Quali diritti difendere? Alcune riflessioni dopo l’elezione di Elly Schlein alla guida del PD

European Commission (Jennifer Jacquemart), Attribution, via Wikimedia Commons

Salario minimo, ambiente e lavoro sono i temi della nuova segreteria del Partito Democratico a guida della neo-eletta Elly Schlein. Ha sottaciuto, per ora, un suo cavallo di battaglia e cioè il tema dei “diritti”… 

Il concetto dei “diritti” racchiude molti aspetti della modernità, dallo ius scholae e ius soli all’eutanasia. Oggigiorno si spinge molto sulla transizione di genere, che è un’appendice dell’omosessualità praticata, ma quello che sta alla base di tutti i “diritti” è l’aborto volontario, legale e ora anche chimico con la pillola abortiva a base di mifepristone e prostaglandine. 

Il tema dell’aborto è sempre il “brontolio astioso” che precede, accompagna e conclude ogni preteso diritto moderno. Le femministe francesi addirittura dicono con i loro cartelli che “l’aborto è sacro” e che “nessuno decide sul mio corpo” (dimenticando e omettendo che il concepito è un “altro” corpo e non il corpo della donna). Sembra strano, ma l’aborto sta più a cuore ai cosiddetti “pro choice” (i pro-scelta libera) che agli abortisti incalliti. 

I pro-choice lo difendono a spada tratta forse perché non vogliono apparire abortisti veri e propri, essendo presenti anche fra le fila dei cattolici, ma il risultato è il medesimo. Anzi fa un certo effetto ascoltare un pro-choice quando afferma: “Tu sei libera di fare quello che vuoi e io sarò al tuo fianco sempre”. Che poi vuol dire: “Vuoi abortire? Ti aiuterò. Vuoi tenere il bambino? Ti aiuterò”. 

Ad aiutare a tenere il bambino sono soprattutto le volontarie e i volontari dei Centri Aiuto alla Vita e le persone di buona volontà. I pro-choice parlano di amore (per la libertà) ma non si compromettono. A meno che non siano presenti in qualche programma televisivo. Mettere sullo stesso piano la scelta di vita e la scelta di abortire è poco ragionevole, eppure molti uomini e donne lo dicono e lo fanno. 

Leggi anche: L’aborto, il metro di misura della politica europea (puntofamiglia.net)

Quando lo dice un marito o un compagno di vita di coppia è ancor più doloroso e la donna con l’andar del tempo si rende conto di chi ha vicino e non lo dimenticherà. I pro-choice hanno anche un altro sottofondo psicologico e culturale che è quello di apparire “democratici” e rispettosi. Cioè, dietro alla bandiera della libertà di scelta vogliono dire a tutti, compresi i politici, “Io ti lascio fare quello che vuoi” che poi vuol dire “Tu ora lasci fare a me quello che voglio”. Così nessuno può mettere bocca sulle loro pretese libertà di vita perché la “libertà di fare quello che voglio” viene elevata al massimo arbitrio e dignità. 

In fondo, ma non molto in fondo, è una contrapposizione a viso aperto al magistero della Chiesa cattolica e al cristianesimo che invece prende come ragione di vita la Verità e l’Amore. I pro-choice, presi nel vortice delle loro libertà non si fermano all’aborto, che è sempre il primo diritto che reclamano, e quasi come conseguenza di questo gesto, che è estremo perché uccide una persona, ci aggiungono tutti gli altri. 

“Faccio ciò che mi pare e nessuno osi dirmi qualcosa”, perché siamo, dicono loro, in una democrazia adulta. Per essere una democrazia adulta bisognerebbe dunque “fare quello che mi pare e piace” e lasciarlo fare a chiunque. Benedetto XVI definì questi cosiddetti “diritti”, con un termine sintetico e folgorante: capricci.

I “diritti” reclamati oggi sono questi. Si parla ben poco di diritto alla scuola, alla casa, alla salute, alla vita, alla famiglia e si difendono ben poco i diritti dei popoli poveri e poverissimi.

Siamo ai soliti proclami, ma la gioia di stare sempre dalla parte della vita nessuno potrà togliercela.




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Gabriele Soliani

Gabriele Soliani, nato a Boretto (Reggio Emilia) il 24-03-1955. Medico, psicoterapeuta, sessuologo, adolescentologo, giornalista pubblicista iscritto all’Ordine. Libero professionista. Ha collaborato per 9 anni al Consultorio Familiare diocesano di Reggio Emilia. Sposato con Patrizia, docente di scuola superiore. Vive a Napoli dal 2015. Ministro della Santa Comunione e Lettore istituito.

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