VITE DEI SANTI

Genitori santi, figli santi? La storia di santa Caterina di Svezia e della mamma, santa Brigida

di Chiara Chiessi

Le vocazioni nascono in famiglia? Se i genitori vivono da santi, è più facile per i figli seguire Cristo? Per la giovane Caterina è stato così: rimase impressionata accompagnando la mamma, santa Brigida, e vedendo come lei stessa medicasse le ferite degli infermi e ne lavasse i piedi. Questa fu la prima formazione cristiana ed umana ricevuta…

Secondogenita degli otto figli di Santa Brigida, grande mistica svedese che ha segnato profondamente la storia del paese scandinavo, e del principe Ulfone di Noricia, fu il fiore più bello che Dio diede alla coppia di santi coniugi.

La sua santa mamma Brigida fu sempre attenta affinché tutti i membri della famiglia, servitù compresa, rispettassero puntualmente usi e precetti della Chiesa e fossero educati al Vangelo.

La giornata della famiglia era scandita dalla preghiera, dalla lettura della Bibbia, dalle biografie dei Santi, da un’intensa attività caritatevole verso poveri e malati.

La giovane Caterina rimase impressionata accompagnando la mamma e vedendo come lei stessa medicasse le ferite degli infermi e ne lavasse i piedi.

Questa fu la prima formazione cristiana ed umana ricevuta dal focolare domestico.

Genitori santi che seguono passo dopo passo i figli alla scoperta del mondo, nell’educazione alla fede, generano figli santi, così com’è stato per la giovane Caterina.

Non fa stupore, quindi, che in famiglie del genere le vocazioni sboccino come i fiori a primavera.

La giovane Caterina maturò sin da bambina un desiderio di consacrazione molto forte che si scontrò, purtroppo, con la volontà del padre, che invece la desiderava sposata e con figli.

All’età di dodici anni la piccola Caterina fu promessa sposa al nobile Edgard von Kiren, ma a causa della giovane età di Caterina, il matrimonio fu posticipato.

L’influenza della madre Brigida e del padre Ulfone furono decisivi per Caterina, in quanto, come i suoi genitori avevano vissuto i primi due anni del matrimonio in castità, così anche lei voleva fare lo stesso con il futuro marito.

I due giovani sposi dovettero però subire il disprezzo e lo scherno di molti per la loro decisione; in particolar modo il fratello di Caterina, Karl, prese in giro varie volte la giovane coppia, arrivando al punto da spiarla di notte nella camera da letto, verificando con i propri occhi se dormissero separatamente.

Intanto, nell’autunno del 1349 la mamma Brigida era a Roma sia per l’anno santo che per chiedere al Papa il beneplacito per la nascita dell’Ordine Religioso che desiderava fondare.

L’anno successivo la raggiunse Caterina insieme ad alcune nobildonne svedesi.

La madre però, desiderava che la figlia tornasse presto in Svezia, ma ebbe una visione in cui Cristo stesso le rivelò che era più utile per la figlia rimanere lì piuttosto che tornare.

Nel frattempo, morì il giovane marito Edgard, perciò Caterina rimase con la madre a Roma fino alla sua morte.

Il loro rapporto, già molto forte sin dall’infanzia, si strinse ancora di più in questi vent’anni a Roma.

La giornata delle due sante era scandita dalla preghiera, dai digiuni, dalle penitenze e dalle veglie notturne.

Leggi anche: Armida Barelli, beata. Un esempio luminoso di santità femminile (puntofamiglia.net)

Santa Brigida era per la figlia un modello, un esempio e Caterina aveva grande rispetto e ammirazione per la madre.

Generalmente, di mattina usavano dirigersi verso qualche chiesa della città per pregare o portare soccorso ai poveri, ai malati ed ai pellegrini, non solo materialmente ma anche spiritualmente.

Malgrado la sua volontà, Caterina era fonte di problemi perché non passava inosservata a causa della sua bellezza e del nobile portamento.

Narra la stessa Caterina che un giorno, insieme a diverse nobildonne romane, voleva raggiungere la Basilica di San Sebastiano.

Un corteggiatore respinto fu pronto a catturarla. Ma alcuni attimi prima che Caterina con le sue dame passasse da quella strada, un cervo attirò l’attenzione del sequestratore permettendo alle pie donne di superare senza danno il luogo dell’agguato.

A causa di tutto ciò le fu proibito di lasciare l’appartamento in cui abitava con la madre, se non in quelle occasioni in cui fosse presente una scorta.

Pertanto, ben presto si sentì come una reclusa, soffrendo la solitudine, la disperazione, l’abbattimento e la noia.

Venne fuori da questa situazione dolorosa grazie alle preghiere rivolte alla Madonna, alle esortazioni del padre confessore e ad un sogno in cui la Vergine Maria le chiedeva di ubbidire alla madre ed al padre spirituale.

Le due sante dovettero superare diversi ostacoli ed affrontarono tanti pericoli nei pellegrinaggi che fecero insieme nel corso degli anni.

Caterina, infatti, divenne sempre più l’aiutante ed il sostegno della madre, in special modo quando i problemi di salute di Brigida la costrinsero a non alzarsi più dal letto.

A Roma, il 23 luglio 1373, Santa Brigida giunse al termine della sua vita terrena con accanto sempre la figlia Caterina.

Ella aveva richiesto, prima di morire, che le sue spoglie mortali fossero sepolte a Vadstena (fu costruito lì il primo monastero dell’Ordine brigidino).

Quindi Caterina e il suo seguito, portando il corpo della santa, partirono per la Svezia, in un viaggio che si protrasse per più di sei mesi, con tratte giornaliere di circa 30-40 chilometri.

Giunsero a Vadstena il 4 luglio 1374 e vennero accolti con grande gioia e giubilo dal popolo e dai frati e dalle suore facenti parte del nuovo Ordine religioso fondato da Santa Brigida.

Santa Caterina, per la sua santa vita, per la sua onestà e rettitudine, divenne ben presto un fulgido esempio per i frati e le suore dell’Ordine brigidino, oltre che per il popolo svedese.

Volle donare alcuni beni al monastero dell’Ordine con il desiderio di entrarvi al più presto.

Ma risultava necessaria nuovamente la sua presenza a Roma, sia per ottenere l’approvazione completa della regola brigidina, sia per sollecitare la canonizzazione di Brigida da parte della Santa Sede.

In quest’occasione, come ebbe a dire il Papa, Caterina si mostrò vera figlia di Santa Brigida, essendo evidente l’impronta che aveva lasciato su di lei la santa mamma.

La santità si impara sulle ginocchia dei propri genitori, più con l’esempio che con le parole.

I bambini, infatti, diventano ciò che vedono, e questo lo avrà di certo capito Santa Brigida insieme al marito, se si occuparono in prima persona dell’educazione e della cura dei figli, nonostante le loro origini nobili.

A causa della volontà contraria del padre, la Provvidenza non ha voluto che Santa Caterina si facesse subito religiosa, ma che passasse prima per la prova del matrimonio vissuto in castità, così da poter essere invocata e pregata da ogni persona di qualunque condizione.

L’eroico esempio dei genitori, coniugi modello, plasmò la personalità di Caterina, sia da sposa che da religiosa ed ha lasciato a noi l’esempio di una grande santa che non si fermò di fronte a niente, nemmeno di fronte al Tevere in piena, tanto che lo arrestò, salvando così la città di Roma.




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