21 Novembre 2022

Suor Cristina Scuccia e …le mie sorelle claustrali

In un recente pellegrinaggio a Cascia ho finalmente conosciuto di persona suor Silvia, monaca agostiniana del convento che custodisce la memoria di santa Rita. In questi anni ci siamo donate, l’una all’altra, lettere bellissime. Un’amicizia nata nel nascondimento e nella luce del mio impegno editoriale. Io le ho portato i nostri sussidi di Avvento, lei mi ha donato qualche chicco della vigna miracolosa di santa Rita. Ci siamo lasciate con un elenco lunghissimo di intenzioni di preghiera affidate al cuore dell’altra.

Ho una predilezione tutta speciale per le sorelle claustrali. Da quando una fanciulla della piccola comunità di giovani che seguivo nella mia parrocchia ha scelto la strada della consacrazione nell’Ordine delle clarisse. Qual mondo tanto caro alla mia Teresa di Lisieux è diventato più vicino e concreto proprio attraverso i passaggi della vita di suor Giovanna con le sue gioie e le inevitabili difficoltà. Attraverso di lei ho conosciuto altre monache, badesse, donne meravigliose che vivono la loro vocazione con quella specificità sponsale e materna dell’universo femminile.

Nella festa della Presentazione della Vergine al tempio il nostro sguardo si posa su Maria condotta dai suoi genitori, Gioacchino ed Anna, al tempio per riconoscere e proclamare che quella figlia è tutta di Dio, appartiene a Lui, è Lei la dimora scelta da Dio. Questa icona è ben interiorizzata e vissuta dalle nostre sorelle claustrali tanto che la madre Chiesa dal 1953 sotto il pontificato di Pio XII ha proposto a tutta la comunità ecclesiale di celebrare la giornata “Pro Orantibus”, giornata di preghiera e di ringraziamento per la vocazione contemplativa claustrale che si celebra ogni anno proprio il 21 novembre.

Le nostre sorelle vivono da separate dal mondo ma pienamente inserite nel mondo. Hanno scelto l’ultimo posto, hanno scelto di non essere viste per essere guardate solo da Dio. Eppure la loro missione è così grande e importante che possiamo senza dubbio affermare che il loro silenzio, la loro vocazione sostiene, rinvigorisce, accompagna, dona respiro alla Chiesa tutta. Non potremmo fare a meno di loro. Di questa particolare forma di vita consacrata non esente dalle difficoltà e dalle amarezze della condizione umana ma che ricorda a ciascuno di noi che Dio ha bisogno di essere amato e cercato al di sopra di tutto.

Ascoltare l’esperienza di suor Cristina Scuccia – intervistata da Silvia Toffanin a Verissimo – alla vigilia di questo giorno particolare dedicato alla vita consacrata mi ha fatta molto riflettere. Non intendo esprimere giudizi sulla sua decisione di lasciare la vita religiosa e l’ordine delle Orsoline della Sacra Famiglia di Milano dove l’8 settembre del 2019 aveva fatto la sua professione perpetua. Dobbiamo purtroppo fare i conti con una emorragia degli ultimi anni rispetto alla scelta della consacrazione in molti istituti e ordini ma è necessario e utile porci qualche domanda.

Suor Cristina con la sua voce aveva vinto nel 2014 il talent show di Raidue The Voice. Poi aveva inciso un disco di inediti, Felice, uscito nel 2018, e la partecipazione a Ballando con le Stelle l’anno dopo, nel 2019, quando contemporaneamente ha emesso la sua professione definitiva. Sulla sua decisione di intraprendere il percorso artistico è lei a parlare: «Non c’era il conflitto tra il convento e il mondo della musica. La decisione di andare a The Voice è stata presa con le sorelle», ha rivelato, «eravamo tutti d’accordo e lo stesso per ciò che è arrivato dopo. Poi quello che è arrivato ci ha sorpreso, ero impreparata io e lo stesso loro. Le sorelle hanno cercato di proteggermi. Però l’eccesso di protezione è diventata quasi limitazione per me. Erano troppo protettive diciamo».

Il problema di suor Cristina certamente non è stato il suo voler annunciare al mondo il Vangelo attraverso la musica (anche se con tutto il rispetto le cover meravigliose che lei portava sul palcoscenico avevano poco di annuncio cristiano) ma il voler addomesticare lo stile di vita a quello del mondo. Nell’intervista lei ha riportato un detto antico quanto pericoloso: “L’abito non fa il monaco” ma anche sì, rispondo io. L’abito è il segno di un’esclusività, è dire e annunciare anche senza parole al mondo che quella persona appartiene esclusivamente ad un Altro, è terra consacrata, è terra scelta e acquistata a caro prezzo. Lo stile di vita delle sorelle consacrate non è solo una difesa contro il mondo o un insieme di regole da dover seguire. Indica piuttosto l’amore esclusivo e totale.

Scriveva madre Teresa di Calcutta: “Non si tratta tanto di quanto effettivamente “abbiamo” da dare, ma di quanto siamo vuoti, in modo da poter ricevere pienamente nella nostra vita e di far sì che Lui viva la sua vita in noi”. È chiaro, per essere riempiti di Lui non possono accumulare altri desideri se non che sia Lui al di sopra di tutto. Non sono le cose del mondo ad aver allontanato suor Cristina dalla vita religiosa quanto il cedere – e questo può avvenire anche stando una vita tra le mura monastiche – al fascino e alla tentazione di mettersi al primo posto, magari di sentirsi incompresa dalla propria comunità, di pensare di avere doni da non poter esprimere pienamente perché limitati, il sottile fascino di piegarsi alle seduzioni del mondo perché si ha una bella voce, o una bella capacità oratoria…

Vedere suor Cristina nella sua trasformazione bella, luminosa con il piercing al naso, i tacchi altissimi portati a fatica non mi ha affatto scandalizzata. Molti sui social hanno inneggiato allo slogan: “Meglio fuori che avere una suora triste e frustrata dentro”, “Ognuno deve inseguire la propria felicità”, “La coerenza è la prima forma di coraggio” etc.. Io rispondo: “Grazie Signore per quanti hanno scelto e scelgono ogni giorno pur con le loro miserie la fedeltà alla tua chiamata, per quanti ogni giorno svuotano la propria anima per fare posto a Te, per quanti ci ricordano nel silenzio e nel nascondimento che Tu solo sei la perla preziosa che il nostro cuore desidera per essere felice”.


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Giovanna Abbagnara

Giovanna Abbagnara, è sposata con Gerardo dal 1999 e ha un figlio, Luca. Giornalista e scrittrice, dal 2008 è direttore responsabile di Punto Famiglia, rivista di tematiche familiari. Con Editrice Punto Famiglia ha pubblicato: Il mio Giubileo della Misericordia. (2016), Benvenuti a Casa Martin (2017), Abbiamo visto la Mamma del Cielo (2016), Il mio presepe in famiglia (2017), #Trova la perla preziosa (2018), Vivere la Prima Eucaristia in famiglia (2018), La Prima Comunione di nostro figlio (2018), Voi siete l'adesso di Dio (2019), Ai piedi del suo Amore (2020), Le avventure di Emanuele e del suo amico Gesù (2020), In vacanza con Dio (2022).

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