13 Gennaio 2023

Biagio Conte, il missionario laico che ha incontrato Gesù

Fratel Biagio Conte ha terminato la sua vita terrena. Tra i suoi ultimi desideri quello di partecipare a Messa nella Cappella della sua Associazione a Palermo, dove i suoi amici e fratelli lo hanno condotto domenica 8 gennaio su una lettiga. Dalla scoperta del tumore al colon nel giugno del 2022 sono passati pochi mesi. Le cure non hanno prodotto effetti positivi, già a fine novembre è stata sospesa la chemioterapia fino all’epilogo di giovedì 12 gennaio. La notizia della sua morte è rimbalzata non solo nella sua Palermo ma in tutta Italia. Era amato e voluto bene per le sue scelte forti e radicali, per il suo sorriso, la sua capacità di intercettare i bisogni dei più poveri ed emarginati. Una storia complessa la sua, che lascia il profumo delle cose buone, le cose di Dio.

Figlio di imprenditori edili, a tre anni Conte viene portato in Svizzera in un collegio di suore, ritornando a Palermo a nove anni per poi trascorrerne quattro nel collegio di San Martino delle Scale per quattro anni. A 16 anni abbandona la scuola e inizia precocemente a lavorare nell’impresa edile della sua famiglia, ma in seguito a una profonda crisi spirituale decide di allontanarsi dalla famiglia nel 1983, andando a vivere a Firenze.

In quegli anni Palermo è scossa dalla guerra scatenata dalla mafia di Totò Riina contro lo Stato, nelle strade sangue e violenza si susseguono. Biagio si chiude in se stesso. Trascorre qualche anno a Firenze. È alla ricerca della verità e della pace. Il 5 maggio 1990, a 26 anni, decide di distaccarsi “dal mondo materialistico e consumistico”.  “Ho sentito nel cuore di lasciare tutto e tutti; me ne andai via dalla casa paterna, con l’intenzione di non tornare più nella città di Palermo, perché questa città e società mi avevano tanto ferito e deluso”. Dà via tutto ciò che possiede, e con i soli abiti che indossa, come un moderno san Francesco, si rifugia nella natura. Vaga per i boschi e per le montagne della Sicilia vivendo da eremita, cibandosi di bacche e di erbe. Incontra un pastore un giorno che gli affida il suo gregge, gli regala un cane e un libro. È quello di Hermann Hesse sulla vita di San Francesco.

Quelle parole scritte furono per lui un’illuminazione. Soccorso da una comunità di frati in un inverno che rischiò di morire assiderato, conosce fra Paolo, che gli parla di San Francesco e delle motivazioni che l’hanno portato a vivere in povertà, umiltà e preghiera. Sente che deve recarsi ad Assisi e lo fa a piedi dalla Sicilia. Lungo il cammino incontra barboni, zingari, carcerati ed emarginati di ogni genere. “Pian piano – racconta il missionario laico in uno dei tanti video diffusi sui social – cominciai a capire che dovevo dedicare la mia vita per i più poveri dei poveri”. Sulla tomba del Poverello di Assisi, pensa prima di andare in Africa o in India, “ed invece mi sento riportare nella città dove non volevo più tornare – scriverà poi – Gesù ha voluto che la Missione nascesse proprio nelle strade di Palermo”. La sua opera nasce perché Biagio ha incontrato Gesù. È bene ribadirlo per non ridurre la missione di quest’uomo solo ad un servizio sociale, anch’esso importante certamente ma non è questa la motivazione principale.  

Nasce così, nel 1993, la “Missione di Speranza e Carità”: un “progetto di Dio sconvolgente che a distanza di trent’anni dal suo nascere ha coinvolto e continua a coinvolgere uomini e donne di ogni ceto sociale, anche capaci di cambiare radicalmente il loro modo di vivere per diventare missionari e missionarie della Speranza e della Carità, per operare nei luoghi di emarginazione delle grandi metropoli”.

Oggi la Missione è composta da tre strutture: la comunità “Missione di Speranza e Carità”; l’“Accoglienza Femminile” e “La Cittadella del Povero e della Speranza”. Tutte unite dalla “Casa di Preghiera per tutti i Popoli”, la Cappella all’interno della Missione. L’accoglienza viene offerta fino a quando chi è stato ospitato non trova una propria sistemazione abitativa.

La Missione offre poi assistenza medica e legale, oltre alla mediazione culturale, e si accompagna i disabili che desiderano partecipare alla Messa o a fare passeggiate, organizza corsi di alfabetizzazione. Grazie all’opera di volontariato di artigiani e liberi professionisti, agli ospiti della Missione viene offerta la possibilità di imparare un mestiere per affrontare il ritorno nella società e l’integrazione. L’assistenza della Missione di fratel Biagio è rivolta anche a tante famiglie indigenti che abitano nei quartieri più poveri di Palermo. Oggi sono più di 300 le famiglie che ricevono aiuti, in particolare beni di prima necessità, o, dove ci sono neonati, latte pediatrico e omogeneizzati.

Insomma, il missionario laico lascia una grande eredità, una testimonianza di fede. A quanti ha incontrato offriva non solo il pane materiale ma anche quello spirituale: “Gesù è la nostra unica salvezza”. Quel Gesù certamente lo ha accolto oggi nel suo Regno come il servo buono e fedele per partecipare alla gioia dei santi. 


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Giovanna Abbagnara

Giovanna Abbagnara, è sposata con Gerardo dal 1999 e ha un figlio, Luca. Giornalista e scrittrice, dal 2008 è direttore responsabile di Punto Famiglia, rivista di tematiche familiari. Con Editrice Punto Famiglia ha pubblicato: Il mio Giubileo della Misericordia. (2016), Benvenuti a Casa Martin (2017), Abbiamo visto la Mamma del Cielo (2016), Il mio presepe in famiglia (2017), #Trova la perla preziosa (2018), Vivere la Prima Eucaristia in famiglia (2018), La Prima Comunione di nostro figlio (2018), Voi siete l'adesso di Dio (2019), Ai piedi del suo Amore (2020), Le avventure di Emanuele e del suo amico Gesù (2020), In vacanza con Dio (2022).

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