Aborto e vita nel grembo

Il concepito ha dignità? Pensarlo è “mostruoso”. Parola di una politica italiana

nascituro

Maurizio Gasparri propone di riconoscere personalità giuridica al concepito. Laura Boldrini definisce questa proposta di legge una “mostruosità”. È mostruoso pensare che ogni vita valga indipendentemente dal suo grado di sviluppo? Beh, queste parole oggi offendono me: madre di un figlio morto a nove settimane nel mio grembo…

Il senatore di centro-destra Maurizio Gasparri propone di rivedere la legge sull’aborto e di riconoscere personalità giuridica al concepito. Le repliche da parte dell’opposizione non tardano ad arrivare. Laura Boldrini, sui suoi profili social, definisce questa proposta di legge una “mostruosità”.

Ora, capisco che ci possano essere sensibilità diverse. Capisco che ci si possa trovare incinte dell’uomo sbagliato. Capisco che quel segno positivo possa destare più paura che gioia.

Capisco il dolore. Il senso di solitudine. Capisco cosa significa vedere i propri piani sconvolti.

Capisco, anche se non condivido, la posizione di chi dice che l’aborto a volte sia “un male necessario”. (Un’azione sbagliata, se veramente è sbagliata, non è mai necessaria: credere che non ci siano altre vie d’uscite è un inganno; però comprendo l’angoscia che un figlio inatteso può suscitare in certe delicate situazioni). 

Mostruosa, però, è la paura; mostruoso è quel bivio, che sembra porci davanti a una scelta crudele: o la nostra vita o quella del bambino. 

Mostruosa non può essere la vita.  

Sono sensibile a questo tema, tanto da aver voluto dedicare un romanzo allo smarrimento provocato da una gravidanza inattesa (Tutto procede come imprevisto. Il tunnel diventato ponte grazie a Gianna Beretta Molla, Mimep Docete, 2020.) e credo che non si possa e non si debba giudicare una persona che si è trovata ingabbiata in una realtà che non voleva e che alla fine ha rinunciato a suo figlio

Personalmente credo – come cerco di mostrare anche nel romanzo – che con la grazia di Dio tutto si possa affrontare. Me lo ha testimoniato da poco un’amica, che quel terzo figlio proprio non lo voleva e ha urlato a Dio tutto il suo disappunto: alla fine lo ha tenuto e oggi quel bimbo è la gioia più grande della famiglia.

Leggi anche: Lutto perinatale, la verità nascosta dietro il velo dell’oblio (puntofamiglia.net)

So bene che non tutti hanno questa prospettiva e che può essere difficile. Capisco anche che qualcuna senta il dovere di rappresentare tutte le donne che nell’aborto riconoscono un diritto inalienabile.

Però c’è modo e modo di parlare.

Definire “mostruosità” il fatto che la vita umana abbia una sua dignità sin dall’inizio… mi sembra una mistificazione della realtà.

Pensare che sia “mostruoso” il fatto che qualcuno richiami alla dignità di un embrione di poche settimane oggi offende me: madre di un figlio morto a 9 settimane.

Quando ho scoperto di essere in attesa era il 16 aprile 2020. Mia madre era morta da meno di due anni, e in quella data i miei genitori avrebbero festeggiato il 31° anniversario di matrimonio.

Tanti piccoli segni mi dicevano che quel figlio sarebbe stato speciale. Doveva nascere due giorni prima di Natale.

Mai avrei potuto immaginare che non sarebbe affatto nato.

Io mi sentivo già sua madre. ERO già sua madre. E lui non era un grumo di cellule, ma mio figlio.

Ho affrontato un lutto per quel bimbo mai nato. Per quell’embrione, sì. Un dolore paragonabile a pochi altri.

Il lutto perinatale è poco riconosciuto nella nostra società anche per questo. Perché per tanti mio figlio Andrea non era ancora nessuno. O peggio perché per tanti, politici compresi, definirlo qualcuno è addirittura mostruoso.




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Cecilia Galatolo

Cecilia Galatolo, nata ad Ancona il 17 aprile 1992, è sposata e madre di due bambini. Collabora con l'editore Mimep Docete. È autrice di vari libri, tra cui "Sei nato originale non vivere da fotocopia" (dedicato al Beato Carlo Acutis). In particolare, si occupa di raccontare attraverso dei romanzi le storie dei santi. L'ultimo è "Amando scoprirai la tua strada", in cui emerge la storia della futura beata Sandra Sabattini. Ricercatrice per il gruppo di ricerca internazionale Family and Media, collabora anche con il settimanale della Diocesi di Jesi, col portale Korazym e Radio Giovani Arcobaleno. Attualmente cura per Punto Famiglia una rubrica sulla sessualità innestata nella vocazione cristiana del matrimonio.

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