sua importanza indiscutibile.”

Poi spiega quali sono le emozioni più frequenti provate dopo un’esperienza di lutto prenatale, ovvero il senso di colpa e la vergogna, che possono indurre le coppie a non cercare conforto negli altri e a provare ancora più solitudine e smarrimento. Inoltre, spiega sempre Scarselli: “Le madri non vivono solo l’esperienza del lutto ma anche una profonda ferita esistenziale, che può far generare pensieri di incapacità a generare una vita e di incuria nell’essere state in grado di proteggere il proprio bambino. La drammaticità del lutto prenatale e perinatale può essere parzialmente alleviata se le figure coinvolte nella perdita possono affidarsi a persone competenti, sensibili ed empatiche, capaci di fornire loro uno spazio di ascolto, comprensione umana, sostegno emotivo, comunicazioni chiare e complete, tempi e spazi adeguati”.

Per questi motivi, proponiamo di seguito, oltre al libro già citato di Francesca Barra, altri due testi che possono aiutare non solo le famiglie coinvolte, ma anche chi deve sostenere qualcuno che vive una simile situazione:

“Le madri interrotte. Affrontare e trasformare il dolore di un lutto pre e perinatale”, di Laura Bulleri e Antonella De Marco, Franco Angeli Editore, 2013Assistere la morte perinatale: Il ruolo del personale ospedaliero nel sostegno ai genitori e ai familiari in lutto (Perlae Vol. 1), di Claudia Ravaldi e Alfredo Vannacci, 2018




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Cecilia Galatolo

Cecilia Galatolo, nata ad Ancona il 17 aprile 1992, è sposata e madre di due bambini. Collabora con l'editore Mimep Docete. È autrice di vari libri, tra cui "Sei nato originale non vivere da fotocopia" (dedicato al Beato Carlo Acutis). In particolare, si occupa di raccontare attraverso dei romanzi le storie dei santi. L'ultimo è "Amando scoprirai la tua strada", in cui emerge la storia della futura beata Sandra Sabattini. Ricercatrice per il gruppo di ricerca internazionale Family and Media, collabora anche con il settimanale della Diocesi di Jesi, col portale Korazym e Radio Giovani Arcobaleno. Attualmente cura per Punto Famiglia una rubrica sulla sessualità innestata nella vocazione cristiana del matrimonio.

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