Udienza di Papa Francesco

Chi si aggiudica il “Premio Nobel alla negatività”? Riflettendo con Papa Francesco…

Papa Francesco

(Foto: giulio napolitano / Shutterstock.com)

Il Papa all’udienza: “La nostra vita è il libro più prezioso che ci è stato consegnato, un libro che tanti purtroppo non leggono, oppure lo fanno troppo tardi, prima di morire. […] Dobbiamo leggere la nostra vita, e così vediamo le cose che non sono buone e anche le cose buone che Dio semina in noi”.

“La nostra vita è il “libro” più prezioso che ci è stato consegnato, un libro che tanti purtroppo non leggono, oppure lo fanno troppo tardi, prima di morire”, così papa Francesco, stamane, 19 ottobre, durante l’udienza del mercoledì. “Eppure, – ha proseguito – proprio in quel libro si trova quello che si cerca inutilmente per altre vie”. 

Sant’Agostino, un grande cercatore della verità, lo aveva compreso proprio rileggendo la sua vita, notando in essa i passi silenziosi e discreti, ma incisivi, della presenza del Signore”. 

Il pontefice ha ricordato allora le parole di stupore del santo, vissuto tra il quarto e il quinto secolo d. C: “Tu eri dentro di me, e io fuori. E là ti cercavo. Deforme, mi gettavo sulle belle forme delle tue creature. Tu eri con me, ma io non ero con te» (Confessioni X, 27.38). 

Da qui, l’invito di Agostino ripreso da Francesco: “Rientra in te stesso”, per poi aggiungere davanti ai fedeli che lo ascoltavano: “Rientra in te stesso. Leggi la tua vita. Leggiti dentro, come è stato il tuo percorso. Con serenità. Rientra in te stesso”.

Secondo Francesco, troppo spesso ci ritroviamo imprigionati da pensieri che ci allontanano da noi stessi, e siamo presi da messaggi stereotipati che ci fanno del male, da pensieri negativi sulla nostra vita, come ‘io non valgo niente’, ‘a me tutto va male ’ ‘non realizzerò mai nulla di buono’. “Queste frasi pessimiste che ti buttano giù! – ha esclamato il pontefice – Leggere la propria storia significa anche riconoscere la presenza di questi elementi ‘tossici’, ma per poi allargare la trama del nostro racconto, imparando a notare altre cose, rendendolo più ricco, più rispettoso della complessità, riuscendo anche a cogliere i modi discreti con cui Dio agisce nella nostra vita”. 

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A questo punto, il pontefice ha raccontato un aneddoto: “Io conobbi una volta una persona di cui la gente che la conosceva diceva che meritava il Premio Nobel alla negatività: tutto era brutto, tutto, e sempre cercava di buttarsi giù. Era una persona amareggiata eppure aveva tante qualità. E poi questa persona ha trovato un’altra persona che l’ha aiutata bene e ogni volta che si lamentava di qualcosa, l’altra diceva: ‘Ma adesso, per compensare, di’ qualcosa buona di te ’. E lui: ‘Ma, sì, … io ho anche questa qualità’, e poco a poco lo ha aiutato ad andare avanti, a leggere bene la propria vita, sia le cose brutte sia le cose buone. Dobbiamo leggere la nostra vita, e così vediamo le cose che non sono buone e anche le cose buone che Dio semina in noi”.

“Il bene – questa l’idea di Francesco – è nascosto, sempre, perché il bene ha pudore e si nasconde: il bene è nascosto; è silenzioso, richiede uno scavo lento e continuo. Perché lo stile di Dio è discreto: a Dio piace andare nascosto, con discrezione, non si impone; è come l’aria che respiriamo, non la vediamo ma ci fa vivere, e ce ne accorgiamo solo quando ci viene a mancare”.

Il papa ha invitato poi a riflettere sulla propria storia, a leggere il proprio passato: “Saggiamente è stato detto che l’uomo che non conosce il proprio passato è condannato a ripeterlo. È curioso: se noi non conosciamo la strada fatta, il passato, lo ripetiamo sempre, siamo circolari. La persona che cammina circolarmente non va avanti mai, non c’è cammino, è come il cane che si morde la coda, va sempre così, e ripete le cose”. 

Secondo Francesco, per conoscere davvero il proprio passato è bene raccontarlo: “Questa è un’esperienza bella dei fidanzati, che quando fanno sul serio raccontano la propria vita … Si tratta di una delle forme di comunicazione più belle e intime, raccontare la propria vita. Essa permette di scoprire cose fino a quel momento sconosciute, piccole e semplici, ma, come dice il Vangelo, è proprio dalle piccole cose che nascono le cose grandi (cfr Lc 16,10). 




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