2 Marzo 2023

Bambini di serie A e quelli di serie B

Parliamo di vita e se possibile cerchiamo di essere onesti sull’assurdità di certi commenti ai fatti. Nel 2007 una donna di trentotto anni milanese è in attesa di una coppia di gemelle. Alla quindicesima settimana di gestazione la diagnosi prenatale mostra alterazioni cromosomiche su una delle due bambine, in poche parole una ha la sindrome di Down. La madre chiede d’interrompere la gravidanza su quella bambina, per proseguirla solo con la gemella sana. Tre settimane dopo i medici dell’ospedale san Paolo di Milano intervengono, ma sbagliano bambina e viene uccisa quella sana. A quel punto praticano l’aborto anche sull’altra bambina.

I media derubricano la notizia a malasanità, cioè non mettono proprio in discussione l’aborto – quello è un diritto della donna intoccabile – affilano solo le lame contro la ginecologa e il suo staff. Eppure, aggiungono, questo medico era “un’esperta”. Esperta di cosa? Esperta nell’eliminazione dei bambini malati, difettati, inutili che si trovano nel grembo della donna? Nulla da obiettare sul suo operato se non quell’errore imperdonabile. La gemella sana era voluta e dunque meritevole dello sdegno popolare e dei titoli dei giornali, quella malata, se fosse stata eliminata, non avrebbe meritato nemmeno una parola o un ricordo perché non voluta e perché c’è una legge, la 194 appunto, che lo permette.

Restiamo al 2007, ospedale fiorentino di Careggi. È il 2 marzo. I medici prospettano alla donna l’”atresia dell’esofago”, del proprio bambino alla 22 settimana di gestazione. Si decide per l’aborto. Il bambino nasce sano e vivo. Non ha nessuna patologia. I medici sono costretti a rianimarlo, così come prevede la legge. Il piccolo pesa 500 grammi e resta in terapia intensiva. Vive 6 giorni mostrando al mondo intero che non era un grumo di cellule, ma un figlio che avrebbe potuto vivere. E invece anche in questo caso i media non sono scandalizzati per la sua morte ma per l’errore di diagnosi dei medici. La sua sanità fisica lo decretava degno di una lacrima, in caso contrario tutto sotto silenzio. Ai malati nessun titolo di giornale perché semplicemente “non voluti”.

Ecco l’inganno nel quale sguazziamo, la menzogna che avvolge queste notizie e le redazioni dei giornali. L’assurdità di una pratica che è diventata normale solo perché legiferata. Ditemi voi: questa che forma di democrazia è?


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Giovanna Abbagnara

Giovanna Abbagnara, è sposata con Gerardo dal 1999 e ha un figlio, Luca. Giornalista e scrittrice, dal 2008 è direttore responsabile di Punto Famiglia, rivista di tematiche familiari. Con Editrice Punto Famiglia ha pubblicato: Il mio Giubileo della Misericordia. (2016), Benvenuti a Casa Martin (2017), Abbiamo visto la Mamma del Cielo (2016), Il mio presepe in famiglia (2017), #Trova la perla preziosa (2018), Vivere la Prima Eucaristia in famiglia (2018), La Prima Comunione di nostro figlio (2018), Voi siete l'adesso di Dio (2019), Ai piedi del suo Amore (2020), Le avventure di Emanuele e del suo amico Gesù (2020), In vacanza con Dio (2022).

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