2 Febbraio 2023

Contro la cultura della morte, valorizziamo la maternità

Ci prepariamo come Chiesa a celebrare la 45esima Giornata per la Vita. Una giornata molto importante indetta dai Vescovi italiani nel lontano 1978 per la prima domenica di febbraio. Forse è bene ricordare i motivi per cui fu istituita. Fu la risposta pastorale della Chiesa ad una legge la 194 dalle conseguenze drammatiche. Ancora oggi facciamo i conti con questa realtà constatando come sia allarmante la situazione che si è determinata in seguito all’approvazione della legge 194.

Abbiamo più di sei milioni di bambini abortiti. E quando parlo di bambini dobbiamo sempre avere davanti agli occhi e alla mente anche le loro mamme, le donne. È molto importante tenere insieme li due protagonisti della vita nascente come dell’aborto. Dividere ideologicamente la madre dal suo bambino anche attuando un’operazione lessicale notevole, non ci aiuta ad affrontare questo argomento. Si parla infatti di feto, di interruzione di gravidanza piuttosto che di aborto…la parola mamma scompare. Come se una donna potesse definirsi madre solo se quel figlio lo vuole, lo desidera e lo accoglie. Il dramma dell’aborto è decisamente una battaglia che da anni stiamo conducendo contro la maternità. 

È molto bello dunque ricordare che all’epoca, intendo nel 1978, i vescovi, sollecitati anche da figure di spicco come Carlo Casini, lo storico presidente del Movimento per la vita, ritennero importante ed urgente una celebrazione della Giornata per la Vita, vivace e sapiente, che avesse la capacità di richiamare tutti, cattolici e non.

Negli anni la Giornata si è un po’ spostata dalla sua motivazione originaria. Dal 1978 al 2006 i messaggi della Conferenza episcopale italiana erano ricchi di aggettivi riferiti alla vita: intangibile, sacra, inviolabile. I testi pieni di citazioni bibliche, patristiche, magisteriali. Soprattutto era citata l’enciclica Evangelium Vitae. Piano piano poi la parola “aborto” è stata quasi eliminata e la Giornata per la Vita è diventata il momento per celebrare i figli vivi, quelli accolti, le persone sofferenti. Tutte cose buone ma decisamente allontanavano l’attenzione dalla motivazione per cui è nata questa Giornata. 

Con immenso piacere ho visto invece che il Messaggio di quest’anno è molto chiaro e incisivo al riguardo sia sul tema dell’aborto, chiamandolo per nome che su quello dell’eutanasia. Ci sono domande che suscitano una seria riflessione e anche una repentina azione. Scrivono i Vescovi: “Siamo sicuri che la banalizzazione dell’interruzione volontaria di gravidanza elimini la ferita profonda che genera nell’animo di molte donne che vi hanno fatto ricorso? Donne che, in moltissimi casi, avrebbero potuto essere sostenute in una scelta diversa e non rimpianta, come del resto prevedrebbe la stessa legge 194 all’art.5”. E poi: “Siamo sicuri che la radice profonda dei femminicidi, della violenza sui bambini, dell’aggressività delle baby gang… non sia proprio questa cultura di crescente dissacrazione della vita? Siamo sicuri che dietro il crescente fenomeno dei suicidi, anche giovanili, non ci sia l’idea che “la vita è mia e ne faccio quello che voglio?”.

La cultura della morte, che il Messaggio denuncia, è una questione seria. Ma quali sono le ragioni di questa cultura della morte? Stentiamo a trovarne di ragionevoli. Se posso indicare un comune denominatore ma anche un motivo in più per lavorare per la vita, è che questo impegno come in un colloquio mi ha confidato Marina Casini, presidente del Movimento per la Vita, è una vera e propria azione di esorcismo contro il male. La cultura abortista ha una radice diabolica.

Questa radice tenta sempre di più di dividere una madre dal proprio figlio. Di spezzare quell’abbraccio che fin dal concepimento si va delineando tra una donna e il suo bambino. La cornice speculativa entro la quale sono inserite campagne a favore dell’aborto piuttosto che della RU486 o della maternità surrogata è fatta di storie dove si calca molto la mano sulla libertà personale della donna, o sulla sua difficoltà emotiva legata all’accoglienza di una maternità non desiderata o sulla difficoltà a poter abortire perché ci sono troppi medici obiettori.

Questa narrazione che si declina soprattutto attraverso i social purtroppo è farcita di molte insidie come le fake news, i discorsi d’odio o la disinformazione. Che cosa accade? Che la conseguenza del mancato approfondimento produce una conflittualità esasperata fatta di tifoserie, urla e contrasti che finiscono per perdere il centro del discorso: la mamma con il suo bambino. Una donna da aiutare e sostenere.

Potrebbe essere molto interessante al riguardo proporre esperienze positive. Storie di donne che adeguatamente sostenute, aiutate, incoraggiate, hanno avuto il coraggio di uscire da un’ideologia per abbracciare se stesse e il figlio che portano in grembo. Bisogna seminare il bene.

L’annuncio che, come Chiesa, siamo chiamati a dare deve essere sempre condito di amore ma innestato nella verità. Perché sappiamo che la verità è quanto di meglio possiamo desiderare e sperare per le donne e i loro bambini. Leggevo su La Stampa in questi giorni un editoriale di Lucetta Scaraffia che un po’ lamentava il fatto che il Papa avesse sugli omosessuali uno sguardo di benevolenza pur condannando gli atti omosessuali e non utilizzava lo stesso registro con le donne che hanno abortito. Mi permetto di ricordare soltanto che all’indomani del Giubileo della misericordia, il Papa ha dato a tutti i sacerdoti la facoltà di assolvere dal peccato dell’aborto le donne che confessavano questo peccato. Cosa che era di appannaggio solo dell’Ordinario del luogo. È solo un esempio per dire che la Chiesa è al fianco delle donne e delle madri sempre ma misericordia e verità si devono intrecciare. Soprattutto per la valorizzazione della maternità.


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Giovanna Abbagnara

Giovanna Abbagnara, è sposata con Gerardo dal 1999 e ha un figlio, Luca. Giornalista e scrittrice, dal 2008 è direttore responsabile di Punto Famiglia, rivista di tematiche familiari. Con Editrice Punto Famiglia ha pubblicato: Il mio Giubileo della Misericordia. (2016), Benvenuti a Casa Martin (2017), Abbiamo visto la Mamma del Cielo (2016), Il mio presepe in famiglia (2017), #Trova la perla preziosa (2018), Vivere la Prima Eucaristia in famiglia (2018), La Prima Comunione di nostro figlio (2018), Voi siete l'adesso di Dio (2019), Ai piedi del suo Amore (2020), Le avventure di Emanuele e del suo amico Gesù (2020), In vacanza con Dio (2022).

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