CORRISPONDENZA FAMILIARE

Prendi parte alla gioia. In memoria di un fratello

21 Novembre 2022

Il 18 novembre dopo una breve e intensa malattia, Giuseppe Coppola all’età di 78 anni ha reso l’anima a Dio. La sua testimonianza umile e silenziosa di sposo e di padre, il suo umile servizio come sacrista presso la Cappella Santi Luigi e Zelia Martin in Angri (SA), la sua disponibilità sincera e senza calcoli, la sua preziosa presenza per tanti amici del movimento Fraternità di Emmaus, costituiscono un faro luminoso e una testimonianza autentica. Riportiamo l’omelia di don Silvio Longobardi alla Celebrazione delle esequie nella Chiesa di san Giovanni Battista con la certezza che fare memoria degli amici è un doveroso annuncio di fede e di speranza. 

Servo buono e fedele, prendi parte alla gioia del tuo padrone” (Mt 25,21): queste parole, tratte dalla parabola dei talenti, sono quanto mai adatte per il nostro caro Peppino che ha fatto fruttificare i doni ricevuti non secondo la logica del mondo, segnata dall’interesse e dall’affermazione individuale, ma seguendo i sentieri del Vangelo, quelli del servizio umile e generoso. 

Come un ponte

La liturgia esequiale è come un ponte che unisce i giorni della vita terrena e l’eternità beata, tra ciò che abbiamo donato e quello che riceveremo. Sono due tappe di una stessa storia. È inevitabile oggi pensare ai giorni della vita, conditi di amore e di opere. La memoria s’immerge nel passato in cerca degli eventi che abbiamo condiviso. Questi ricordi, da una parte addolciscono il dolore; e dall’altra alimentano una più grande nostalgia. Ci sentiamo privati della sua presenza, pur sapendo che la morte viene, la percepiamo sempre come un furto. 

E tuttavia, siamo qui per confessare la fede nel Dio della vita e dell’amore. Dinanzi alla morte la fede appare in tutta la sua bellezza oppure si scioglie come neve al sole.

Chi non crede può fare solo la lista di ciò che ha fatto. 
Chi crede vive nell’attesa di ciò che riceve.
Chi non crede vive nel rammarico di ciò che non ha fatto.
Chi crede consegna a Dio ogni mancanza con la certezza che Lui riempirà le nostre mani vuote. 

In apparenza la morte pone fine alla corsa della vita, in realtà proprio allora trova il suo vero e pieno compimento. Ad uno sguardo umano la morte toglie tutto, la fede dice che proprio allora riceviamo tutto quello che il cuore desidera e anche più di quello che possiamo “domandare o pensare” (Ef 3,20). 

L’oggi di Dio

Peppino ha avuto la gioia di recarsi in pellegrinaggio nei luoghi in cui Teresa di Lisieux, la santa Patrona della Fraternità, ha vissuto la sua breve esistenza. A lei oggi chiediamo di indicarci la strada. Teresa vive con lo sguardo rivolto alla beata eternità ma, proprio per questo, fa di ogni giorno della vita l’oggi di Dio. La vita diventa così, in ogni suo frammento, lo spazio abitato da Dio. Nei giorni della vita apriamo le braccia per accogliere il Dio che viene, cerchiamo di fare spazio e di farlo entrare nella nostra casa, malgrado sia piccola e disadorna. E quando tutto finisce, sarà Dio stesso ad aprire le braccia per farci nella Sua casa, vestita di luce. La fede ci insegna a vivere ogni giorno e ogni evento come una tappa di un pellegrinaggio che troverà compimento quando busseremo alla porta di Dio.

Tutto questo, ha trovato nel nostro caro Peppino una testimonianza luminosa, si è preparato alla morte, credo che da sempre fosse preparato, ma in modo particolare ha vissuto così il tempo della malattia, lo ha vissuto con quella fede che ha illuminato la sua lunga e operosa vita.

Il regalo

La malattia ha dato a Peppino la possibilità di testimoniare quella fede che ha illuminato tutta la sua vita. Ha scelto la festa del Corpo e Sangue del Signore per comunicarmi che aveva un tumore, lo ha fatto con il suo abituale sorriso e ha scelto queste parole: “Ho ricevuto lo stesso regalo di Carmelina” (ndr la moglie). Quelle parole mi hanno ferito, come una spina piantata nel cuore. L’ho guardato con amore, senza dirgli nulla. In quel momento ho ammirato la sua fede che riusciva a fare anche di quell’annuncio doloroso una buona notizia e s’impegnava a vivere anche la malattia come un dono di Dio. Il giorno dopo gli ho scritto queste parole:

“Non ti nascondo che questa notizia mi ha molto rattristato ma la fede semplice e sincera delle tue parole, accompagnate da un sorriso carico di ingenuità, mi ha trasmesso tanta serenità. “La tristezza si cambierà in gioia”, dice Gesù. Ed è proprio così. La fede cambia la veste dei sentimenti e ci fa vivere tutto nella luce”. 

