BRICIOLE DI VANGELO

16 Gennaio 2023

Digiuno pasquale

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 2,18-22)
In quel tempo, i discepoli di Giovanni e i farisei stavano facendo un digiuno. Vennero da Gesù e gli dissero: «Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano, mentre i tuoi discepoli non digiunano?».

Gesù disse loro: «Possono forse digiunare gli invitati a nozze, quando lo sposo è con loro? Finché hanno lo sposo con loro, non possono digiunare. Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora, in quel giorno, digiuneranno.

Nessuno cuce un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio; altrimenti il rattoppo nuovo porta via qualcosa alla stoffa vecchia e lo strappo diventa peggiore. E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherà gli otri, e si perdono vino e otri. Ma vino nuovo in otri nuovi!».

Il commento

Verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora, in quel giorno, digiuneranno (2,20). Queste parole, cariche di mistero per coloro che interrogano Gesù, diventano chiare dopo il dramma della croce. Stare in compagnia di Gesù per i discepoli significa gustare la gioia delle nozze, non c’è spazio per il digiuno. La Pasqua segna un passaggio definitivo, a partire da quell’ora possiamo nuovamente dare al digiuno il suo spazio e il suo valore. Da una parte, infatti, siamo certi che lo Sposo resta per sempre con noi e accompagna i passi della Chiesa (Mt 28,20). E dall’altra siamo immersi in una storia in cui sperimentiamo continuamente la sofferenza. Paolo scrive che tutta “la creazione geme e soffre le doglie del parto fino ad oggi” (Rm 8,22). È come una legge non scritta che segna il cammino dei popoli. In questo contesto il digiuno si presenta in primo luogo come una supplica insistente nell’attesa che il Signore ritorni nella gloria. È questa la via indicata dall’Apostolo: “Anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l’adozione a figli, la redenzione del nostro corpo” (Rm 8,23). Questo digiuno ha un sapore radicalmente diverso rispetto a quello antico perché offre al credente la possibilità di condividere intimamente l’esperienza salvifica della croce che salva il mondo. In questo modo anche il corpo partecipa all’opera della redenzione.  

È un digiuno pasquale: partecipiamo alla croce del Signore portando nel cuore la certezza della resurrezione. La fede non impedisce alla tristezza di farci visita e di appesantire il già faticoso cammino. E tuttavia, la coscienza di essere discepoli del Risorto, di Colui che ha vinto il peccato e la morte proprio attraverso la croce, semina una gioia che niente e nessuno può togliere (Gv 16,23). La tristezza del credente non è mai priva di quella speranza che permette di vivere anche gli eventi più dolorosi nella luce della Pasqua. Oggi chiediamo la grazia di custodire e testimoniare la gioia anche nel tempo della prova.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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Silvio Longobardi

Silvio Longobardi, presbitero della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, è l’ispiratore del movimento ecclesiale Fraternità di Emmaus. Esperto di pastorale familiare, da più di trent’anni accompagna coppie di sposi a vivere in pienezza la loro vocazione. Autore di numerose pubblicazioni di spiritualità coniugale, cura per il magazine Punto Famiglia la rubrica “Corrispondenza familiare”.

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