IL PAPA A NATALE

Papa Francesco e il Natale: “Penso ai bambini divorati dalle guerre”

(Foto: giulio napolitano / Shutterstock.com)

Il Papa durante le festività natalizie, il primo monito è per la Chiesa: “Noi siamo chiamati a essere una Chiesa che adora Gesù povero e serve Gesù nei poveri”. Poi ripercorre la terza guerra mondiale a pezzi attualmente in corso e si unisce al dolore delle persone più colpite.

“Sappiamo tante cose sul Natale ma ne scordiamo il significato”: sono le parole del pontefice, pronunciate in una piazza san Pietro gremita nella notte di Natale.

Ecco che invita allora a ritrovarne il vero significato, guardando la mangiatoia. Tre sarebbero gli aspetti da tenere a mente: vicinanzapovertà concretezza

Dalla mangiatoia gli animali prendono il cibo per sopravvivere, mentre nel mondo c’è una umanità insaziabile di potere e soldi. I primi a farne le spese? I più deboli.

Penso ai bambini divorati dalle guerre e dalle ingiustizie”, sono le commosse parole di Papa Francesco. 

Mangiatoia è povertà, è semplicità. Gesù nasce tra i poveri e gli umili. La povertà e l’umiltà aiutano a riconoscere le vere ricchezze della vita. Nel lusso, secondo il Santo Padre, non si trova la verità. Il primo monito va dunque alla sua Chiesa: “Noi siamo chiamati a essere una Chiesa che adora Gesù povero e serve Gesù nei poveri. Certo, non è facile lasciare il caldo tepore della mondanità per abbracciare la bellezza spoglia della grotta di Betlemme, ma ricordiamo che non è veramente Natale senza i poveri – A Natale Dio è povero, rinasca la carità”.

Infine, l’amore di Dio è concreto: Gesù non parla tanto di povertà, ma la vive e la abbraccia, non vuole parole ed esteriorità ma ci chiede una fede concreta, fatta di azioni. Su Gesù Non bastano più le teorie, i bei pensieri e i pii sentimenti. Gesù, che nasce povero, vivrà povero e morirà povero, non ha fatto tanti discorsi sulla povertà, ma l’ha vissuta fino in fondo per noi”.

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Poi, nel suo messaggio dato al mondo proprio la mattina del 25 dicembre, il papa ribadisce il suo appello alla pace. 

Mentre i bombardamenti in Ucraina non hanno avuto tregua neppure in questo giorno sacro per tutte le confessioni cristiane (dividendo gli ortodossi su questo punto), il santo Papa riflette su tutto il mondo, nel quale si vive “la terza guerra mondiale” e spiega che c’è una “carestia di pace”. 

Per questo ha invitato la comunità internazionale ad adoperarsi per la fine dei conflitti.

Pensiamo alle persone che patiscono la fame, soprattutto bambini, mentre ogni giorno grandi quantità di alimenti vengono sprecate e si spendono risorse per le armi. La guerra in Ucraina ha ulteriormente aggravato la situazione, lasciando intere popolazioni a rischio di carestia, specialmente in Afghanistan e nei Paesi del Corno d’Africa. Ogni guerra – lo sappiamo – provoca fame e sfrutta il cibo stesso come arma, impedendone la distribuzione a popolazioni già sofferenti”.

Quindi Francesco ha sollecitato “tutti, per primi quanti hanno responsabilità politiche, perché il cibo sia solo strumento di pace””.

Il suo pensiero è andato anche all’Iran per il quale chiede la “riconciliazione” e la fine di “ogni spargimento di sangue”. Non è mancata l’attenzione per il Medio Oriente, dalla Siria al Libano. Infine, un appello perché in Terra Santa riprenda “il dialogo” e “la reciproca fiducia” tra israeliani e palestinesi.
Gesù viene in un mondo “malato di indifferenza”. Così, se è giusto ritrovarci con i nostri cari e gioire insieme, bisogna pensare anche “alle famiglie che sono più ferite dalla vita, e a quelle che, in questo tempo di crisi economica, fanno fatica a causa della disoccupazione e mancano del necessario per vivere”.




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