Peppino non apparteneva alla categoria dei tiepidi, quello che credono solo quando le cose vanno bene. È rimasto fedele anche quando i sentieri sono diventati più faticosi, anche quando il dolore era diventato un suo fedele compagno di viaggio. Aveva imparato dai santi che non importa stare sul Tabor o nel Getsemani, ciò che conta è vivere ogni tappa della vita in compagnia di Dio. Negli ultimi mesi condivideva con me i vari passaggi del suo cammino terapeutico. Lo faceva con brevi ed efficaci messaggi: 

Domani dovrò sottopormi alla terza seduta di chemioterapia e con essa dovrò accogliere tutte le conseguenze che essa comporta e sarà quello che Dio vorrà”.
“In questo momento ho iniziato la terapia, accettando tutto per la gloria di Dio e tutto questo possa essere per me motivo di testimonianza che la vita è bella se vissuta tutta in Dio nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia”.

È stato fedele fino all’ultimo. A fine ottobre, quando il male ha avuto un improvviso peggioramento, gli ho telefonato dal Burkina Faso: “È dura, Peppino!”. “Quanto è più dura oggi, tanto più bello sarà il finale”, mi ha risposto. 

Fedeltà operosa

Si è preparato all’incontro con Dio. L’appuntamento eucaristico quotidiano, che viveva da anni assieme alla sua sposa, era solo la primizia di quella comunione piena che ogni credente cerca e desidera. Viveva con ardore il ministero liturgico e quando aveva la possibilità lui stesso di riporre Gesù Eucaristia nel Tabernacolo, i suoi occhi brillavano di luce, era per lui un grande privilegio. 

Ha compiuto con scrupolo ogni ministero che gli è stato affidato, seguendo i criteri della generosità e della competenza. La superficialità non aveva posto nel suo stile di vita. Se volessimo ricordare i diversi ministeri che ha esercitato, avremo una lunga lista da fare. Mi limito a ricordare un solo episodio perché il tutto si nasconde nel frammento. Tra le altre cose, aveva un incarico di particolare e delicata responsabilità per l’associazione Progetto Famiglia Cooperazione che sostiene la nostra missione in Africa. Tre giorni prima di morire gli è stato chiesto di fare un bonifico per una nuova opera che stiamo realizzando in Burkina Faso, il Presidente dell’associazione non conosceva la gravità della situazione. Malgrado le precarie condizioni di salute, Peppino si è alzato dal letto e con grande sforzo ha fatto quanto gli era stato chiesto. Ha voluto compiere fino in fondo il suo dovere. Lo ha fatto per amore nei confronti della Fraternità che amava più di se stesso. 

La santa Vergine

Il breve spazio dell’omelia non consente di dire tutto quello che il cuore desidera. Concludo con le parole della nostra santa Teresa, Maestra impareggiabile. Negli ultimi mesi della sua vita consegnava queste parole all’abbé Roulland, sacerdote missionario in Cina:

“Mi sembra che tutti i missionari sono martiri col desiderio e la volontà e che, di conseguenza, neppure uno dovrebbe andare in purgatorio. Se, al momento di comparire dinanzi a Dio, nella loro anima restasse qualche traccia della debolezza umana, la santa Vergine otterrà la grazia di fare un atto d’amore perfetto e poi darà loro la palma e la corona che hanno così ben meritate” (LT 226, 9 maggio 1897). 

Stando a Teresa, tutti i missionari sono martiri e tutti andranno di corsa in Paradiso. Peppino ha vissuto ogni cosa con l’ardore di un missionario. Possiamo applicare anche a lui le parole di Teresa. E siamo sicuri che la Vergine Santa, che tante volte ha invocato, lo ha preso per mano e gli ha permesso di entrare nell’eterna beatitudine. Ed è per tutti una buona notizia, una di quelle che andrebbe scritta a lettere cubitali nel cuore. Ogni giorno, e più volte al giorno, ripetiamo questa supplica: “Prega per noi peccatori adesso e nell’ora della nostra morte”. Se preghiamo con fede, quando giunge il momento, la Vergine Santa ci prende per mano e ci introduce nella gioia senza fine ed è quello che noi pensiamo e speriamo per il nostro caro fratello Peppino. Amen.




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Silvio Longobardi

Silvio Longobardi, presbitero della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, è l’ispiratore del movimento ecclesiale Fraternità di Emmaus. Esperto di pastorale familiare, da più di trent’anni accompagna coppie di sposi a vivere in pienezza la loro vocazione. Autore di numerose pubblicazioni di spiritualità coniugale, cura per il magazine Punto Famiglia la rubrica “Corrispondenza familiare”.

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