Fedez insulta (senza motivo) don Alberto Ravagnani: lui gli dà una lezione di civiltà

Don Alberto Ravagnani, educatore in oratorio e molto presente sui Social con contenuti legati alla fede e all’amicizia, è stato offeso, gratuitamente, da Fedez. Il sacerdote ha allora offerto al rapper sette lezioni di civiltà e di… educazione 2.0.

Premettiamo subito che nessuno di noi può essere descritto dagli errori che commette. Tutti sbagliamo e chi è senza peccato scagli la prima pietra. 

La persona non si giudica. Mai. Anche perché non spetta a noi, solo Dio può. Le ingiustizie, però, vanno denunciate e le vittime di ingiustizia difese. 

Essere insultati pesantemente e senza possibilità di replica, come è successo a don Alberto Ravagnani (vedi il video) è a tutti gli effetti un atto di bullismo e come tale va condannato.  

Per chi non fosse al corrente dell’accaduto, il giovane sacerdote della diocesi di Milano, educatore in oratorio e molto presente sui Social con contenuti legati alla fede e all’amicizia, è stato offeso, gratuitamente, da Fedez noto rapper influencer, e dal suo amico Edoardo Masseo, conosciuto anche come “il creator più blasfemo d’Italia”.

Gli insulti, nascosti sotto a un serie di “bip”, sono arrivati a don Alberto perché alcuni ragazzi dell’oratorio gli hanno riportato il fatto.

“Al di là dello sconcerto per gli insulti che ho ricevuto gratuitamente, quello che mi ha fatto più male è stato vedere gli occhi delusi e tristi dei miei ragazzi”: queste le parole del “don influencer”, sempre attento alla cura dei giovani. 

Pur restando perplesso per il gesto insensato del cantante, don Alberto ha cercato di trarre qualcosa di buono dalla vicenda, consegnandoci alcune semplici, ma fondamentali lezioni, di educazione 2.0:

  1. Nel 2022 è davvero tempo di finirla col bullismo. Bullismo vuol dire spavalderia arrogante e sfrontata. È un atteggiamento di sopraffazione dei più deboli con riferimento a violenze fisiche e psicologiche. Sui social le violenze fisiche non sono possibili, ma quelle psicologiche sì: insulti nelle storie, calunnie nei commenti, minacce. E il problema dei Social è che è difficile controbattere: non puoi rispondere subito e nemmeno in presa diretta. Anche se siamo nel 2022, conviene “parlare sempre delle stesse cose”: il bullismo fa male e va condannato. Sempre. in ogni sua forma, sia offline che online. È davvero arrivato il tempo di cambiare mentalità su questo
  1. A volte le parole fanno più male delle botte. Soprattutto se sono insulti gratuiti. E se ridi, dopo aver insultato una persona, non è che si risolve tutto. Dire: “Dai, non te la prendere. Dai, che si scherza”, è solo una vigliaccheria. Spesso si nasconde un pesante sarcasmo dietro al nome dell’ironia. È solo un modo per giustificarsi, il sarcasmo è aggressivo, vuole ferire. Il sarcasmo è un’ironia senza compassione e senza simpatia, che non vuole ridere con gli altri, ma degli altri. Ovviamente nessuno di noi vorrebbe esserne vittima. Attenzione a non diventare noi i carnefici.

Leggi anche: “Fedez, hai ragione: la vita è davvero troppo breve per sciuparla” (puntofamiglia.net)

  1. Se hai problemi con qualcuno affrontali di persona, invece di calunniarlo sui social. Sui social dovresti dire solo quello che diresti di persona. Se non hai il coraggio di farlo, allora stai zitto.
  1. Non circondarti solo di persone che ti assecondano. Perché avere accanto qualcuno che ogni tanto ti contraddice, può farti crescere. È scomodo confrontarci con chi ci mette in discussione ma questo è segno di maturità. È un atteggiamento infantile escludere una persona e poi parlare male di lei in sua assenza.
  1. Criticare è una cosa, insultare è un’altra. Contestare qualcuno ci sta, insultare pesantemente no. È una cafonata… cartellino rosso.
  1. Sui Social abbiamo tutti una responsabilità, soprattutto se ci seguono tante persone. Da grandi poteri derivano grandi responsabilità. Volenti o nolenti. Dobbiamo stare attenti sia a non offendere, sia a rimanere coerenti davanti a coloro che ci seguono. Per esempio non puoi farti paladino dei diritti civili e poi insultare qualcuno che non può nemmeno risponderti…
  1. Sui Social possiamo scegliere cosa mostrare di noi. Scegliamolo bene! Può capitare che ti scappi una parolaccia, una considerazione affrettata, però prima di caricare i contenuti possiamo selezionare, eliminare alcune espressioni. NOI SIAMO CIÒ CHE COMUNICHIAMO. Le parole che diciamo dicono qualcosa di chi siamo. Se anche ti è scappato un insulto, puoi tagliarlo. Se invece carichi quel contenuto, allora vuol dire che ne vai fiero. 

…Ma fiero di che?




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Cecilia Galatolo

Cecilia Galatolo, nata ad Ancona il 17 aprile 1992, è sposata e madre di due bambini. Collabora con l'editore Mimep Docete. È autrice di vari libri, tra cui "Sei nato originale non vivere da fotocopia" (dedicato al Beato Carlo Acutis). In particolare, si occupa di raccontare attraverso dei romanzi le storie dei santi. L'ultimo è "Amando scoprirai la tua strada", in cui emerge la storia della futura beata Sandra Sabattini. Ricercatrice per il gruppo di ricerca internazionale Family and Media, collabora anche con il settimanale della Diocesi di Jesi, col portale Korazym e Radio Giovani Arcobaleno. Attualmente cura per Punto Famiglia una rubrica sulla sessualità innestata nella vocazione cristiana del matrimonio.


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