14 Marzo 2023

Festa del Papà negata o tentativo goffo di evitare una “forma di discriminazione”?

Viareggio, scuola dell’infanzia Florinda, la direttrice didattica Barbara Caterini ha deciso di annullare il laboratorio legato alla Festa del Papà, programmato per venerdì 17 marzo. Questa la sua motivazione: “Cinque o sei genitori sono venuti a lamentarsi da me perché non trovavano giusto che in quel giorno i loro figli, che non avevano il papà, venissero esclusi da quell’attività e venissero pertanto indirizzati da un’altra parte. Ho trovato le loro lamentele condivisibili, perché un laboratorio organizzato in questo modo è discriminatorio nei confronti di chi non ha un papà. Pertanto, dovrà essere organizzata un’altra attività con modalità diverse dove possano partecipare tutti i bambini accompagnati dal padre, dalla madre, da un nonno, da uno zio”.

Le dichiarazioni della direttrice mi lasciano basita più della sua decisione. Perché? Semplicemente perché la sua è una risposta ideologica ad un bisogno ideologico. Non ha un fine educativo e soprattutto non è presa per il bene proprio di quei bambini che non hanno un papà. Qualcuno si chiederà giustamente ma perché non hanno un papà? Ci sono cinque o sei bambini che sono orfani di padre? Con tutto il rispetto mi sembra una statistica poco realista. In realtà c’è una sola bambina che è figlia di una donna e della sua compagna (non è esatto la definizione che ha due mamme, ha una mamma e la compagna della mamma!) che si troverebbe ad essere “sprovvista” di un papà (sarebbe più corretto dire che un papà biologico ce l’ha in qualche parte del mondo ma le è stato negato dalla mamma perché lei ha deciso che ama un’altra donna).

Il corollario di ciò che affermo è proprio nelle parole della direttrice che, mettendosi nei panni della sociologa di turno, prosegue dicendo: “Dobbiamo renderci conto che viviamo in una società diversa da quella di 50 anni fa. Non esiste più una famiglia modello. Oggi ci sono situazioni aperte e particolari che devono essere rispettate e tutelate. Soprattutto da una scuola. A me interessa che nei vari laboratori, che sicuramente continueranno, non vengano fatte discriminazioni di nessun tipo nei confronti di nessun bambino”. E come se lo spiega la discriminazione dell’altro 99% dei suoi alunni che hanno un papà e desiderano vivere un pomeriggio con lui?

Queste le parole di quei pochi genitori che hanno tentato di ragionare ma sono stati lapidati mediaticamente: “Era una festa programmata a inizio dell’anno scolastico – fanno notare – perché solo all’ultimo momento è stato deciso di annullarla? Veniamo da tre anni di Covid in cui non era possibile fare nulla. Ci sono bambini che sono all’ultimo anno e che aspettavano in gloria questo giorno per condividere un po’ di tempo con il loro papà. Fra l’altro ci sono anche famiglie in cui il padre per motivi di lavoro ha poco tempo da dedicare ai figli e quello era per lui e per il figlio un momento importante. Qualcuno aveva chiesto un permesso per partecipare alla festa. Invece che annullarla del tutto poteva essere riprogrammata permettendo anche alle mamme o ad altri componenti della famiglia di partecipare. I bambini sapevano della festa e adesso non è facile fargli capire che non ci sarà”. Cosa spiegheranno ai bambini? Che non bisogna urtare la sensibilità della compagna di classe? Perché questa bambina non va mai a giocare a casa degli amichetti dove c’è anche il papà, non si accorge che anche i papà vanno a prendere i figli a scuola?

Mettiamoci nei panni dei bambini veramente se abbiamo interesse per loro e chiediamoci: ma in quante classi scolastiche ci sono bambini che non hanno la mamma, il papà o i nonni perché sono passati a miglior vita e noi che facciamo, annulliamo tutte le feste per questo? Ricordo che la mia maestra delle elementari ad una Festa del Papà in cui c’era una mia compagna di classe, orfana di padre da pochi mesi per un incidente stradale, chiamò la mamma di questa mia amica e davanti a tutti le consegnò un dono accompagnando il gesto con queste parole: “Questa mamma meravigliosa chiamata a fare anche da papà per i suoi figli ha bisogno di tutto il nostro sostegno e il nostro plauso. Grazie per quello che sei e che fai. Siamo tutti orgogliosi di te e ti siamo vicini”. E infatti anche la mia mamma le cucinava spesso la pasta al forno alla domenica perché lei lavorava. Il gesto della direttrice e la richiesta dei genitori è solo un modo per oscurare quello che loro chiamano la famiglia modello. Questa scuola non è stata una scuola modello, al contrario ha dimostrato non solo di essere discriminatoria ma addirittura incapace di dare risposte di senso alla situazione specifica. Alla fine è più semplice alzare un po’ di polvere che affrontare le questioni serie.


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Giovanna Abbagnara

Giovanna Abbagnara, è sposata con Gerardo dal 1999 e ha un figlio, Luca. Giornalista e scrittrice, dal 2008 è direttore responsabile di Punto Famiglia, rivista di tematiche familiari. Con Editrice Punto Famiglia ha pubblicato: Il mio Giubileo della Misericordia. (2016), Benvenuti a Casa Martin (2017), Abbiamo visto la Mamma del Cielo (2016), Il mio presepe in famiglia (2017), #Trova la perla preziosa (2018), Vivere la Prima Eucaristia in famiglia (2018), La Prima Comunione di nostro figlio (2018), Voi siete l'adesso di Dio (2019), Ai piedi del suo Amore (2020), Le avventure di Emanuele e del suo amico Gesù (2020), In vacanza con Dio (2022).

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