UDIENZA DEL PAPA

“L’amore di Dio non è per un gruppetto soltanto, è per tutti”: così il Papa all’Udienza

Papa Francesco

Nella mattinata di mercoledì 8 marzo, durante l’Udienza generale, il Santo Padre ha proseguito con il suo ciclo di catechesi sul tema “La passione per l’evangelizzazione: lo zelo apostolico del credente”, soffermandosi oggi sul Concilio Vaticano II. “L’amore di Dio non è per un gruppetto soltanto. No – ha sottolineato il papa – è per tutti, tutti, nessuno escluso”. E invita a “mettercelo bene in testa”.

Di Punto Famiglia

“Oggi ci mettiamo in ascolto del Concilio Vaticano II per scoprire che evangelizzare è sempre un servizio ecclesiale, mai solitario, mai isolato, mai individualistico. L’evangelizzazione si fa sempre in ecclesia, cioè in comunità e senza fare proselitismo perché quello non è evangelizzazione”.

Sono parole di Papa Francesco, pronunciate durante l’udienza generale di mercoledì 8 marzo.

Per poter portare Cristo agli altri, bisogna prima averlo accolto dentro di sé. così, infatti, prosegue Francesco: “L’evangelizzatore trasmette sempre ciò che lui stesso o lei stessa ha ricevuto. Lo scriveva per primo San Paolo: il vangelo che lui annunciava e che le comunità ricevevano e nel quale rimanevano salde è quello stesso che l’Apostolo aveva a sua volta ricevuto (cfr 1 Cor 15,1-3)”. 

Si riceve la fede e si trasmette la fede: ne è convinto il papa. Questo dinamismo ecclesiale di trasmissione del Messaggio è vincolante e garantisce l’autenticità dell’annuncio cristiano. “La tentazione di procedere ‘in solitaria’ – mette in guardia il pontefice – è sempre in agguato, specialmente quando il cammino si fa impervio e sentiamo il peso dell’impegno”. 

Accanto a questo, “altrettanto pericolosa è la tentazione di seguire più facili vie pseudo-ecclesiali, di adottare la logica mondana dei numeri e dei sondaggi, di contare sulla forza delle nostre idee, dei programmi, delle strutture, delle ‘relazioni che contano’. Questo non va, questo deve aiutare un po’ ma fondamentale è la forza che lo Spirito ti dà per annunciare la verità di Gesù Cristo”. Contare sullo Spirito e sul Vangelo, dunque, più che sulle nostre forze o sul potere di uomini.

A questo punto il papa espone alcuni tratti salienti di un documento contenuto nel Concilio Vaticano II, Ad Gentes e dice: “questo documento invita a considerare l’amore di Dio Padre, come una sorgente, che «per la sua immensa e misericordiosa benevolenza liberatrice ci crea e, inoltre, per grazia ci chiama a partecipare alla sua vita e alla sua gloria. Questa è la nostra vocazione. Egli per pura generosità ha effuso e continua a effondere la sua divina bontà (n. 2)”. 

Leggi anche: Papa Francesco, nel Mercoledì delle Ceneri: “La chiesa non è un parlamento” (puntofamiglia.net)

Questo brano per il Santo Padre è fondamentale: ci dice che l’amore del Padre ha per destinatario ogni essere umano. “L’amore di Dio non è per un gruppetto soltanto, no… – sottolinea Francesc o – per tutti. Quella parola mettetela bene nella testa e nel cuore: tutti, tutti, nessuno escluso, così dice il Signore”. 

E questo amore per ogni essere umano, come può raggiungere ogni uomo e donna? “Attraverso la missione di Gesù, mediatore della salvezza e nostro redentore (cfr AG, 3), e mediante la missione dello Spirito Santo (cfr AG, 4), il quale, Spirito Santo, opera in ciascuno, sia nei battezzati sia nei non battezzati. Lo Spirito Santo opera!”

Il Papa non si stanca, poi, di ricordare che la Chiesa è chiamata a spogliarsi del superfluo: “La Chiesa, sempre sotto l’influsso dello Spirito Santo, lo Spirito di Cristo, segua la stessa strada seguita da questi, la strada cioè della povertà, dell’obbedienza, del servizio e del sacrificio di se stesso fino alla morte, da cui poi, risorgendo, Egli uscì vincitore» (AG, 5)”. 

Lo zelo apostolico non è un entusiasmo, è un’altra cosa, è una grazia di Dio, che dobbiamo custodire”, spiega Francesco. E tutti sono chiamati ad essere partecipi, in un modo o nell’altro alla missione della Chiesa: “Non ci sono soggetti attivi e soggetti passivi. Non ci sono quelli che predicano, quelli che annunciano il Vangelo in un modo o nell’altro, e quelli che stanno zitti. No”. 

Se si è cristiani, se si è ricevuto il battesimo, allora si è anche automaticamente chiamati a dare testimonianza con la propria vita di Gesù. “In virtù del Battesimo ricevuto e della conseguente incorporazione nella Chiesa, ogni battezzato partecipa alla missione della Chiesa e, in essa, alla missione di Cristo Re, Sacerdote e Profeta”, sottolinea il papa. “Questo ci invita a non sclerotizzarci o fossilizzarci; ci riscatta da questa inquietudine che non è di Dio. Lo zelo missionario del credente si esprime anche come ricerca creativa di nuovi modi di annunciare e testimoniare, di nuovi modi per incontrare l’umanità ferita di cui Cristo si è fatto carico”.




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