9 Marzo 2023

Diana, quel dirupo e una domanda: perché i nostri figli soffrono a diventare grandi?

Ha lasciato la sua borsetta nera accanto a una ringhiera e poi si è lanciata nel vuoto. Lei è Diana Biondi, studentessa ventisettenne di Somma vesuviana (NA). È uscita di casa poco prima delle 11 del mattino del 27 febbraio, annunciando il suo ritorno per ora di pranzo e spiegando che era necessario consegnare una copia della tesi di laurea alla segreteria dell’università. «L’ho chiamata alle 13,30 – ha detto il papà Edoardo – ma il suo cellulare non era raggiungibile, poco dopo mi ha inviato un messaggio WhatsApp dicendo che doveva recarsi in biblioteca e che sarebbe rientrata a Somma Vesuviana con il treno delle 16 da Napoli». Non vedendola rientrare, il padre ha continuato a telefonare fin quando un altro WhatsApp di Diana l’ha messo in allarme: «Non posso parlare». Erano le 17,55 di lunedì 27 febbraio. Poi il nulla, da allora la ragazza non ha più acceso il telefono né si è messa in contatto con alcuno.

Il papà la descrive come «una brava ragazza, studiosa, le piaceva stare a casa con noi, studiava e usciva solo nei fine settimana con il fidanzato». Si aspettava la sua seduta di laurea la settimana successiva anche se poi dall’ateneo hanno fatto sapere che mancava l’esame di latino per completare il percorso di studi. Cosa è accaduto? L’ennesimo senso di sconfitta così grande da oscurare ogni orizzonte di speranza? I genitori dicono di non averle fatto alcuna pressione. Perché Diana ha scelto dunque la morte? Perché i nostri figli soffrono così tanto a diventare grandi?

Sono domande che non mi fanno riposare sonni tranquilli. E non possiamo solo rispondere che sono crisi giovanili che prima o poi passeranno per entrare nell’età adulta. L’adolescenza, la giovinezza che spocchiosamente noi adulti liquidiamo come un’età di passaggio dimenticando il fuoco che ci ardeva dentro, il male di vivere che ci consumava i pensieri, le paure di un presente incerto, necessita di essere vissuta pienamente.

Ripetiamo ai nostri figli: pensa a studiare, pensa al domani, pensa a costruirti un futuro, pensa a trovarti un buon lavoro… Ma i giovani cosa se ne fanno del domani, del lavoro, del pezzo di carta se non hanno un motivo per stare oggi al mondo? Perché dovrebbero faticare, sudare, sacrificarsi se non sono capaci di dare un senso alla loro vita? Se non sono capaci di guardarsi e guardare il mondo con gli occhi dell’amore? I nostri figli sono a disagio con la vita, vivono lo scandalo delle loro imperfezioni (grassi, magri, naso lungo, esami in arretrato, pochi amici, troppi inutili amici…), non sono innamorati della vita, non si sentono di appartenere a qualcosa o a qualcuno, non si sentono dei salvati.

Ringrazio il buon Dio per aver incontrato nella mia adolescenza qualcuno che mi ha insegnato a guardarmi e a guardare il mondo con gli occhi di Cristo. Guardavo la mia timidezza come un limite, non riuscivo a comunicare ciò che intuivo molto prima che accadesse, ero sempre un passo indietro agli altri. Potevo ripiegarmi su me stessa e invece un sacerdote mi ha fatto incontrare un innamorato di me, della vita, dell’umanità: Gesù. Lui non mi chiedeva di essere perfetta, Lui guardava oltre i miei difetti, guardava quello che io non riuscivo a vedere di me stessa.

In fondo non è forse questo il cristianesimo? Vedere oltre ciò che siamo, vedere il mondo come lo guarda Dio, vedere la Vita oltre la vita? E lasciarsi salvare lì, qui, nel mio presente. Questo dobbiamo trasmettere ai nostri figli, ai nostri giovani: questo amore, questo stupore, questa capacità di donarmi perché un Altro si è donato e ha dato la vita. Cosa se ne fanno poi di un pezzo di carta se nel cuore hanno solo la legge della prevaricazione e del più forte? Cosa se ne fanno di un posto ben retribuito se svegliandosi al mattino non hanno nessun motivo per vivere, lottare e donare la vita? E volendo ancora essere più precisi: qual è il motivo per cui noi viviamo? Sono le risposte che dobbiamo a Diana e ai giovani come lei.


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Giovanna Abbagnara

Giovanna Abbagnara, è sposata con Gerardo dal 1999 e ha un figlio, Luca. Giornalista e scrittrice, dal 2008 è direttore responsabile di Punto Famiglia, rivista di tematiche familiari. Con Editrice Punto Famiglia ha pubblicato: Il mio Giubileo della Misericordia. (2016), Benvenuti a Casa Martin (2017), Abbiamo visto la Mamma del Cielo (2016), Il mio presepe in famiglia (2017), #Trova la perla preziosa (2018), Vivere la Prima Eucaristia in famiglia (2018), La Prima Comunione di nostro figlio (2018), Voi siete l'adesso di Dio (2019), Ai piedi del suo Amore (2020), Le avventure di Emanuele e del suo amico Gesù (2020), In vacanza con Dio (2022).

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