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Tiziano Ferro: “L’Italia si apra alle adozioni gay”, ma il dibattito è ancora aperto

Foto derivata da: Pakeha, CC BY-SA 4.0, attraverso Wikimedia Commons

Tiziano Ferro ritiene una forma di retaggio culturale continuare a credere che la famiglia sia un’istituzione basata sulla relazione tra uomo e donna e che i figli abbiano diritto ad un papà ed una mamma. Non tutti la pensano come lui, però. Tra cui la psicologa e docente Eugenia Scabini o lo scrittore, con tendenze omosessuali, Giorgio Ponte.

“In Italia sulle adozioni gay deve cambiare tutto. Siamo indietro a prescindere da quelli che possono essere i ruoli politici. Nessun governo ha mai fatto nulla di importante, se non quel piccolo flebile passo verso quelle che sono diventate le unioni civili. È Stato un po’ lo specchietto per le allodole: vi facciamo contenti ma poi non se ne parla di farvi avere una famiglia, non sia mai che possiate avere entrambi dei figli, che si possa chiamare matrimonio”.

Queste le parole decise di Tiziano Ferro, durante un’intervista sul suo ultimo album. Il noto cantautore vive in America, dove si è unito ad un altro uomo, che oggi chiama orgogliosamente marito. 

La coppia ha avuto due bambini (sebbene l’origine delle loro vite sia rimasta nascosta, per tutelare la famiglia e la privacy dei piccoli: non è chiaro, dunque, se siano stati adottati o concepiti con la pratica dell’utero in affitto).

Ciò che è certo è che Ferro ritiene una forma di retaggio culturale continuare a credere che la famiglia sia un’istituzione basata sulla relazione tra uomo e donna e che i figli abbiano diritto ad un papà ed una mamma.

Qualche minuto fa, mio figlio di cinque anni e mezzo mi ha detto che non era d’accordo con “i signori che hanno inventato la matematica” perché, secondo lui, “migliaia non doveva essere un’unità di misura, ma un numero”. Se la prendeva col sistema, insomma. “Gli scrivo una lettera sul computer, per dirgli che non va bene”. Ovviamente ho sorriso, pensando che prima o poi capirà che ci sono cose che non si possono cambiare per un nostro capriccio. 

Non voglio dire che le rimostranze di Tiziano Ferro siano sullo stesso livello di quelle di mio figlio. Né che siano un “capriccio”. Il desiderio di paternità è tutt’altro che un capriccio: è un dono. 

E poi, un conto è avere 40 anni, un bagaglio di esperienze, delle idee formate, una maturità da adulto; altro conto è avere 5 anni, con tutta l’incoscienza che l’età prescolare porta con sé. 

Leggi anche: Adozioni gay: se anche la scienza ha paura di parlare… – Punto Famiglia

Non oso nemmeno mettere in dubbio che l’affetto per i bambini che Ferro ha accolto in casa sia sincero, non voglio giudicare le sue azioni come padre, non voglio mostrare nessun pregiudizio di sorta (perché ogni essere umano ha delle qualità uniche che può mettere al servizio di coloro che ama).

Le obiezioni di mio figlio mi hanno solo fatto pensare che scelte importanti (come stabilire un linguaggio di matematica universale che ci permetta di comunicare con tutti, in ogni parte del mondo) non possono essere “prese di pancia”, assecondando il desiderio personale di pochi. 

E In gioco, quando si tratta di bambini, di adozioni gay, di crescita e genitorialità, c’è il futuro dell’umanità.

Ferro dovrebbe essere contento se in Italia il dibattito è acceso e variegato; se si tengono in considerazione tutti gli aspetti necessari per decidere se aprire o meno a questa possibilità (dalla quale poi non c’è ritorno)

L’idea di Tiziano Ferro, infatti, condivisa certamente da alcuni, forse da molti, non è l’unica sull’argomento. 

Facciamo solo alcuni esempi, per mostrare che il dibattito è ancora aperto: motivo per cui (al di là della lentezza che in tutto caratterizza il nostro paese…) le adozioni da parte di coppie con tendenze omosessuali non sono permesse.

“Da qualche anno, grazie alla visione gender, si parla sempre più di “funzione genitoriale” per giustificare l’idea che chiunque possa esercitare una funzione genitoriale, quindi anche coppie gay o lesbiche. È importante ricordare, invece, che è un elemento psichico strutturale il fatto che i figli possano crescere “immersi” nel duplice riferimento maschile e femminile rappresentato da un padre e da una madre. La differenza del loro statuto costituisce la garanzia simbolica che il figlio potrà crescere affermando a sua volta la differenza della propria individualità soggettiva. Ciò è fondamentale. Se così non fosse, rischia di incarnare, replicandolo, il desiderio dei genitori” (Giancarlo Ricci, Psicanalista)

Le questioni aperte sono tante, a partire dai problemi che la situazione di omogenitorialità strutturalmente porta con sé (uno solo è padre o madre, e l’altro è il cosiddetto ‘genitore sociale’), e anche con gli inevitabili squilibri che tale doppia presenza dello stesso genere, unitamente alla ‘diseguaglianza procreativa’ comporta” (Eugenia Scabini, psicologa, docente universitaria e ricercatrice)
“Ci sono molti modi di dare la vita in senso lato, ma uno solo è peculiare dell’unione di maschile e femminile. La generatività e la fecondità per chi ha tendenze omosessuali, così come per chi è single, d’altra parte, non può manifestarsi in una genitorialità intesa come quella propria e peculiare della famiglia. Noi siamo chiamati a dare la vita come padri e madri sempre, per coloro che abbiamo attorno a noi. Mentre un bambino per crescere bene ha bisogno di avere garantite dallo Stato almeno le condizioni minime cui ha diritto e che sono evidenti poiché inscritte nel suo concepimento: che possa conoscere le sue radici e che sia cresciuto da un padre e da una madre” (Giorgio Ponte, insegnante e scrittore con tendenze omosessuali).




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Cecilia Galatolo

Cecilia Galatolo, nata ad Ancona il 17 aprile 1992, è sposata e madre di due bambini. Collabora con l'editore Mimep Docete. È autrice di vari libri, tra cui "Sei nato originale non vivere da fotocopia" (dedicato al Beato Carlo Acutis). In particolare, si occupa di raccontare attraverso dei romanzi le storie dei santi. L'ultimo è "Amando scoprirai la tua strada", in cui emerge la storia della futura beata Sandra Sabattini. Ricercatrice per il gruppo di ricerca internazionale Family and Media, collabora anche con il settimanale della Diocesi di Jesi, col portale Korazym e Radio Giovani Arcobaleno. Attualmente cura per Punto Famiglia una rubrica sulla sessualità innestata nella vocazione cristiana del matrimonio.

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